ANCHE SE NON È VERO… – di Rossella Gallori
Anni difficili, pochi, anni in cui si gioca con le bambole, si baciano le margherite, anni, i suoi, così fragili da potersi rompere da un momento all’ altro, anni che si ruppero all’improvviso ma non troppo, le finestre erano spalancate, il vento forte le fece sbattere, i vetri caddero a terra, sembravano lacrime di diamanti, erano invece solo pezzi di qualcosa che taglia, può ferire perfino uccidere.
ANCHE SE NON È VERO…
Fu semplice per lei decidere di non essere più felice, lo giurò su quella tomba di morsi di cristallo: non sarò felice, non senza di te.
Cominciò la lenta tessitura, era diventata un ragno, nel suo regno di testarda infelicità, così convinta, da convincere anche gli altri.
Il primo amore il cuore a mille, è non era felice…e quando lo era lo negava ed aveva paura di infrangere il giuramento, ripeteva come un mantra: non sono felice.
Anche se non è vero…
Le prime vacanze spiagge assolate, acqua di mare, ombrelloni a spicchi di frutta…e quella voglia di ridere che le moriva sulle labbra. Piano piano si abituò, senza drammi con la certezza che se si promette si mantiene ed è per sempre, sempre. Ed anche con il passare degli anni continuò ad usare lo stesso telaio dell’ infanzia. Un po’ contenta si, ma felicefelice mai, giammai, sorrideva per lavoro, per educazione e quando qualcosa di bello le capitava, si era così abituata che alzava gli occhi al cielo e senza aprire bocca diceva: tranquillo senza di te non sono felice.
Anche se non è vero…che diventa triste quando piove…
Anni ed anni con quel giuramento appeso al collo, una collana pesante e preziosa fatta di ricordi, di sogni, di un amore così grande da bastare nei momenti bui, nella solitudine…nella compagnia, nella gioia di un figlio dalla pelle di porcellana e gli occhi color foglia d’ autunno.
Nei viaggi…lui che non c’ era ma era sempre con lei
Anche se non è vero
Era diventata prigioniera, della solita famosa gabbia aperta, era andar a vedere persino sul vocabolario, non trovò la parola felicità, ne fu quasi consolata, contenta che la sua verità, fosse avvalorata da un refuso immaginario…
Si frugò nella vestaglia di pile rosso trovò una chiave, ecco dove era nascosta pensò, con il cuore che bolliva.
Oramai era quasi vecchia, intraprese il viaggio, con pochi cenci in borsa, con le sue poesie d’amore, con i suoi scritti senza voce, sapeva dove andare, chi cercare.
Il portone era aperto, la chiave diventò inutile, tutto sembrava aspettarla, si sarebbero riconosciuti anche se lei ormai era riuscita ad essere più vecchia di lui, sembrava la madre di suo padre.
Si guardarono negli occhi, occhi così uguali, da confondersi…
Lui fece il gesto di farle le solite trecce, ignaro, forse che i capelli e gli anni non erano più quelli, sussurrò qualcosa ed ancora una volta lei si sentì vivere: dimmi che ti manco un po’…dimmi che stai bene….
DIMMI CHE SEI FELICE ( I MODÀ)
Il giuramento si era sciolto, perché lei ormai era una nuvola…..
Che fantastica storia la vita ( Venditti)