Incontro a Villa Favard – 29 aprile 2022

L’intervista

Un’intervista tra Lucia e Luca, mirata a comporre domande idonee e formulare risposte adeguate.

Il “gioco letterario” supera le stesse sue intenzioni e diventa un momento di particolare intensità in cui tutti vengono coinvolti e danno il loro splendente contributo.

Il tutto accompagnato da un verde profumato, da coccole di caffè e the, da sapori inediti di biscotti alla cannella e zenzero e dalla gioia di un Vin Santo fiabesco.

La serata è stata video registrata.

Solitudine – Stefania Bonanni

Solitudine – di Stefania Bonanni

foto Pixabay

Mi piacciono le chiese vuote, dove non ci sono funzioni, dove non c’è motivo ci siano turisti.

Mi piace entrarci d’estate, quando spingendo il pesante portone si sbarca sull’isola. Un’isola in penombra, profumata di cera accesa ed ormai consumata, di incensi orientali bruciati in strumenti dondolanti che servono per spargere attorno fumi densi che evocano memorie di momenti solenni e a volte persi nel tempo, risvegliati da odori magici e potenti.

Mi piace sedermi al fresco, nella pace antica. Mi piace sedere nella fila di sinistra della navata centrale, vicino al corridoio che separa le due file, in terza fila. Penso che era il posto della mia nonna, che in quel posto ha sgranato centinaia di rosari pronunciando parole delle quali non conosceva la traduzione, e quello che allora mi sembrava un assurdo ora mi sembra una magia, forse era aramaico, o un”altra lingua antica, ma di certo era dolce, era speranza, era futuro, era anche per me. La penso tanto in chiesa, ed a momenti mi sembra di capire. Per una contadina dalle mani ruvide e la schiena piegata dalla falce, sedere in chiesa col vestito della festa e parlare con il cielo era una dimensione “altra” , forse già guardare all’insù era nello stesso tempo santificare la fatica di una vita dura ed affidarsi alla dolcezza di angeli morbidi, ricoperti di piume, e madonne con vesti lunghe e colorate, che di sicuro non erano adatte a fare l’erba nei campi, era pregare e sognare, e crederci davvero. Era forse trovare la ragione per continuare.

Io non entro per pregare. Piuttosto per chiudere fuori il mondo, per cercare il silenzio. Poi però prego, e cerco di non chiedere, mi sorprendo a raccontare, ad infilare in quegli spazi che ho cercato di aggirare. A volte non cerco risposte, solo ascolto, e comprensione, e solitudine.

Anche io ho bisogno di una dimensione “altra”, insieme più alta e più bassa. Più inaccessibile, da filosofi, teologi, gente che spiega quello che se fosse spiegabile non sarebbe, e nello stesso tempo più da bambini, da occhi luminosi di vita, da incredulità, voglia di giocare, di esserci e starci bene, da intuizioni e mani intrecciate, non molto di più.

E penso in solitudine. E non posso non pensare a quello che per me è ed è stato un grande padre. Un uomo molto anziano che ci lascerà tanti libri ed una brandina. Che vive solo ma accoglie tutti, ed a tutti parla con un vocione potentissimo, inusuale in un uomo di novantuno anni, che da solo basta a trovare le fondamenta e scuotere, e dice parole che restano appiccicate. Una delle fortune della mia vita. La dimostrazione che non si è soli, se non ci si sente soli.