Nadia: Punti di vista di una felicità

Mai più – di Nadia Peruzzi

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Dimmi che sei felice!
“Dimmi che sei felice! Dimmelo ancora!” 
Lui incombeva su di lei con la mano alzata, per colpirla di nuovo. Lei rannicchiata fra divano e poltrona, cercava di proteggersi come poteva.
Il labbro spaccato le faceva sentire il sapore ferrigno del sangue che sgorgava copioso dalle labbra.
Non riusciva quasi a parlare, ma ancora una volta quel “Si, caro, sono felice!” uscì in un soffio.
Lui cambiò espressione. Da torva che era, quasi luciferina, ne venne fuori una da gatto bastonato.  Orecchie e sguardo basso di chi sa di averla fatta grossa.
Si piegò verso di lei. ”Scusa, scusa, non lo faccio più. Perdonami. Lo sai che quando mi arrabbio a volte perdo la testa e non so controllarmi. Non lo faccio più. Mai più. Prometto”
Garza e disinfettante per tamponare il sangue, crema per i lividi che si sarebbero fatti visibili a breve .
Mentre la medicava se ne uscì come il solito con il suo: “Dimmi che sei felice! Fammi contento, ho sempre voluto farti felice. Ti amo così tanto. Ma tu a volte sembra che ci trovi gusto a farmi arrabbiare!”
Il biondino era così.
Dissociato e cattivo.
Aveva gettato la maschera subito dopo che si erano messi insieme ed erano andati a convivere.
Quelle botte erano il suo modo di sentirsi uomo.  La voleva come un padrone non come un marito che ama.
Le spezzava le ali, annullava ogni sua volontà, amava avere il sopravvento su di lei. Lui che sotto la patina di bravo ragazzo era una nullità, in ogni modo cercava di annullare lei , rendendola sua schiava e annullandola come persona.
Lei doveva essere una pianeta che girava attorno al suo sole. Lui!
Lui che era un sole malato.  Molto malato.
Per tenerlo buono ogni volta che lui faceva la sua faccina da pentito e le diceva “Dimmi che sei felice!” lei non osava contraddirlo, per evitare il peggio.
Anche con un filo di voce, ma lo diceva, per calmarlo.
Era una bambola rotta alla mercé di un uomo privo di umanità che l’aveva allontanata da tutti.  Anche le amiche più intime man mano si erano ritratte. Non sapevano cosa fare o dire, dopo aver detto tutto fino dall’inizio.  Quel biondino a loro non piaceva. Non ci vedevano chiaro in lui, nel suo essere troppo pressante verso di lei. Ci avevano provato a metterla in guardia ma lei la vedeva in altro modo.
Era sola quindi. Nessuno con cui potersi confidare, nessuno da cui farsi aiutare.
Una sera che lui aveva anche bevuto, per un piatto non salato abbastanza, la gragnuola di colpi arrivò più forte di sempre.
Lei si accasciò sotto la tavola, dolorante e sanguinante.
Quasi svenuta sentì dopo un po’ quel suo “Dimmi che sei felice! Fammi felice! Dimmi che non pensi a nessun altro, solo a me!”
Lei non rispose.
Stavolta era decisa. Anche se avesse ricominciato a picchiarla non lo avrebbe detto.
Per fortuna era così ubriaco da non avere più forze per offenderla.  Si era diretto verso il letto e lì era crollato come un macigno.
Lei si alzò lentamente. Ogni movimento le procurava dolori lancinanti ovunque . In qualche modo riuscì a stare in piedi pur barcollando.
Arrivò a fatica in camera. Lo vide, quel demonio, sul letto.
Ora o mai più, si disse.
Prese il suo cuscino, gli coprì la faccia e gli si buttò addosso con tutto il suo peso, in modo da esercitare tutta la pressione che le serviva in quel momento.
Non si mosse per molto tempo. Le parve di aver perso anche i sensi almeno per qualche momento.
Riuscì ad alzarsi. Il corpo sotto di lei ormai quasi freddo.
Prese la borsa e uscì di casa.
Andò ad autodenunciarsi alla prima caserma che trovò lungo la strada.
Si vide negli sguardi dei poliziotti che la accolsero in caserma: doveva avere l’aspetto di un mostro. Un mostro fatto di sangue rappreso, percosse, lividi e gonfiori ovunque.
Ai poliziotti disse solo poche parole prima di perdere di nuovo i sensi .
“Sono felice! Si, lo sono davvero! Dopo tanto tempo posso dire di esserlo, liberamente! Sono riuscita a uccidere quel mostro ! Sono felice! 

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

4 pensieri riguardo “Nadia: Punti di vista di una felicità”

  1. Beh, che dire, non tutte le storie finiscono con : è vissero felici e contenti……
    Alcune, ad esempio la tua finisce così: e VISSE felice e contenta…in galera..
    Ma il gioco valeva la candela😳

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