Lettera di Rossella B. a Guccini

Lettera a Guccini – di Rossella Bonechi

Caro Francesco,

se senti il Tempo che stringe la borsa vuol dire che è passata molta vita dai tuoi occhi, quella che tu credi presa di striscio e che invece ci ha investito in pieno, fortunatamente.

Ti scrivo per tentare di rispondere alla tua domanda: non siamo creditori di nessuno, nessuno ci rende niente, né amici né anni né passioni mai più vivibili. Questo ti preoccupa? Non dovrebbe: se li hai persi vuol dire che li hai avuti, nel cuore nella testa nel corpo nei sorrisi, non importa dove, fosse anche in quelle finestre in cui gli altri vivono la propria vita acciottolando i piatti.

Ciao Francesco, goditi l’erba che ancora ti fa regali e impara dai ciliegi e dalle rose che fioriscono e appassiscono con incrollabile speranza.

Ti mando un saluto, rimanendo per sempre con te

La Tua Vita 

Scia di luce di Anna sulle note di Guccini

La “lettera” di GUCCINI – di Anna Meli

            Un insieme di immagini  che si accavallano nel bene e nel male. Una musica ne accompagna il corso in un lento volo nel tempo che si chiama vita.

            Sono emozioni forti e contrastanti: forza, dolcezza, gioia e rimpianto camminano insieme. Ricordo anch’io giornate di sole al mio paese. E, magari affacciandomi alla finestra ho ascoltato con pigro piacere suoni di parole, di musica, insieme a quello dell’acciottolio di piatti che mia madre sciacquava in casa.

            Mi sentivo rassicurata da quei rumori familiari misti fra fuori e dentro casa. La vita scorre veloce se sei costretta a viverne gli eventi belli o brutti che siano. Spesso gli schiaffi del destino ti atterrano, ma non ti distruggono se riesci a cogliere il tutto che ti circonda ed a sentirti confortata dalla bellezza semplice e tutta da scoprire o da ricordare.

            Basta un cielo azzurro con soffici nubi bianche, un melo in fiore e…mio padre seduto sul retro della casa che fa colazione. Una grossa ciotola di latte e pane e i suoi gatti che aspettano di condividere qualche boccone e lo guardano con occhi gialli di sole.

            Poi la sorte avversa, i desideri irrealizzati e la sconfitta nella corsa con il tempo che inesorabilmente procede implacabile. E ancora, la forza di volontà che ti spinge a sperare  per cogliere l’attimo propizio che ti realizza o ti delude ancora rubandoti attimi importanti che nessuno ti restituirà. Ma c’è sempre un domani…

Sulla scia di Guccini la cavalcata di Rossella G.

Ciao Fra… di Rossella Gallori

Ci eravamo incontrati, la prima volta, nel 65/66, ricordo solo che ero a  Bellaria, dopo l’ippodromo a Cesena, la piadinata, in orari che per noi era notte fonda, ed oggi è appena buio, io 15 anni, sfacciata e appariscente, scelgo di sedermi accanto a te, gigante cupo, mollando il pischellino, quasi coetaneo, di turno.

La bocca sporca di squacquerone, e tu che mi porgi un fazzolettone di cotone grosso, un po’ da campagnolo, io che  molto scemotta ed un po’ allegra di lambrusco, ti invito a ballare.

Non ballo, canto…

…e ti alzi, alto, finalmente alto, penso…Forse più di 1metro e novanta….

La tua  pronuncia non mi piace, pronunci il mio nome storpiandolo, senza R ed alle S aggiungi le C .

Alle prime note mi addormento, qualcuno ha spento la luce, altri hanno acceso candele già vestite di cera vecchia, piena di ideali ricamati …mi sveglio, sobbalzando, le frange del mio vestito impigliate in qualcosa o qualcuno…Dio è morto, nei campi di sterminio….

Credo di aver perso molto,  forse  troppo, erano gli anni in cui volevo scordare, Dio era morto? Non lo avevo ucciso io!

Ci si riaccompagna, uno con l’ altro, il mare biascica la spiaggia, le giostre frullano con Casadei, poi la Mara mi sussurra: ma lo sai chi era?

Chi era chi?

Quello che cantava!

Nooooo!

Era Francesco !

Francesco chi?

