Incipit e cartine di Sandra

Ma davvero arriverà l’inverno? – di Sandra Conticini

Ma quest’anno arriverà questo  brutto tempo? Il sole e il caldo non  sembra abbiano voglia di lasciare il loro spazio alla pioggia, al vento e al freddo. E’ da maggio che non piove, l’acqua inizia a scarseggiare, si comincia a sentir parlare di siccità e razionamento dell’acqua, non ci voglio pensare, non siamo abituati a non avere acqua, voglio credere che qui non succederà, così riesco a tranquillizzarmi un po’. Quando esco mi rientra l’angoscia, i giardini, le aiuole, i campi  sono secchi, quest’anno il verde è diventato giallo come la paglia, ed  i frutti, quei pochi che sono riusciti a crescere, sono piccoli piccoli, ma molto buoni. Anche gli animali, non trovando da mangiare e da bere, abbandonano i boschi e si avvicinano alle case. Anche  chi ama il sole spera che qualcosa cambi altrimenti si muore tutti.

Finalmente un po’ d’acqua, ma questo è un temporale, tuoni, fulmini,  un vento così forte  non l’ho mai sentito… ho tanta  paura!  Aiuto Aiuto!! chiudo le  finestre e gli avvolgibili, ma sembra che questo vento strappi le finestre dal muro e la grandine, grossa come chicchi d’uva, è come una  bomba che si scaglia contro le macchine lasciandole  ammaccate.

Ho chiuso tutte le porte, e mi sono rintanata nell’ingressino, ho tanta paura. Queste  bombe d’acqua arriveranno sempre più spesso se non ci decidiamo a  cambiare le nostre abitudini.

Dopo una mezz’ora spero che  il peggio sia passato, mi affaccio timidmente alla finestra e sembra sia passato uno tzunami, alberi sdradicati,  macchine schiacciate sotto gli alberi, case scoperchiate  ma, là dietro quell’albero  spuntano dei timidi fiorellini celesti, azzurri e un altro violetto con delle pennellate di cipria rosa più chiara e più scura,  questo è il segno che la vita deve continuare.

Più in là verso il bosco si vedono dei tronchi di alberi che allungano i loro rami scheletrici verso il cielo come se invocaserro di poter continuare a vivere, e l’orco del bosco con un nasone enorme sembra sorridere per rassicurarli.

Incipit con cartine di Stefania

L’estate non è mai infinita – di Stefania Bonanni

E poi c’era brutto tempo. Arrivava da un giorno all’altro ,una volta passato l’autunno.

L’estate infinita, quella dei giorni interminabili ed assetati, scomparsa per magia anche dai ripensamenti. Sembrava impossibile, nei momenti nei quali il caldo toglieva il respiro, che sarebbe un giorno arrivato il brutto tempo. Invece c’è stato un attimo che ha fatto cambiare l’atmosfera. È tornata la voglia di stare vicino, scambiarsi calore, stringersi.

Tutta questione di cielo, di nuvole nuove, di notte che arriva prima. E di notte, si sa, l’energia del mondo cambia. La notte è fatta di frasi dette piano, che sembrano confidenze anche quando sono proclami. Di persone che si incontrano e si spostano nel piccolo cerchio della luce di un lampione, di sorrisi che sembrano sbadigli e sbadigli che sembrano sorrisi. La notte d’inverno è fatta anche di nuvole basse, di nebbie che calano come ragnatele e confondono i confini tra i corpi ed il cielo, di fumi che rendono visibile il respiro, e nuvole azzurre di fumo di sigarette .

Può venire il brutto tempo, si possono trovare rimedi.  Si può dipingere e colorare di rossi, arancioni, o riposare nei grigi e nei marroni di plaid e pullover. Si può pensare ad un musicista che suona in lontananza, rendendo languida anche la notte più fredda.

Incipit con cartine: Nadia

Raggio di sole – di Nadia Peruzzi


E poi c’era brutto tempo. Arrivava da un giorno all’altro ,una volta passato l’autunno.


Che giornata di merda. Non c’era altro modo per descriverla. Svegliata male, al suono della sveglia, cosa che poteva succedere non più di due o tre volte l’anno e quando succedeva di solito era un vero disastro.
E fuori pioveva a catinelle!
Tutto era condizionato da una fretta che non le era propria.
Colazione in piedi, bevendo di corsa un caffè rovente mentre sgranocchiava l’ultimo biscotto rimasto nella scatola. Ecco cosa si era dimenticata di comprare il giorno prima, pazienza.
Di gran corsa lei che ingranava come un diesel e aveva bisogno dei suoi tempi in bagno a lavarsi e poi a vestirsi.
“Che mi metto con questo tempo terribile? Mi sa che devo prendere anche le galosce e la mantella da montagna!!”
Non si truccò nemmeno . Sembrava più uno spaventapasseri con quella mantella lunga fino ai piedi e quel visuccio pallido pallido e gli occhi che erano un misto fra un pesce più morto che vivo e l’incazzato.
Fuori l’acqua cadeva ormai a scrosci. Anche la giunchiglia nel vaso vicino alla finestra aveva piegato definitivamente il capo. La seconda fioritura della stagione aveva avuto vita brevissima . Il passaggio di clima l’aveva stroncata Che tristezza!!!
Maledetta pioggia, maledetta sveglia, maledetta fretta, maledetto tutto.
Trovò il biglietto colorato appena mise il piede sulla soglia . Era quasi coperto dalle foglie di acero che stavano cadendo giorno dopo giorno lasciando l’albero quasi spoglio ormai.
“Fin troppo bello e raffinato questo biglietto”, si disse Laura mentre lo raccoglieva.
Chissà che non sia in grado di volgere al bello una giornata partita malissimo e con per di più un tempo da cani.
Quando era nelle sue “giornate malissimo” anche i colleghi le stavano alla larga. Che era nervosa lo vedevano a distanza e a distanza restavano .Le sue arrabbiature fuori misura erano diventate leggendarie.
Raccolse il biglietto. L’uccellino e tutto il ricamo di fiori fra il viola e il dorato sapeva di buono.
Non fosse mai!!Giornata di merda anche per il biglietto.
C’era un TI LASCIO, NON TI SOPPORTO PIU’, scritto in lettere grandi , marcate da cui traspariva la rabbia con cui era stato scritto, grafia che sapeva di cattivo, inclinata e definitiva.
Non era firmato. Non c’era bisogno . Sapeva chi era il gran cafone che non aveva il coraggio di dirglielo in faccia che la stava lasciando. In fondo l’aveva già capito pur nel poco che si erano frequentati che era uomo arido , senza sentimenti e a doppia faccia proprio come quel bigliettino .
Bello fuori ma coatto e maleducato dentro.
Mentre girava e rigirava per le mani quel bigliettino si trovò a considerare che la giornata di merda in fondo non lo era del tutto.
Anzi quell’addio era la cosa migliore che le potesse capitare..
Era stata fin troppo vigliacca in quella relazione e per paura della solitudine, di nuovo, aveva fatto finta di non vedere quanto quel tipo fosse pieno di sé, arrogante e privo di umanità.
Eppure lei ancora non sarebbe riuscita a dargli il benservito .
Quel bigliettino double face era proprio ciò che sperava arrivasse prima o poi. Non sentì più né il freddo, né l’acqua battente , né il vento. Per un momento, solo un momento, le sembrò di vedere un raggio di sole.