Magica carta – di Carmela De Pilla

In casa c’era poco a quei tempi tanto meno la carta che era considerata molto preziosa, Velina aveva visto solo la carta oleata che Sisina usava per incartare le sarde sotto sale o la mortadella, la carta gialla che la mamma ripiegava con cura per poterla riutilizzare, la carta dell’unico libro scolastico e quella dei pochi quaderni.
Di libri nemmeno l’ombra in quella casa! Avrebbe desiderato tanto poterne annusare il profumo, lo cercava in ogni angolo, ma ne rimaneva delusa, ecco perché andava volentieri a casa di Tinuccia. Suo padre, maestro dell’unica scuola elementare del paese le permetteva di entrare nel suo studio che poi altro non era che una piccola stanza con un tavolo, una sedia e una scaffalatura che conteneva libri di ogni genere, quelli da grandi sulle mensole più alte e in basso quelli che usava per la scuola con le figure dai colori pastello un po’ sbiaditi dal tempo.
Li guardava con curiosità e ammirazione, uno in particolare sembrava la chiamasse, sulla copertina la bellissima bambina dagli occhi azzurri con le trecce bionde le sorrideva e le rosse ciliegie che pendevano dall’orecchio come fossero preziosi orecchini sembravano vere, quasi da mordere. Lo prese e lo annusò, era un odore un po’ invecchiato che sapeva di dolci e di bambini.
Un giorno un carretto con mille cianfrusaglie si affacciò all’angolo della strada, le donne e i bambini si avvicinarono come api perché quello era uno dei pochi divertimenti che avvolgeva le vite di quelle persone.
Chi lo spingeva era un omino buffo dai grandi occhi azzurri orlati da folte sopracciglia nere con un cespuglio di capelli ispidi e ribelli che schizzavano da ogni parte.
Velina gli si avvicinò e infilò furtivamente la mano nella sua poi lo guardò con occhi imploranti come a voler dire ”non c’è niente per me?”, lui le mise tra le mani un foglio di carta, sembrava magico per i giochi di luce che sprigionava a contrasto del sole e liscio come l’acqua del mare se lo portò al viso gustando fino in fondo quella morbida carezza.
Rimase affascinata dal colore, da una parte azzurro intenso e dall’altra argenteo, “proprio come il mare” si disse e lo stropicciò, una musica si sprigionò fra le dita e si lasciò trasportare in un mare dove si tuffò e annegò nel silenzio dei suoi pensieri.
Nomi che sono suoni racconti di ieri, ma che sembrano, oggi , domani…
ANNEGÒ NEL SILENZIO DEI SUOI PENSIERI
così bello da fare male al cuore…verità..basta un pezzo di carta per fare sogni, musica…..te
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Bello vedere vita quotidiana attraverso la carta, tenero e nostalgico,grazie
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