Dalla Carrozza 10: “la fine” di una favola di Rossella

La Fine – di Rossella Gallori

Aveva mani lunghe, aveva lunghe mani…

Lo notò subito, non il suo sguardo, i suoi occhi…solo quelle lunghe dita che sfilavano la tastiera…

Il pianoforte a coda lucido di note, rifletteva un lampadario enorme che oscillava ad ogni curva del binario…

Era partita per un viaggio senza troppi imprevisti, comodo, non aveva più voglia di avventure….a malapena ricordava la città, l’ albergo che l’avrebbe ospitata, chi avrebbe trovato ad accoglierla alla stazione…

Aveva  voglia, però, di scendere, con quel pianista, con quelle mani, con la sua dolcezza, con le sue unghie perfette, lucide di cura….magari senza parlare, senza presentarsi, senza: io sono…tu sei…?

Chissà perché ad un certo punto della vita, hai bisogno di una follia, di una carezza musicale lenta e cullante.

Lui forse suonava solo per lei, in quel vagone pretenzioso, frutto di altre mani, altri ingegni, un vagone dalle comode poltrone pervinca, dai lampadari lalique,  con una moquette rosso fuoco aggredita da grandi ramage  neri…dispiaceva quasi calpestarla

Alzò lo sguardo, fu l’ inizio della fine, il pianista tacque, il piano no, si presero per mano scendendo, uno sosteneva l’altra, una stazione anonima li accolse, senza fronzoli, brulicante di vita semplice, di voci, di odori, non si parlarono…si strinsero in un unico respiro

Salutarono un treno che non c’era, su binari di tralci di vite, dai finestrini senza vetro, petali di margherita sedevano distratti  su piccolissime panche di cristallo…..

Dalla Carrozza 10: un giro di “angosciosa frenesia” di Anna

ANGOSCIOSA FRENESIA – di Anna Meli

            Camminava veloce: lo sguardo a terra, la pesantezza nel cuore, nel fisico, nella mente. Anni di perfetta intesa, di amicizia vera, di lealtà finivano con una lite che, in tutto quel grigiore che si sentiva addosso, appariva quasi banale e falsa. Non poteva né voleva abbandonarsi ad un’inutile disperazione.

            C’era una festa nel paese vicino alla quale avevano programmato di andare insieme e, anche con le lacrime che le pungevano gli occhi, aveva deciso di andarci, quasi a dispetto di quanto avvenuto.

            E si trovò là nel bel mezzo fra bancarelle colorate: odore di dolciumi, tiro a segno, autoscontro in una confusione di immagini, di voci, di rumori, di risate e di strillar di bimbi.

            La giostra delle sedie volanti girava vorticosamente e lei sentì il desiderio di fare un giro, se non altro per lasciar andare tutti quei sentimenti contrastanti che non riusciva più a contenere.       Correre , volare, piangere, ridere, fare qualsiasi cosa, non fare assolutamente niente. I suoi pensieri erano aggrovigliati come una matassa della quale non si riesce a trovare il bandolo.

            Senza pensare si trovò seduta su quella giostra che girava e girava sempre più veloce. Chiuse gli occhi. Ebbe paura, urlò forte e, come spinta da una forza superiore, diede sfogo a tutti quei sentimenti di rancore, di rabbia, di dolore e si sentì più leggera.

            Tutto quello che aveva nel cuore, nella testa nuotavano nell’aria e si scolorivano dissolvendosi.

           Dopo alcuni giri più veloci, la giostra si fermò. Lei scese un po’ intontita faticando a ritrovare l’equilibrio.

            Poi con una lentezza pensierosa si confuse fra la gente e sparì nel nulla.