Erano anni in cui, avevo perso la guerra e cominciavo, nuove battaglie, il lavoro al posto  dello studio, tanti casini, cercati, voluti, capitati….l’ importante era un qualcosa che portasse soldi a casa, dove c’era una busta paga sicura, “ segnata” si diceva, dove non c’era chi ti toccava il culo, se non lo volevi anche tu, che non era di madre in figlia, ma cmq ad 1 metro da terra, il mio…..erano ore, mesi, tempo, un ingorgo di vita……

95/96

Ci siamo rincontrati,  trenta anni dopo, a Modena,  non ci siamo riconosciuti?  tu non mi hai riconosciuta, io si,  eri seminascosto da un capannello di gente, una camicia inguardabile, gli occhiali un po’ più spessi, ingrassato, ero sola aspettavo, non ricordo bene cosa, ah si un’amica mai arrivata forse, facevo  una sosta per qualcosa di caldo…

Mi sono avvicinata, stringendo un cappotto, bello e stretto….e: un autografo, mi chiamo Rossella, sono di Firenze…

Mi hai sorriso, sei diventato quasi bello.

 Rossella con r….  E la tua lingua si è ingarbugliata?

Abbiamo riso, felici di esserci, gli amici sono spariti, ci han apparecchiato, un tavolo in disparte, tortelli e lambrusco, io più tortelli, tu più lambrusco, i fogli un po’ macchiati di sugo, io con il cuore a mille a quasi 60 anni, tu quasi 70, forse rivoluzionario, forse compagno, celebre, io una qualunque che aveva avuto belle gambe, capelli lunghissimi, sfacciataggine da vendere, e Bellaria? Hai fatto finta di ricordarlo, anche attore.

Cosa scrivi?

Una llettera!

A chi ?

A …Victor…a Franco…

A chi non c’ è più?

A chi ha condiviso, ma mi rattrista….troppi, chiasmi….

Francesco scusa, chiasmi vuol dire intreccio?

Gli amici persi…..la fede cieca dei falsi miti…

Non ho coraggio di controbattere, do uno sguardo voluto ai fogli scritti… penso, si amici persi, anche i miei … troppi, poco più  grandi di me…quel Geoffrey  dai capelli rossi, che preparó il suo the,  aprendo il gas senza fiamme, morì così come voleva con il libro aperto ed una bustina di bevanda al limone, mai usata…e Gabriele bello come il sole che il bagno lo fece in Arno con la macchina e tutto, e Luciano e la Diana, il tempo chi lo rende a loro, a loro che hanno avuto il coraggio di non farcela, di non accettare una vita di lotta, che non avevano miti, falsi o veri che si siano rivelati…

Riprendo la parola, mentre riaggancio, alzandomi, un cappotto nero di rabbia, immagino di avere quelle  stagioni di vetro  e sabbia, in tasca….di graffiarmi le mani, con i ricordi….

Scrivilo Fra, scrivilo: Ma il tempo chi me lo rende?? A te lo ha reso il successo, l’ istruzione, il canto, il modo di porgere parole a chi non ce l’ha, a chi non le sa trovare, la musica dei sogni, quella campagna che ami e che fa casa. Forse Fra hai bisogno di occhi nuovi, ma riesci ancora a vedere!!

Io ho visto poco, ma il tempo mi ha reso cose diverse, tra gioie e dolori, ho fatto famiglia, ho fatto casa, ho fatto amici……diversi e belli

Ci siamo salutati in fretta, sfiorandoci appena le labbra, non ricordo, ma poi   nel 66 ci eravam baciati davvero?

Tu hai ripreso i tuoi fogli la tua lettera.  Io, il mio treno….

Novembre2022 

Ti ho ritrovato dopo 25 anni , in un treno fermo pieno di donne dai capelli d’ argento d’ oro e rame, pieno di parole buone, da mangiarle, poi una di noi, mentre il vagone sembrava muoversi, al ritmo del caffè caldo, una di quelle che il tempo l’ ha reso con gli interessi a chi non ne aveva,  a volte l’ aveva perso :

   Francesco, guardate, ascoltate, c’ è Francesco….

Sei entrato tu con tanti fogli tutti uguali, un po’ più curvo, con la solita camicia brutta, il berretto di lana, gli occhiali scuri…la tua voce inconfondibile ed il tuo metro e novanta, che non ti faceva  sembrare poi, così tanto alto:

…..le tv sono rombi di tuono per l’ indifferenza scostante dei gatti….