La Foto scelta da Gabriella

Gli sconosciuti in gita – di Gabriella Crisafulli

Si erano ritrovati per la prima volta al tavolo del ristorante dell’albergo: otto estranei assortiti dall’agenzia per un viaggio surreale dall’altra parte del mondo. I segnaposto portavano i loro nomi, si erano presentati e durante la cena avevano cominciato a conoscersi.

Il programma prevedeva che dopo sarebbero dovuti uscire per un giro nei dintorni dell’hotel e si diedero appuntamento davanti alle porte girevoli.

Uscirono nel tepore di una calda primavera e cominciarono a muovere i primi passi nella grande città, fra sue atmosfere fatte di luci che sfrigolavano e insegne incomprensibili.

Erano stanchi del lungo viaggio, non avevano voglia di camminare tanto e si sentivano frastornati in mezzo a quel traffico senza sosta: avevano difficoltà a prendere una direzione. Si imbucarono nella prima grande vetrina in cui capirono di poter entrare e si ritrovarono in una sala giochi.

Davanti ai loro occhi si palesò lo scenario di persone in preda ad un rap frenetico e sussultante che si muovevano di qua e di là senza sosta in preda ad una impazienza compulsiva. C’era l’uomo che si divideva tra un tavolo ed un altro spostando la sigaretta fra le labbra da destra a sinistra e sembrava quasi che se la mangiasse mentre una donna trasportava su dei tacchi che sembravano trampoli una borsa piena di fiches. Passava in rassegna la fila di slot tintinnanti avvolgendosi in uno scialle che le scivolava giù ad ogni movimento.

Un odore di fumo, di alcool, di spezie, di sudore si diffondeva nell’aria fra i richiami incomprensibili dei croupier.

Gli otto visitatori per caso, si muovevano in quel magma umano e ne erano in qualche modo affascinati. Avevano voglia di commentare fra loro ma in quel frastuono non era possibile. Tornarono in strada e dirigendosi verso l’albergo si scambiarono considerazioni, ridendo e facendo battute: d’altro canto venivano da diciotto ore di viaggio e avevano voglia di scaricare la tensione.

La foto scelta da Patrizia

Asadi di Patrizia Fusi

Sono Asadi, ho 23 anni e  frequento l’Accademia di Belle Arti di Firenze.

Questo è il hijab che sono obbligata a indossare da quando sono tornata nella mia città, Teheran.

Sono venuta a passare un periodo con la mia famiglia, sentivo la mancanza delle mie sorelle Amal, Mahim e del mio fratellone Behnàm: lui mi fa sentire protetta.

Mi mancavano i miei amici, il contatto con la città, i suoi profumi, i colori, i tramonti che con i raggi del sole riflessi  sui minareti rendevano tutto dorato con sfumature di marrone, il colore del mio paese.

Mi mancavano le lunghe discussioni con gli amici, seduti nel nostro solito bar vicino all’università, davanti a delle tazze fumanti di tè profumato, tanti progetti, tanti dubbi riguardo al governo attuale del paese (che ora ha mostrato il suo integralismo feroce) ma avevamo anche tante speranze che ora stanno andando in frantumi.

Quando le guardie coraniche hanno arrestato una giovane donna perché non indossava il hijab correttamente, e poi è morta per le violenze subite in prigione, tante donne, uomini, genitori si sono ribellati, tanti giovani incarcerati, sono state emesse e eseguite tante condanne a morte, non accettabili in un paese civile.

Ogni volta che partecipo a una manifestazione non so se tornerò a casa, ma fino a che avrò il coraggio di portare avanti i nostri diritti continuerò, siamo in tanti, è una lotta dura, sembra che non ci sia soluzione, mi chiedo se riusciranno a domarci.

La mia vita è completamente capovolta da quando sono venuta via da Firenze, quello che lì è normale, qui nel mio paese è un atto di ribellione, mi chiedo come andrà la mia vita, che prospettive avrò?

 Mi sono fatta il selfie l’ho spedito alle mie amiche Francesca e Ilaria, chissà se potrò tornare con loro. La mia vita ormai non è più la stessa.

Amica irraggiungibile di Tina

Una amica ammirata e irraggiungibile – di Tina Conti

foto di Tina Conti

Mi fu regalato per il compleanno non so di quanti anni fa, l’abbonamento  al MENSILE DI FIORI; PIANTE; ORTI E GIARDINI: Gardenia.

I primi tempi lo aspettavo con trepidazione, temendo sempre che qualcuno me lo rubasse dalla cassetta della posta dove sbucava per metà.

Poi, me lo portavo per casa e cercavo ispirazioni, volevo un cancellino per l’ orto  di legno di nocciolo intrecciato, mi ispiravo alle composizioni di fiori, imparavo nomi e ricette di cucina, leggevo le belle storie di MARIO PAGANI.

Dei consigli del Pagani ho fatto grande tesoro, rivelavano senso pratico e non scoraggiavano mai perché raccontavano anche le sue sconfitte.

Nell’ultimo numero racconta dei suoi nuovi vicini, la storia è molto divertente, perché  scrive di una coppia che viene a vivere in campagna, tormenta continuamente il sindaco perché il gallo del vicino canta, la maestra della vicina scuola porta nel prato gli allievi a fare esperienze con piante e animali.

Ha il premesso di recintare la proprietà, di tagliare il grande gelso sul quale nuvole di uccelli si fermano a cantare,  e poi con un cane aggressivo si sente al sicuro mentre quello distrugge tutte le piante rimaste.

Poi , stanchi e delusi, vendono tutto e la maestra toglie la recinzione, ripianta il gelso e vive contenta  la sua nuova casa in armonia con i vicini.

Per lungo tempo ho scritto e disegnato il BIGNAMI  del maestro.

Un piccolo quaderno con ricette disegni e consigli divisi per stagioni.

La parte però più intima e condivisa era quella dove leggevo di PIA

Ridimensionava la mia bramosia, mi faceva scoprire emozioni e cose sulle quali io non mi fermavo.

Rivelava una sensibilità che mi era molto vicina e siccome il suo podere si  trovava a LUCCA, ho pensato tante volte di andarci.

Per me è terapeutico visitare garden , orti, giardini.

Nei suoi scritti ho trovato tanta cultura, storie, riferimenti, la sua pagina in fondo alla rivista , spesso era accompagnata da illustrazioni ad acquerello.

Nella foto che ho trovato appare colorata, abbracciata al suo bel cane.

Si vede dietro una porta finestra colorata di azzurro, e tanti fiori intorno, si legge una armonia naturale, ascoltata, coccolata.

I capelli da un lato del viso,con gli inseparabili stivali ai piedi.

Quando racconta ci sentiamo accolti, considerati, amici.

Questo si prova anche nei suoi libri, piacevoli, vivaci, umani come il suo cammino.