Storia di Tina: il furgoncino

Pietro e Paola – di Tina Conti

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Prima di decidere sul cosa fare, penso’  a come  trovare elementi  per decidere.

Non si buttava mai nelle situazioni, voleva avere in mano una carta da giocare.

Con il cappello calcato  fino alle orecchie e i grandi occhiali neri , si accostò al ragazzo che vendeva caldarroste, dietro il carretto avrebbe potuto controllare meglio la situazione. Vide Paola con le due borse  della spesa cariche fino all’inverosimile avvicinarsi ad un grosso furgoncino.

Era attrezzato come un camper, si intravedeva un piano cottura, tavolo, sedie.

Attaccato ai vetri dei finestrini, simboli di città e figure di animali.

Doveva aver percorso  molti luoghi a giudicare dal collage che si era formato sui vetri. Sopra uno sportello una scritta più grande: GIOCOLIERI GIROVAGHI :::::

Non ci poteva credere, era in un gruppo di artisti di strada!

Quando la frequentava non gli era apparsa una che si mostra volentieri, sempre molto misurata e raffinata, a volte anche snob.

Vide del movimento dentro il pulmino, dei piedi e gambette che si muovevano

Si rizzarono sul lettino due ragazzetti di nove dieci anni, capelli rossi, corpi snelli . Quando Paola si avvicinò alla portiera, si senti’ anche un uggiolare e guaire di un cane. I bambini trattennero quel fagottino peloso  che scodinzolava per far entrare Paola nel furgoncino. Lo trattennero per il collare.

 Quando le borse furono appoggiate, i monelli si misero a rovistare e con i barattoli dello yogurt, accovacciati sul materasso cominciarono a mangiare.

Paola, arruffata e stanca prima di pensare alla spesa, frugando in un armadietto mise un pentolino sul fornello, teiera o caffettiera non si capiva bene.

Si slaccio’ il foulard che portava al collo e guardandosi allo specchio, cominciò a massaggiarsi il collo: una sbarra le era sfuggita durante un allenamento e fortunatamente aveva colpito di striscio il collo e la spalla.

Si spalmo’ una pomata e comincio’ a massaggiare  tenendo nell’altra parte la tazza . I bambini fecero leccar al cane i barattoli vuoti della merenda.

Non avrebbe fatto niente per salutarla, i loro mondi sembravano lontani, mentre si incamminava verso un negozio di verdure, aprì lo sportello del furgone un uomo alto e dal fisico atletico, vestito con abiti colorati e ampi, portava i capelli lunghi legati dietro e un curioso gilet ricamato. Entrò, appoggiò il suo zaino su una panca, si avvicinò a Paola, le guardò il collo e le diede un lungo bacio sulla guancia.

Quando il furgone partì, avvertì un po’ di tristezza, tanti ricordi gli passarono per la testa, ma poi di corsa si avviò verso casa con le sue verdure perché il minestrone per la cena degli amici lo aspettava.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

3 pensieri riguardo “Storia di Tina: il furgoncino”

  1. ” i loro mondi sembravano lontani”
    La differenza tra ciò che sembra e ciò che è, spesso è un filo sottile……un filo da equilibrista….
    Un racconto su ruote…

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  2. Due vite che si rincontrano facendo emergere due diverse scelte di vita ….ugualmente positive nella loro diversità

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