Emozioni di Carmela con Annie Erneaux

L’ultimo respiro – di Carmela De Pilla

Foto di Rebekka D da Pixabay

La gracile foglia roteava nell’aria, aveva consumato il suo tempo, ma resisteva alla forza del vento e frenava la discesa per gioire degli attimi rimasti, avrebbe voluto ritornare solo per un istante nel grembo del grande albero  per sentirne ancora il profumo, il calore e la cura.

E volteggiava, volteggiava lasciandosi cullare dall’ultimo respiro poi delicatamente si adagiò sulla terra, unica custode della sua vita; un aquilone si fermò un attimo per donarle un sorriso “ È bello, giallo come il sole che mi ha dato la vita”  si disse, per un attimo si sentì sospesa poi si abbandonò tra le braccia della Grande Madre.

Ninuccia, seduta sulla fredda panchina un po’ arrugginita dal tempo aveva osservato tutto e si commosse, con prepotenza un ricordo si fece spazio nella sua mente e con gli occhi un po’ umidi si avvicinò alla foglia e la prese tra le mani.

Era bellissima, il rosso e il giallo sprigionavano ancora amore e le cinque dita erano ancora ben tese, il grande acero avrebbe voluto trattenerla, ma la lasciò andare, sapeva che doveva essere così, altri sogni sarebbero nati.

La giovane donna se la portò al petto e accompagnata dal ricordo incominciò a ondeggiare su se stessa come per alleggerire il trapasso, mentre la cullava la sentiva sempre più pesante… più pesante e come per incanto rivide il suo piccolo, anche lui era bellissimo, con le guanciotte paffutelle e due occhioni neri che baciavano il cuore.

Aveva dato tutto l’amore per quel figlio, lo aveva desiderato, lo aveva coccolato rannicchiata sotto le coperte e aveva aspettato con pazienza quei lunghi nove mesi poi la gioia di vederlo, toccarlo, abbracciarlo e per un attimo essere felice.

Durò proprio un attimo la sua gioia.

Seguì un silenzio inspiegabile, lo capì dallo sguardo della madre  che la strinse fra le braccia e le disse: – Devi farti forza Ninù, Lina ce l’ha messa tutta, ma il destino ha voluto così, è la vita, a volte capita.

È vero, succedeva a quei tempi e ben presto tutti avevano dimenticato, tutti ritornarono alla vita di sempre, ma non fu così per Ninuccia, cosa ne sapevano gli altri che non dormiva più la notte? Chi conosceva la sua solitudine, chi sapeva cosa nascondevano i suoi silenzi, chi aveva ascoltato il suo ventre e il suo cuore? Chi parlava alla sua anima per quietare i suoi tormenti? Quante volte aveva sognato di portare al seno il suo piccolo e invece si ritrovava tra le braccia un fantoccio!

Ci volle molto tempo perchè ritrovasse se stessa, nessuno aveva mai capito fino in fondo il suo dolore, nemmeno suo marito che appena possibile la rimise in cinta senza chiederle nulla, ma era così, tutto rientrava nell’ordine naturale degli eventi.

Ci volle molto tempo perchè riuscisse a rivedere la luce, poi capì che doveva parlarne, doveva raccontarlo, doveva far conoscere la sua pena, solo così poteva salvarsi.

Era stata brava Ninuccia, aveva fatto tutto da sola, ma le donne sono così, quando sembrano perdute trovano sempre una forza vulcanica che le fa risorgere.