La passivita` attiva – di Vanna Bigazzi

La posatezza ed equilibrio di Maria, doti ereditate dalla nonna materna, vennero messe a dura prova nel far crescere il suo Carlino. Fin da piccolo, ancora infante era stato difficile da sostenere. Quando arrivo` il momento di svezzarlo, rifiutava il cibo e sputava completamente le pappe preparate da Maria e somministrate nel modo piu` delicato possibile unitamente a cantilene e sorrisi, giochetti a sorpresa. Man mano che cresceva aveva difficolta` a dormire: estenuanti i tentativi per farlo addormentare, con favole, promesse, affettuosita` ricambiate spesso con bizze disumane. La stanchezza di Maria si mutava in grande sconforto, sola a dover allevare quella creatura disperatamente amata. Non aveva nessuno Maria, ne` genitori, ne` marito, solo qualche amica che in casi urgenti si prestava a darle il cambio. Carlino crebbe sano e terribilmente ostile. Contestava ogni parola della madre e con poche frasi riusciva ad umiliarla, a farla sentire indegna di essere una mamma. Molto raramente quando la sofferenza riusciva a raggiungerlo, piangeva e si avvicinava a Maria in cerca di consolazione. Erano solo quelli i momenti in cui lei poteva abbracciarlo e la commozione faceva piangere anche lei. La donna, esasperata, non sapeva piu` come contenersi, chiese aiuto a Pediatri e Psicologi con scarsissimi risultati, intanto la sua solitudine aumentava non intravedendo una via d’uscita.
“Al ragazzo e` mancata una figura paterna” dicevano, oppure: “Avete casi di nevrosi conclamate in famiglia? Parenti ossessivi, isterici, aggressivi?”
Nella sua ignoranza Maria lo condusse anche da una guaritrice che prescrisse bagni caldi con erbe speciali rilassanti del sistema nervoso e che allontanavano anche il male. Forse il male delle persone invidiose? E chi la invidiava quella povera Maria, esasperata, depressa eppure combattiva? Difronte alle aggressivita` di Carlino a volte reagiva in modo isterico, a volte piangeva e si chiudeva in camera sua. Stendiamo poi un velo pietoso sull’adolescenza del ragazzo, la situazione spesso diveniva insostenibile. Ricorse allora agli Assistenti Sociali, uno peggio dell’altro, finche` non incontro` Stella, anche lei Assistente Sociale ma diversa, come illuminata da una sapienza che quasi spaventava Maria. Penso` che le fosse stata inviata dal cielo perche` non morisse insieme al suo bambino. Stella insegno` a Maria un grande esercizio, quello della passivita` attiva. Difficilissimo: non doveva piu` inquietarsi di fronte alle perfide provocazioni di Carlino, doveva tacere, ascoltare, intervenire pacatamente solo quando intravedeva uno spiraglio nel quale potersi inserire; ingoiare, rinunciare ad ogni tipo di ribellione, capire quando la fragilita` del ragazzino poteva permetterle qualche frase, controllata, ben studiata pur nell’immediatezza del frangente, intelligente come lo era Carlino, lenitiva, terapeutica. L’apprendimento di tutto cio` fu lento e difficile per Maria ma non impossibile per una madre che amava cosi` tanto la sua creatura come era lei. Passo` qualche anno e Maria si accorgeva di alcuni miglioramenti. A volte Carlino riusciva a dimostrarle un po` di umanita`. A quel punto Maria ancora di piu` rinuncio` a se stessa, la sua sola gratificazione era osservarne i progressi. Viveva solo per lui in un binomio di amore corrisposto e contrastato. Ormai quella era divenuta la sua missione e, con il passare del tempo, sempre meno le pesavano rinunce e frustrazioni. Carlino era divenuto quasi un uomo e l’innamoramento per Carmela addolci` anche il suo comportamento verso la madre. Che dire, un miracolo in virtu` d’amore? Anche, forse ma fondamentalmente il riconoscimento, pagato a peso d’oro, di essere riuscita ad integrare tutte le parti ombra, congenite ed ambientali, di suo figlio: saggezza e pazienza, intelligenza e tempestivita`, tutte doti che Maria possedeva pur non sapendolo e che le difficolta` della vita le avevano insegnato. Oggi Maria, con qualche ciocca bianca sulla testa ed un’espressione del volto pregna di santita`, continua a seguire il suo Carlino, ma a distanza, adesso il giovane abita per conto proprio, visitato dalla sua ragazza e da alcuni amici. Capira` mai il sacrificio della mamma? Forse no, ma che importa, chi ama non deve aspettarsi ricompensa e credo non ci sia amore piu` grande di quello di aver saputo offrire comprensione, consapevolezza, quella passivita` attiva che sa ricostruire la` dove il destino ha distrutto.
