PICCOLA STORIA DI UN LIBRO CHE NON HO MAI LETTO…. – di Rossella Gallori

E poi scopri che ha 112 anni e non li dimostra, che è sempre stato tuo e non l’hai mai letto, che le illustrazioni ti facevano paura, che sa di polvere e di bambino; che si è sporcato con il tempo, scopri che forse è l’unica cosa che lui ha lasciato a te, che non lo avete mai letto insieme, perchè non ce ne è stato il tempo.
Avevamo le nostre storie, i nostri incontri, le nostre illustrazioni, noi che non sapevamo disegnare, noi che allestivamo grandi commedie, senza saper recitare, noi che non avevamo pubblico, perché io applaudivo solo te e tu solo me.
Pinocchio, te lo avevano regalato i tuoi genitori, per la tua comunione, fatta un po’ più tardi degli altri. Non sapevano se ce la facevi, con quel cuore grosso e malato, ti tenevano a letto, aspettavano….poi visto che la signora stronza vestita di tulle nero, non si decideva ad arrivare, ti fecero quasi vivere, studiare, poi anche nuotare, anche cantare con un mediocre tenore in casa, come si addice a un bimbo malaticcio, imparasti bene l’inglese….per premio, forse una festicciola, dopo l’ostia…e questo Pinocchio, di cui guardavamo solo la copertina, la data, la dedica, niente di più.
Mi raccontavi la storia che forse nemmeno tu sapevi bene bene, senza un ordine giusto, quasi per lenire il dolore che provavamo nel pensare al povero Geppetto padre non troppo giovane, come eri tu per me, babbo di un bimbo di legno, un po’ come ero io per te, più di coccio che di legno, forse, ma innamorata, cotta, di un amore, che affetta l’ anima, riducendola in lamelle sottili di tartufo bianco, dal profumo forte, indimenticabile…
Tu non lo avevi letto, noi non lo abbiamo letto, ma abbiamo incontrato insieme tutti i personaggi, cari a Collodi e non solo.
Mi hai fatto la giacchettina, il cappelluccio, la goletta “ co i fiocco” .
Abbiamo incontrato il gatto, la volpe…ma non ci hanno fregato…
Lucignolo era un bravo bambino e se anche non lo fosse stato, poco importava, io non giocavo con nessuno.
La fatina un po’ Turchina era “ la mi mamma” con i capelli crespi e neri, con il rossetto sempre, qualunque cosa accada…più maga che fata, mettere a tavola 7 persone, magia allo stato puro.
Poi c’ era Mangiafuoco, la tua mammina adorata, a me sembrava più la balena…..ma non te l’ ho detto mai.
E poi forse mi sono bruciata i piedi, e tu Geppetto adorato, me li hai rifatti… perché se ami qualcuno gli fai i piedi perché possa camminare, anche da solo.
E se mi han chiamata Berlicche, ci abbiam riso, in fondo il naso a punta ce l’ho.
No non abbiamo letto il libro, ma qualche grillo parlante lo abbiamo incontrato: pensare al futuro si mette male.
Ci siam tappati le orecchie e siamo andati avanti, nel nostro vocabolario, avevamo sostituito la parola futuro con oggi.
Non l’ ho letto” babbinomio” Pinocchio, nemmeno oggi che sono quasi vecchia e sarebbe l’ ora di saper come stanno le cose.
Ho solo il ricordo” di un serpente verde, con gli occhi di fuoco, ed una coda appuntita che gli fumava come la cappa di un camino….
Ed oggi, come allora, ho avuto paura di quella illustrazione paurosa, ho cercato la tua mano calda di battiti, non l’ ho trovata, ma ne ho avvertito il calore, l’amore.
Per l’appunto era una nottataccia d’ inferno….
E sono sola babbino mio, sola, ma il libro lo spolvero, si povero Pinocchio, se lo merita, 112 anni sono tanti. Poi lo rimetto a posto, un posto scomodo, non proprio a portata di mano, un libro di padre in figlia, di madre a figlia, con una strana storia, nessuno lo vuol leggere.
Come ero buffa e felice babbino, quando ero un burattino……e tu eri il mio Geppetto.