Il pacco FRAGILE di Carmela

Fragile cemento – di Carmela De Pilla

Per troppi lunghi anni aveva vissuto nel buio tra paure e insicurezze poi ha imparato a calpestare l’anima per sentirne l’essenza, in silenzio ha ascoltato ogni nota e col tempo ha messo un po’ d’ordine nel caos che volteggiava dentro.

 Con fatica, mattone dopo mattone aveva costruito un’ impalcatura solida che ha resistito a molte intemperie, agli occhi di tutti era diventata una donna forte, infaticabile, decisa, ma quando si ritrovava con se stessa  si scatenava una lotta tra la forza conquistata e le sue fragilità e così si abbandonava alle emozioni più intime, quelle che portano al pianto e si lasciava cullare dalle lacrime amiche.

Come era bello sentirsi trasportare dalle onde senza opporre alcuna resistenza, senza dover decidere niente, leggera e libera tra le sue paure.

Il pacco FRAGILE di Rossella G.

Fragilità incartata male.

Seduta  qui dove sono, non ho fatto in tempo a vedere bene chi mi ha consegnato il pacco, l’ ho intravista  di spalle: capelli lunghi biondo cenere, spalle minute, ali ai piedi, una piccola luce illuminava il suo quasi correre.

Il pacco l’ ho riconosciuto subito.

Fragile

…come la mia immagine, riflessa nell’ acqua, che non riconosco.

Lo avevo spedito qualche mese prima, riconosco la carta, anche se è un po’ stropicciata, è stato richiuso da mani frettolose, il nastro adesivo verticale, sembra strappato con i denti, la scritta fragile e più chiara, sembra urlata più che scritta, la mia era più piccola, più timida.

Fragile

…come un dentro,  incompatibile ad un fuori pieno di ostacoli.

Del destinatario non vi è traccia, rifletto: l’ indirizzo sarà stato sbagliato?

Ricordo di non ricordare, la posta, il corriere, a cui l’ avevo consegnato, so che quel giorno pioveva, pioveva ed io ero tanto stanca.

Mi rigiro tra le mani il pacco rinviato al mittente; dall’ angolo chiuso peggio, sbuca un biglietto, la scrittura minuta, mi costringe ad indossare gli occhiali, che sembrano non bastare per decifrare le parole, penso ad una pulce scrivana:

Carissima le restituisco il suo organo, non l’ ho usato! Ho redarguito Marione, l’infermiere, appena me lo ha portato in sala operatoria, con l’ altra paziente pronta per il trapianto: ce sta l cuore de na vecchia, per me sta da buttà!

 Si è vero ho gridato: non bestemmiare, ignorante!

Ma ora con il senno di poi devo riconoscere che il Marione aveva ragione: già mettendolo sulla bilancia mi sono accorto che era sovrappeso, gonfio, con un suono anomalo, più simile ad un sitar, che ad un battito regolare.

Grazie ugualmente è stata gentile, ma inutilmente generosa, l’ ho aperto, sezionato con cura, il suo cuore, conteneva rifiuti, che forse lei, mia cara considera ricordi, ma cosa ne fa un chirurgo di fama mondiale come me di: un fiocco per capelli, una poesia di Prevert, di una stella di Davide, un pezza di trina bianca alta 8cm, due scarpine di lana rosa, una bottiglia vuota di profumo, il referto di un esame cattivo… potrei continuare a lungo c’ era di tutto nel suo cuore stanco, cara signora, pensi che il paziente che aspettava il trapianto ha preferito morire, piuttosto che prenderselo.

La saluto con simpatia  pur non ricordando il suo nome, vedo troppa gente, la domanda, comunque, mi viene spontanea, come è vissuta in questo periodo senza cuore?

Fragile

…come un letto d’ ospedale mai lasciato, bagnato di rosso.

Ho voglia di rispondere, ad un messaggio immaginario: sono andata avanti, con il cuore di riserva, quello che amici generosi mi prestano nei momenti bui, caro professore, con la voglia di fermarmi e la grande consapevolezza di voler continuare il mio cammino, per chi mi ama così come sono, con un cuore pieno, stracolmo ed inesorabilmente fragile. Anche io la saluto pur non ricordando il suo nome.

Avevo messo il cuore nella scatola, un pomeriggio di giovedì……l’ ho ritrovato.

Fragile

…come un sentimento risolto, tappeto consunto, di passi apparentemente fragili.