La parola estratta a sorte da Nadia: “piacere”

PIACERE – di Nadia Peruzzi


Quei capelli corvini e quegli occhi color smeraldo venati di pagliuzze viola li considerava la sua dannazione,  da sempre.
Era consapevole che molti ne rimanevano conquistati.  Erano così insoliti e tentatori da risultare irresistibili.
La sua pelle appena ambrata e la sua bocca tanto perfetta da non avere nemmeno gran bisogno di trucco, erano addirittura fonte di invidia anche per gran parte delle sue amiche.
Piaceva. Piaceva a tutti. Piaceva fin troppo.
Fino da piccola si portava dietro il peso di una madre vedova e delle zie zitelle, che le stavano sempre addosso, la viziavano oltre misura e facevano di tutto per metterla in mostra.
Era imprigionata nella sua bellezza.
L’album dei ricordi , che conteneva le sue foto da quando era un batuffolo informe e tutto capelli, in breve si era trasformato in un book fotografico di pose studiate, ammiccanti e leziose.  Di naturale c’era poco o nulla.
A scuola c’era andata senza stimoli e senza particolari interessi. Nessuno in casa credeva nell’importanza dello studio, l’obbiettivo e il percorso era di tutt’altro genere e studiato punto per punto dalle tre arpie.
Piacere, piacere, piacere il più possibile a tutti, soprattutto a quelli che contano. Della scuola e dello studio se ne poteva fare a meno. Le amicizie per questo andavano cercate negli ambienti giusti. Mica ci si poteva curare degli sfigati senza arte né parte, che le sbavavano dietro. Spesso erano quelli che si comportavano da veri mascalzoni, ma qualche passo falso non giustificava certo la messa in discussione del piano e tanto meno l’obbiettivo finale da raggiungere.
L’adolescenza era stata devastante. E il dopo non era stato meglio.
Non si riconosceva in quelle migliaia di foto finte e senza un’anima, né in quelle pose esagerate e da diva. Nelle serate cercate per farsi vedere, non trovava più alcun gusto.
Si disprezzava ogni giorno di più.
Cominciò a sostituire maglioni informi e pantaloni strappati agli abiti griffati.
Andava per bar di infima categoria , alla ricerca di ogni scarto umano che contrastasse col mondo che aveva frequentato per troppo tempo. I capelli corvini li aveva tagliati da sola, e ne era venuto fuori un mezzo disastro. Quando aveva deciso di aggiungerci delle ciocche di colore turchese , il disastro si era fatto completo.
Gli occhi di smeraldo non rilucevano più. Erano sbiaditi anche loro, annegati e avviliti nella costruzione e costrizione di una personalità fittizia e falsata in nome del dover apparire.
Pensò al suicidio.
Comprò del veleno per topi e in occasione della cena per il suo ventunesimo compleanno ne fece un cocktail mortifero. Non pensò affatto di berlo, ma pensò piuttosto a quelle donne della sua vita: madre e zie.  Senza alcun rimorso le vide contorcersi con spasmi dolorosi. Le guardò fino all’ultimo con occhi gelidi mentre si chiedevano perché.

Era calma quando le vide finalmente stramazzare a terra, e calmissima mentre telefonava alla polizia.
“Venite presto. Ho avvelenato tre streghe. E’ stata legittima difesa.  Vi aspetto!”

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

3 pensieri riguardo “La parola estratta a sorte da Nadia: “piacere””

  1. Beh infondo …ha fatto un piacere a se stessa eliminando, quel che le creava ansia angoscia …fare del male …essere letali…un modo assurdo…..era in vetrina, ora è in galera….

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