Borsa con cartolina – di Rossella Gallori

Era sempre andata per mercatini, per cose, per case, per sogni, per vestirsi e scoprirsi…di borse poi ne aveva comprate e vendute in grande quantità, una necessità fisica la sua, toccarle, annusarle, restaurarle.
Un gioco costoso: comprarle a Parigi, abbandonarle a Londra, per ritrovarne di nuove a New York, incontrarle poi a Roma, riconoscerle e provare la stessa gioia….
Aveva incontrato “tanto” nei suoi pellegrinaggi di lusso, gente, soprattutto gente…preso schiaffi nello stomaco, baci sulla bocca, calci nel culo…tutto preso e restituito in un eterno match, visto strade, percorso fiumi, visto musei, fontane e piazze, bar e bistrot, alberghi con più stelle che camere.
Una zingara ricca, dicevano di lei, Marzia ormai non la chiamava più nessuno da tempo: la Ma, la Ziza, per quel suo vagabondare era “gitana”, un soprannome, che non le piaceva granchè…perché non più Marzia?
La sua vedovanza giovanile l’aveva fatta esplodere in una follia lenta ed un po’ pericolosa, girare, fare, andare, una trottola impazzita di cose da collezionare, anche per gli amori era stato così, dopo quel lui scialbo che le aveva messo la fede al dito, c’era stato A…B…C…D…E…un alfabeto intero di maschi anonimi e non, era affamata di emozioni e nonostante “una certa età” bussasse alla porta continuava imperterrita la sua giostra…..
Girava, ora, senza sapere cosa in effetti cercava tra i banchi di Henfingard, fu colpita, da curiosi anelli di ferro, da uno scialle fantastico, da piccoli cuscini ricamati…poi il cuore accelerò, le mani le tramavano, una piccola borsa la fece sussultare, sembrava chiamarla, gridava quasi, quella piccola pochette di gros grain bluette, con la fibbia di Swarovski un po’ assenti… sì era la sua, come fosse arrivata lì non se lo domandò, l’ acquistò senza riflettere sul prezzo, sicuramente troppo alto.
Si allontanò da sguardi indiscreti, l’aprì con il cuore in gola, cercò nella piccola tasca interna, al tatto riconobbe il cartoncino rigido della cartolina: persa, cercata e ritrovata, baciò quella S delicata e morbida, che l’ aveva lasciata sempre senza fiato, una lettera che ricordava il suo sorriso, il suo seno, il suo “sempre”
Socchiuse gli occhi ricordando: si erano incontrate a Fenderlik in un angolo remoto della Norvegia, in un museo del ghiaccio ovviamente freddo e molto inutile, si erano baciate illuminate dai raggi sfacciati di una fontana pretenziosa ed enorme, sormontata da due lucidi cigni di marmo argentato, che univano il becco in una specie di bacio da amanti, pennuti senza sesso, né maschi, né femmine…
Erano poi tornate al museo, più per tenersi per mano come scolarette ancora una volta, che per scoprire nuovi mostri gelati.
Poi, poi…. il lavoro, le ambizioni, la vita, le promesse che si annullavano al primo ostacolo….gli anni erano passati, tanti, troppi, per ripercorrerli a ritroso nessuna delle due aveva fatto il primo passo. Un giorno era arrivata quella cartolina che però aveva voluto perdere e dimenticare dentro la borsa.
Al primo banco rivendette la trousse, a meno di quel che l’ aveva pagata, cercando di dimenticarne il colore asciugandosi gli occhi colmi di lacrime….
La lesse, la rilesse ancora quella cartolina, prima di stracciarla….e farne coriandoli che gettò per aria.
Ciao Marzia!!
Questa città è bellissima! Ieri sera uscendo dalla stazione ho rivisto la nostra fontana…ti ricordi? Ora l’hanno restaurata e è ancora più magica, specialmente di notte con le luci dal basso. Te la mando con un abbraccio per te. Avrò molto da lavorare ma cercherò di tornare al Museo che ti piaceva tanto…. quel giorno che sembravi una bambina in gita! Mi manchi e spero di rivederti
S.
Volarono piccoli pezzi di carta: francobolli, cigni , fontane, luci e rimpianti, rimpianti tanti….
Un morso di ricordi, volava ancora ed incurante del suo dolore le si appiccicò sul viso bagnato di sale, c’era scritto: DI RIVEDERTI…..
E quella firma che non era più solo S ma Sarah ……



