
Leggere


La casa di Sassofitto – di Tina Conti

Era stata bene in quella casa, dopo tanto lavorare ora cominciava a sentirla sua. Di anni ne erano passati tanti da quando se ne era andata, i ricordi pero la accompagnavano sempre ovunque si trovasse.
Aprendo quella porta ora, sentiva odore di nuovo e sapore di un tempo passato. Non aveva risparmiato i colori in quel restauro, pareti, cornici, porte e finestre e pure i mobili avevano un loro tono di colore, garbato e armonioso ridavano allegria e freschezza. Ogni stanza aveva il suo nome e una targhetta alla porta.
La gatta, il baldacchino, le nanne, la musica , e poi quelle che avrebbero aspettato i nuovi ospiti per avere un nome.
La culla, che era passata da una casa all’altra, ora stava nell’ingresso, verniciata di rosso con dentro pannocchie di granturco e mele cotogne.
Il vecchio falegname si era prodigato in consigli e lavoro per ridar stabilità e funzionalità a quei mobili sgangherati e tarlati, il risultato però era gradevole e caldo.
Un po’ di pane, le noci del giardino e il cacio del pastore avevano sfamato per giorni quei due lavoratori tenaci e decisi. Seduti sulla panca , con gli occhi pieni di sole abbagliati dai colori degli alberi, dei cespugli pieni di bacche, con le farfalle che si posavano ora sui cespugli di iperico poi su quelli di budleia che ormai aveva l’aspetto di una selva da quanto era diventata invadente non si erano accorti del tempo che passava, tanto loro adesso di tempo ne avevano in avanzo, lei ritornava da un paese molto lontano dove aveva trascorso gran parte della sua vita, avuto figli, mariti, lavoro e denaro, lui era rimasto sempre li, con la famiglia a curare il bosco e a costruire mobili.
Di parole ne avevano fatte poche, ma verso il tramonto, ricordavano i fatti e le avventure insieme ai personaggi che avevano conosciuto insieme.
Il ricordo del nonno di casa era ricorrente, lui grande conoscitore di animali e di piante individuava il canto di tutti gli uccelli del bosco, i versi dei predatori, le loro impronte sulla terra bagnata.
Ora aspettava l’arrivo della sua famiglia , i nipoti quasi adulti, ai quali aveva tanto parlato della casa di Sassofitto, avrebbero finalmente sperimentato quella vita raccontata cosi lontana dalle loro esperienze.
Scrutava il cielo, da un po’ di giorni era sempre brutto tempo, arrivava sempre una volta passato l’autunno. Si doveva organizzare, comprare calosce di gomma, mantelli cerati e anche ombrelli, non sarebbero certo rimasti tutto il tempo in casa, le scorte di formaggio e legumi le aveva fatte da giorni, aveva dovuto comprare coperte e trapunte perche’ l’odore di canfora e naftalina non se ne sarebbe andato mai da quelle che aveva trovato nell’armadio.
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