Racconto in treno di Patrizia (a Carla)

Cartoncino: nella finestra una stella

di Patrizia Fusi

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Il vagone è affollato, il crepuscolo si stende sul paesaggio che scorre veloce al difuori del finestrino, il cielo brilla mentre aspetta la notte.

Accanto a me una bella signora, la sua presenza mi rassicura. Sento che potrei raccontarle tutta questa mia storia che porto nella valigia con me

Ritorno a Siena a ricordare un amore di tanti anni fa.

Siena, monumenti, strade, il Palio, quella festa unica che fece da sfondo al nostro girovagare.

– Festeggiammo con la Chiocciola sa? Un fiume di persone felici che ci stringeva senza guardarci.

Questa luce rosata del tramonto mi fa pensare ai cocci di Siena, alla piazza a conchiglia, ai tetti. Perché poi si chiama Piazza del Campo e perché avrà quella forma così strana, che abbraccia, che porta verso il centro, in basso? La porto nel cuore Siena, sa? E’ da tanto che non ho il coraggio di tornare. Le cose non sono mai ugualmente belle due volte.

Ma oggi ho fatto la valigia. Non so quanto rimango. Voglio ritrovare quella pensione piccola, familiare, con quel letto che scricchiolava e la finestra sulla campagna. Durante la notte si affacciava sempre una stella.

Dicono sia bella Firenze, certo, lo è …ma lei ha mai visto Siena?

E l’ha mai vista col cuore che batteva forte?….

Ah ma lei scende! già, siamo a Prato, sì è vero.

Io proseguo, scendo a Siena.

Racconto in treno di Carla (a Patrizia)

Cartoncino: Non è la luna è una meringa.

di Carla Faggi

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Ciao Patrizia, scusa se a momenti mi senti borbottare tra me e me, è che cerco di ripassarmi il discorsino di presentazione per la mia candidatura di direttore del Museo. Voglio fare una buona impressione. Devo far capire che io so tutto sull’arte contemporanea e che mi piace tutta. Anche se sai Patrizia, proprio tutta tutta no,vedi questa foto nella rivista “Art modern”, vedi che bella luna c’è dipinta? Ecco non è una luna ma una meringa. Allora dico io, ma non si poteva far capire meglio che era un dolce e non un astro? Leggi, leggi i commenti sotto: “L’artista vuol trasmettere tutta la sua angoscia esistenziale attraverso la trasformazione da una emozione trascendentale a una percezione sensoriale di un momento vissuto all’insegna del trasgressivo.”

Ecco, ci hai capito qualcosa? Eppure è così che si comunica oggi! Va bé, finirò di raccontarti la prossima volta, nel prossimo treno se sarò diventata direttore.  E se lo sarò cercherò di far capire che non c’è niente da capire, perché secondo me l’opera d’arte non va capita, ma solo ascoltata e lasciare che ci emozioni. Perché arte non è solo l’oggetto rappresentato ma principalmente l’emozione che si forma tra lo spettatore e l’opera. Ciao Patrizia, prossima fermata Prato. Mi preparo.

Racconto di Tina sul treno (a Simone)

Cartoncino: gli stivali e la luna

di Tina Conti

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Sicuramente penso che potrebbe capire, mi sembra un uomo serio  e allegro, in questo momento  sarebbe per me  la persona adatta.

Appare energico, con uno sguardo intelligente  e concentrato.

Ho l’impressione che abbia una buona manualità, lo vedo dalle sue mani, grandi e ruvide, poi quegli stivali mi sembra che rassicurino.

Gli stivali che mi sono portata dietro, presi al volo mi sguazzano nei piedi, sono enormi e nel fiume si potrebbero sfilare: sarebbe un grande guaio cadere con tutta quella preziosa attrezzature che mi porto dietro 

Non me lo posso permettere, quelle solette rinforzate lui sara’ capace di fissarmele ai nuovi stivali, sono cosi presa da  questa ricerca che  mi sento davvero sfasata.

La commissione del museo sulla vita dei granchi  di Fiume avrà una scadenza, entro la riapertura dovrò aver completato il lavoro.

Continuo a guardarlo, occhi  buoni, modi gentili, ma, quel tic  che ogni tanto manifesta non mi convince, si gratta la testa, si leva e mette il berretto,

E poi tutti quegli starnuti, girando la testa da un lato all’altro.

Eppure, il tempo è quello giusto, devo andare a quel fiume.

Poi, di notte , io non sono molto coraggiosa, sono però audace.

La luna ci aiuterà, non sarà facile  distinguere  i maschi dalle femmine

Poi, con quelle chele  grandi e forti  e dolorose negli scontri.

