Incipit con cartine di Vanna

Una volta passato l’autunno – di Vanna Bigazzi

E  POI C’ERA BRUTTO TEMPO. ARRIVAVA DA UN GIORNO ALL’ALTRO

                UNA VOLTA PASSATO L’AUTUNNO.

Una volta passato l’autunno, nella selva arrivo` un temporale. Il cielo si fece di tanti colori: nuvole viola e grigie, intrecciavano il giallo del cielo, saette smaglianti parevano d’oro. La fauna cercava riparo, uno strano animale sperduto non trovava rifugio. Fermo, sotto la pioggia guardava smarrito. Un gigante nudo lo prese, lui rimase avvinghiato al suo petto.

“Che succedera`, cosa gli fara` quell’orco?” bisbigliavano fra loro gli altri animali. Nessuno si accorse che forse quell’uomo era buono, quanto meno indifferente, lo aveva soltanto soccorso, preso con se` senza un fine preciso, lo teneva soltanto per un gesto spontaneo.

Senso: agire, comportarsi senza voler perseguire un fine, obbedire alla natura che potrebbe anche essere buona.

Festival di parole da un giovedì normale

Parole di un pomeriggio finalmente normale…… – di Rossella Gallori

Avevo fatto tutto senza fretta, guardando un orologio, che non sapevo, non ricordavo di avere, era stato sempre lì, lo avevo spolverato raramente, ma  non lo avevo mai visto come meritava.

La pioggia annunciata, non era venuta all’ appuntamento, spandeva nell’aria quell’ odore d’ acqua , mescolandosi al mio alloro, diventando incenso ad ogni folata di vento.

Mi ero inventata una musicarifugio  per passare ore difficili, prendevo in prestito parole da vecchie canzoni, per vincere la paura, per uscire da un letargo fisico. Dovevo adattarmi ad un nuovo  incontro con il muro, un muro di fumo, così denso e buio, lasciavo impronte, appoggiandomi a qualcosa di fittizio, che sostituiva: famiglia, amori, salute…sogni, non sapevo più camminare senza farlo…

Che commedia la vita, pensare che avrei sempre voluto fare l’ attrice, mi sarebbero piaciuti lunghi monologhi, parti importanti, donne diverse, nel fisico, nell’anima, anche un uomo, sarei stata recitando, un animale, una statua di un museo famoso, un quadro d’ autore….qualcuno… poi mi sarei piegata leggermente ringraziando il mio pubblico, in un maestoso e scrosciante applauso….

Sì mi sarebbe piaciuto, recitare, declamare, so bene che mi mancano troppe cose, ne sono consapevole, penso a cosa non potrei mai lasciare, in un ipotetico testamento : la dizione, la presenza, la memoria, un’esistenza folle senza zavorre, una sfacciataggine vera…

Faccio tutto lentamente, oggi…….nessun palco, nessuna sipario di velluto verde, dolore fisico, testa vuota, ed un altare,  alle mie spalle pieno di ciclamini, rosso bordeaux ….dalle sfumature viola…. E non è mai un pomeriggio normale.

Incipit e cartine di Anna

Autunno – di Anna Meli

E  POI C’ERA BRUTTO TEMPO. ARRIVAVA DA UN GIORNO ALL’ALTRO

                UNA VOLTA PASSATO L’AUTUNNO.

            L’ autunno quest’anno era stato un prolungamento dell’estate. Ci aveva fatto dimenticare la pioggia che ora aspettavamo con desiderio ma allo stesso tempo con la paura che si scatenasse qualche evento disastroso.

            La campagna bruciata dal sole sembrava chiedere aiuto. Non aveva mostrato i colori degli anni prima. Le foglie degli alberi erano un misto di verde e marrone bruciacchiato che al contatto si sbriciolavano come tabacco.

            Il rosso era sparito anche dalle viti americane le cui foglie cadevano prima di prendere colore. Si poteva solo godere di splendidi tramonti che un pittore sconosciuto dipingeva ogni sera con tanti colori blu-rosso-viola-arancio-azzurro che uniti a volte a qualche nuvola di passaggio potevano sembrare draghi di fuoco.

            E poi finì l’autunno: le giornate divennero brevi, cadde la pioggia. L’aria divenne freddina.

A me non dispiace perché sento il desiderio di chiudermi in casa specialmente al calare della sera.         E’ una sensazione che ogni anno si rinnovava facendomi sentire abbracciata dai ricordi remoti e strani.

            Si avvicina il Natale ed è tempo di aprire il baule degli addobbi e di altre cianfrusaglie alle quali sono particolarmente affezionata. Non a caso, prima di tutto apro la scatola dove c’è la mia bambolina di gesso con la quale ho giocato tanto da piccola abbracciandola come se fosse in carne ed ossa quasi la sorella che avrei tanto desiderato. La stringo a me e mi rendo conto che così facendo abbraccio tutta la mia vita passata.

            Altri oggetti saltano fuori dal baule magico: un flauto, alcune campane di vetro avvolte in carta velina, tanti fili d’oro e d’argento, una scarpetta minuscola, un funghetto, un babbo-natale e la polvere del tempo.

Prendo la bambolina, chiudo il baule…fuori è notte e piove l’autunno è passato.

Incipit e cartine di Rossella B.

Brutto tempo – di Rossella Bonechi

” E poi c’era brutto tempo. Arrivava da un giorno all’altro una volta passato l’autunno.”

 Via gli arancio e l’oro delle foglie, via i cieli violetti della sera, via il riposo gentile dopo la fiamma estiva. È proprio brutto tempo se dalla finestra scorgo il fuggi fuggi degli animali alla ricerca dell’ultimo cibo prima del letargo (carta n*1). Andrò in letargo anch’io? Addormenterò i miei sensi per non sentire più le spine di ghiaccio che mi porto dentro?

Driiin….Driiin…Uffa, ma non esiste la letargia telefonica? Brontolo un “pronto?” e sento un “prepara la valigia, l’India ci aspetta!”  (carta n*2)

D’un tratto vedo i colori brillanti dei Sari, gli ori delle catenelle, i tintinnii delle cavigliere, mucche magre e intoccabili; e odori: incenso, curry, sudiciume e idrocarburi. Potrebbe essere di nuovo bel tempo se dicessi sì mollando gli ormeggi e i tentennamenti. Ma se questo brutto inverno lo temo perché lo porto addosso, è inutile la fuga. Meglio cercare i colori dentro di me e sforzarmi di riacchiappare la mia primavera, allineandomi ai cicli naturali.

Ma….. boh…. comunque….nel caso…. è meglio se cerco il passaporto!