In questo Festival leggeremo storie parallele. Tutte partono dallo stesso spunto e da alcuni obblighi: Il luogo (lago), le parole: sospiro, zuppa di porri e suora
Il lago dorato – di Tina Conti

Era arrivato presto, voleva rivedere nei dettagli il risultato di quel lavoro.
Certo, a due anni di distanza le ferite portate dalle macchine che avevano spostato, aggiunto, dato forma a quelle montagne di detriti della vecchia cava di pietre, non si notavano più, erano cresciuti i pioppi, le fasce colorate di mirti e piccole ginestre, i muschi avevano coperto le pietre.
E quanta acqua, limpida e cristallina ondeggiava fra le canne.
Il vento portava profumi di legna bruciata, odori che lo riportavano all infanzia, quando tutte le case avevano stufe e bracieri e quegli odori facevano sentire casa e calore.
La giornata era passata veloce, ora con la bruma che velava tutto. Si sentiva sereno e soddisfatto, era venuto un buon lavoro, il lago rimediava a quella necessita’ idrica che la miniera aveva creato
La falda si era dispersa e la vita dei paesi vicini era diventata difficile.
Era talmente ricco di acqua che dietro l ‘albergo stava nascendo una struttura elegante e bella con un campo da golf perfetto.
L’albergo dietro il tabernacolo aveva ricominciato a lavorare, accoglieva con semplicità chi cercava ritmi lenti e profumi antichi ma non aveva riscaldamento.
Voleva trascorrerci dei giorni con i suoi ragazzi, distratti da tutti i nuovi marchingegni elettronici, avrebbe prenotato una settimana a maggio, gli ultimi lavori sarebbero stati finiti, non era possibile non aver previsto un impianto adeguato.
Sicuramente avrebbero avuto anche la commissione per il nuovo lago in Abruzzo dove un situazione simile richiedeva competenze e sensibilità come le loro. Ultimamente piccole incomprensioni, cose non chiarite, e poi, il ricovero in ospedale, avevano creato una distanza che doveva essere superata.
Si sarebbero incontrati, avevano riservato un grande spazio per mettere a punto gli elementi per la nuovo progetto che aveva tanto in comune con questo.
Si fermavano al convento, suor Giustina, aveva provveduto a preparare le loro camere, spartane e fredde sicuramente, in albergo non volevano andare.
Architetto, il suo ospite l’attende vicino all’ingresso, si è seduto su una poltroncina di vimini, fa un freddo cane, io l’ho invitato ad entrare ma non ne ha voluto sapere.
Era sciupato e un po’ curvo, aveva passato un brutto momento, forse tutto si sarebbe risolto in breve, occorreva tanto tempo per la riabilitazione.
Vestiva pero’ con ricercatezza e aveva accostato il gilè con i calzini in modo giovanile e scanzonato, quanti bei momenti avevano passato insieme.
Si salutarono con calore, dimenticando la distanza che li aveva allontanati.
Vieni, con la luna, ti apparirà uno spettacolo da sogno il nostro lago.
Io, mi sono incantato, è ‘tutto il pomeriggio che giro, non mi aspettavo questo risultato. La vita e ‘ tornata fra quei rovi e brutture lasciate dalla miniera abbandonata. Il lago rifletteva una luce magica e ombrosa, la luna velata faceva nascondino fra gli alberi.
Si persero nei ricordi, nelle chicchere, nel ricordare i giochi della loro infanzia, si sorpresero quando videro tanti lumicini che giravano per il bosco.
Sentirono voci , suoni e un campanello, le suore spaventate non vedendoli rientrare si erano messe a cercarli portando pile e lampade per farsi strada.
Ci avete fatto impensierire, disse Giustina, sono le 9,40 passate,
Noi si chiude il convento, e voi vi siete persi la cena.
Nemmeno un po’ di minestra sorella ci potete dare, ci accontentiamo
Entrate vi lasceremo il tegame con la zuppa di porri che avevamo preparato
Per domani, servitevi da soli, noi abbiamo le funzioni, buonanotte disse con un
Sospiro di sollievo.