Gli proporrò quei guanti rosa che tengo in fondo allo zaino, non penso farà storie per il colore.

Certo, non sarà facile convincerlo a deviare dai suoi progetti, mi devo inventare un motivo attraente e convincente.

Gli dirò che……………quei crostacei servono per completare una ricerca a livello mondiale  su un medicinale che annulla l’invecchiamento

Servono  ultimi  riscontri…   E alla fine, ci renderà ricchi e famosi.

Lui sarà coinvolto e partecipe agli onori e guadagni. Sono sicura che accetterà 

Certo non sarà facile trovare  250 esemplari  maschi e 150 femmine. 

Racconto di Sandra sul treno (per Anna)

Cartoncino: falò di legna verde

di Sandra Conticini

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Quella domenica sarei andata con il vecchio treno a vapore  per i paesi della  Val D’Orcia. Appena sopra mi accorsi che forse era stata una decisione azzardata perché era una escursione più per famiglie che per persone adulte e sole. C’erano tanti bambini chiassosi, ma nessuno riusciva a tenerli calmi così avevo paura di pestarne qualcuno o di cascare in terra.

Per fortuna riuscii ad accaparrarmi un posto in uno scompartimento dove c’era una  signora anche lei sola. Le chiesi se potevo sedermi lei fece di sì con la testa e poi mi disse di chiudere la porta e tirare le tendine. Questo mi fece capire che anche lei aveva bisogno di tranquillità.

La squadrai, era  ben vestita,  una bella borsa nera, un paio di scarpe comode, truccata ma non troppo, orecchini ultima moda, una bella sciarpa di seta con i colori dell’arcobaleno. Insomma questa signora mi dava sicurezza ero contenta della mia scelta.

Mi misi a sedere, fuori il paesaggio correva veloce, si vedevano le collinette a tratti brulle a tratti verdi, ogni tanto spuntava qualche  cipresso ed in alto isolati casolari in quella terra di colore marrone mista al grigio ed in lontananza  terra e cielo sembrano  fondersi.

– Che bel paesaggio! Esclamai a voce alta.

Davvero, io sono nata a Rapolano e ci sono stata fino all’età di dieci anni poi siamo andati a Siena. Ho molti ricordi, ed almeno una volta l’anno cerco di venire e, se non approfitto di queste occasioni, i miei figli hanno i loro impegni. Promettono di portarmi ma il tempo passa e se ne scordano.

– Io volevo rivedere questi luoghi perché ho il ricordo di un trekking fatto agli inizi degli anni 80 insieme a una quindicina di amici. Fu pieno di imprevisti, ma divertentissimo. Era il week-end di Pasqua e le previsioni erano brutte. Si partì ugualmente da Firenze che pioveva, arrivati ad Asciano il tempo era grigio, ma dopo mezz’ora di cammino iniziò a piovere. Il terreno diventò un manto fangoso e, nonostante gli scarponi, stare in piedi non era facile. Trovammo un casotto diroccato e li ci riposammo, ma la pioggia continuava a cadere, riprendemmo il nostro stradello per i campi. Dopo una serie di sbagli di strada arrivammo ad una stazioncina, forse Buonconvento, che per fortuna aveva una sala d’aspetto. Tutti bagnati e infreddoliti  mangiammo ognuno i nostri panini e il capo decise che con qualche mezzo dovevamo arrivare a Montalcino dove avevamo affittato un casolare per mangiare e dormire. Chi con la macchina di paese chi con l’autostop ci ritrovammo al casolare che era in fase di ristrutturazione. Mancavano le porte, anche quella del bagno, eravamo affamati, stanchi e la amatriciana che ci eravamo fatta ci sembrava buonissima, pane, affettati e tante risate… Anche lì era freddo così i ragazzi andarono a cercare della legna e fecero un falò con la legna verde e bagnata, lo stanzone  si riempì di fumo, ci fu un fuggi fuggi generale e andammo fuori che comunque continuava a piovere. Anche la nottata fu movimentata. Ogni tanto qualcuno si alzava e spostava il letto perché gli pioveva addosso ed i  secchi erano già stati utilizzati tutti. Per fortuna la mattina seguente c’era un bel sole ! Furono giornate impegnative ma indimenticabili e spesso quando ci ritroviamo tra amici le ricordiamo e ancora oggi  ridiamo.

Angela, quello era il nome della mia compagna di viaggio, rideva con me.

Al momento del saluto mi sono venuti i lucciconi perchè ero rimasta affascinata dalla dolcezza e dalla bontà di questa persona fino al giorno prima sconosciuta. Con la sua tranquillità mi aveva fatto sentire a mio agio e passare una giornata diversa e spensierata.