Incontro del 23 febbraio 2023 alla Carrozza 10: FRAGILE

con Cecilia Trinci

Un pacco con la scritta FRAGILE su ogni lato gira tra le nostre mani. Ognuno si esprime sul concetto di fragilità.

Foto di Lucia Bettoni e Cecilia Trinci

Altre fonti di ispirazione:

Uno scritto di Stefania Bonanni a proposito di FRAGILE del 2014

Nostalgie – di Stefania Bonanni

C’era una volta un tempo in cui non si aveva paura di annoiarsi. Non c’erano vacanze in posti di villeggiatura, o viaggi, nessuno faceva sport o andava in palestra, al cinema si andava per le feste, ed i motorini si usavano per girellare in paese, non per allontanarsi. Ed era così per tutti, per cui non restava che farsi compagnia, ed allora ci si trovava tutti i giorni per chiacchierare. Il luogo era il piazzale della chiesa, tra i cipressi, seduti sugli scalini si passavano giornate intere e mi dispiace non ricordare davvero le conversazioni che si facevano,  chissà che cosa avremo mai avuto da dire  …
Si arrivava alla spicciolata, chi era il primo si sedeva sul muro, così  gli altri vedevano che c’era qualcuno ed arrivavano tutti, del resto i cellulari non c’erano, per avvertire.
C’eravamo io e mia sorella, sempre insieme altrimenti non si poteva uscire, la Paola e sua sorella, la Lucia, l’Anna, Massimo, Paolo, Danilo, il Cecco, il Ciccio, il Mela,  a volte la Sonia.
I maschi giocavano a tappini sugli scalini, le femmine chiacchieravano e basta, a volte si cantava , quasi sempre Battisti, anche perché chi portava la chitarra sapeva suonare solo “la canzone del sole”, ma l’importante era parlare, parlare, parlare, parlare. E a parole si fecero guerre di pace, rivoluzioni, cambiamenti. C’era anche chi non parlava mai. 
La Sonia, per esempio, che qualche volta si faceva vedere perché era la mia compagna di banco in prima superiore. La rivedo nitida: capelli biondi lisci con la riga in mezzo, sorriso franco sulla bella bocca larga, andatura dinoccolata da cow boy timido, sigaretta all’angolo delle labbra.  Si era cominciato insieme a fumare, con i soldi che dovevano servire per la merenda. Lei anche a scuola non prendeva posizione, io decisamente sì, a parole. Poi lei non venne più a scuola, non se ne sapeva più nulla. Una volta la incontrai in centro e mi disse che era stata per un periodo in un posto in Sardegna, una specie di campo paramilitare dove le insegnavano a sparare..io non solo n o n avevo mai sentito di queste cose, ma addirittura pensai fosse una balla, qualcosa da aggiungere al personaggio. Anni dopo fu lei che portò alle Murate la pistola al suo amico che era detenuto e che nella fuga uccise un poliziotto…
Da allora si senti’ parlare di una biondina nel commando che uccise Bachelet,  e varie altre volte sempre terribili. La arrestarono e condannarono all’ergastolo, non si è mai pentita. E’ morta di un tumore una decina di anni fa. Quel bel sorriso avrebbe reso più bello il mondo, ma non credo abbia avuto molte occasioni di sorridere, oltrepassato il punto di non ritorno.
Il primo dolore pero’ fu per Massimo. Era un ragazzaccio, birbone e duro come le pine a scuola, infatti mi sembra che non fini’ le medie ed andò subito a lavorare, il primo di tutti.
Per primo si comprò il motorino, per primo cominciò a fumare, per primo mori’.
Si schianto’ con il motorino nello stretto della Nave, e per un sacco d i tempo non sembrò vero, era come se morire si sapesse che era possibile, ma non si credesse davvero che potesse succedere ad un ragazzino: era roba da vecchi. Ricordo che scrissi per lui una poesia romantica: “Chissà se hai pianto, se hai pianto avrei voluto essere una tua lacrima, perché tu non fossi li’ da solo..” E’ passato tanto tempo..
Poi c’era Sergio, più grande di noi, spavaldo e spaccone, non avevo confidenza..
Lui è morto il primo gennaio, la mattina alle sei. Fino alle cinque si era stati a casa sua a festeggiare la fine dell’anno. Poi siamo andati tutti a letto, meno che lui che è andato a caccia, e che ha vissuto solo poche ore di quel nuovo anno per il quale ci eravamo fatti tanti auguri..
Ma il dramma più doloroso , quello che più ci ha coinvolto e devastato, quello che ha reso difficile  anche i ricordi belli dei giorni d’estate passati a volersi bene sul piazzale della chiesa, è stato quello che ha portato via il nostro caro fratello amico fragile Cecco. Tutti si sapeva quanto fosse fragile, da sempre. Da quando veniva preso dal panico al passaggio di un’ambulanza anonima, a quando lo si vedeva contorcersi in pose strane con le mani sulla testa, o dondolando sulle gambe piegate, come se la postura eretta composta non fosse per lui, come se  l’agitazione non lo lasciasse mai. Mille episodi e sempre lo stesso finale: si entra tutti senza pagare al calcio in costume e chi acchiappano al volo i carabinieri? Il Cecco, e lo portano via, dopodiché lo si ritrova tremante e disperato. Fanno un gruppo per andare a tirare l’acqua alla Nave e lui è il più esaltato di tutti. Vanno, vengono accerchiati, tutti scappano, solo il Cecco rimane isolato e per la paura rimane nascosto fino a notte, quando lo si vede riapparire in mutande, tutto graffiato dai rovi, dopo aver fatto tantissima strada nei campi..
In gruppo fa un versaccio a dei bulletti in motorino, questi si fermano, lui bianco come un cencio si nasconde e manda avanti gli altri, che come sempre lo difendono. Da grandi nessuno l’ha più difeso ed un giorno terribile ha ciondolato il suo bambino dalla finestra di casa, al terzo piano. E’ stato curato, ma di una malattia della quale nessuno parlava in famiglia sua, come se tutti facessero finta  di nulla. Così è sembrato un fulmine a ciel sereno quella notizia tanto tremenda, da far venire gli incubi. Si è sparato con il fucile da caccia, in casa, con i suoi bambini vicini..

E con questo finisce l’innocenza del dolce ricordo. Non so se c’è un motivo, un disegno, una strada che porta a questo, senza scampo. Se chi se n’è andato da giovane è più caro agli Dei, come dicevano. In chi è rimasto ed ha vissuto, il dolore è diventato rimpianto, per gli anni nei quali ci si poteva ancora fare compagnia all’ombra dei cipressi e di quella croce, quella croce che  porteremo ancora.
Questa notte insonne vi ho ricordati, cari amici, e queste parole per voi sono la dimostrazione che continuate ad esserci, per me e per chi vi ha amato.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

1 commento su “Incontro del 23 febbraio 2023 alla Carrozza 10: FRAGILE”

  1. Piccoli pezzi di un grande dipinto senza i quali il dipinto stesso non avrebbe ragione di esistere e tu sei riuscita a inserirli con grande maestria e sensibilità…bellissimo Stefania

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