I ciliegi incartati di luci – di Lucia Bettoni

Tre ettari di terra su una collina era il mio podere, il nostro podere
Viti, olivi e qualche albero da frutta erano il nostro tesoro
Mio padre, mio nonno e tutti in famiglia amavamo questa terra
Tutto quello di cui avevamo bisogno era legato a questo pezzo di terra che le mani rugose e sapienti di mio padre sapevano curare con rispetto e riconoscenza
Le mani di mio padre erano campi arati, ruscelli e fili d’erba
Nei solchi delle sue mani poteva crescere il grano
A Pasqua scartavo sempre un uovo di cioccolato, a volte anche due
La carta lucida, colorata e argentata delle uova era un piccolo bene prezioso e come tutte le cose non veniva buttata perché tutto sarebbe potuto servire , tutto avrebbe potuto essere utile
La carta scricchiolante veniva piegata con precisione e riposta nel cassetto delle carte
A seconda delle stagioni, dopo averla tagliata in strisce sottili, veniva appesa agli alberi da frutta per scacciare gli uccelli
I ciliegi diventavano una festa, alberi di Natale luccicosi e sventolanti
Anche l’orto brillava al sole e cantava al vento
Tutto diventava diverso
Era la mia giostra, la mia fiera, l’occasione per sorridere dentro, l’occasione per aprire le braccia e diventare io stessa un uccello per una solitaria, intima, meravigliosa danza per la vita
Grazie babbo per tutti i lustrini che mi hanno fatto danzare