Scodella per mani sorelle: Sandra

Sorelle nell’acqua – di Sandra Conticini

Sono affezionata a queste scodelle che uso tutti i giorni ormai da anni. Ne avevo diverse, ed erano state prese con i punti e, anche se ne ho rotte poche,  ora la riserva è quasi finita. Potrebbero raccontare tutte le mie ricette buone e meno buone, il mio modo di sbattere le uova e montare chiare ed anche quanto hanno sofferto quando mia figlia ha iniziato a mangiare i primi passati di verdura. Ne ho scelta una non troppo nuova né troppo vecchia, ma comunque con dei  graffietti grigiastri sul fondo. Ormai è questo il tipo di scodella che uso da diverso tempo, è molto semplice, bianca, lineare con un fiocchetto da una parte sempre bianco. Anche se ho altri tipi di scodelle in casa a queste sono molto affezionata e non riesco a cambiarle, perchè le stoviglie bianche mi piacciono, le metto in lavastoviglie senza pericolo che cambino colore o che si scoloriscano.

Chiudendo gli occhi e passandoci la mano dentro e fuori ho sentito che il bordo era in certi punti più largo e in altri più stretto, cosa che non avevo mai notato, ho riconosciuto il fiocchetto che ha su un lato ed anche una piccola sbeccatura nella parte esterna del bordo. Poi ho messo la mano sinistra nell’acqua, mi sono emozionata, avevo paura? Non lo so, ma ero molto titubante, e quando le prime dita hanno toccato l’acqua ho sentito una specie di brivido correre lungo la schiena, forse avevo paura che  mettendola tutta nell’acqua debordasse. La mano ha sentito un fresco piacevole e allora si è rotolata in quest’acqua pulita, ma si sentiva sola e non si divertiva ma, quando ha sentito arrivare la sorella che l’ha accarezzata, hanno congiunto le dita, grogiolate in quell’acqua fresca si sono sentite contente  stando bene tutte e due.

La scodella e la magia: Anna

LA SCODELLA – di Anna Meli

            Accarezzo lentamente con due dita una vecchia scodella ricca di storie e di ricordi. Fa parte di un servito di porcellana Richard Ginori che mia madre acquistò appositamente per la  prima Comunione nel lontano 1956 e che servì successivamente per le varie ricorrenze importanti.

            E’ molto bello, fine, elegante con i suoi bordi smerlati e dorati che si rincorrono armoniosamente. Nelle fasce laterali sono raffigurati con tenui colori, tre ramages con uccelli del paradiso che sembrano bere l’acqua contenuta nella scodella.

            Con la mano sinistra sfioro l’acqua in modo leggero: sento un brivido. Le dita tremano come percorse da una corrente. Per un momento mi ricordano il vibrare del ramoscello del rabdomante e ciò mi turba piacevolmente.

            Spingo più a fondo la mano che incontra il fondo della scodella più freddo e consistente dell’acqua che nel frattempo si è leggermente intiepidita: acqua e mano, una sola cosa.

            Sovrappongo la mano destra all’altra bagnandola leggermente, ma non sul dorso; poi le unisco come in preghiera, le sfrego per asciugarle e sento l’acqua che viene assorbita dalla pelle, ammorbidendola.

            Come un lampo un ricordo si fa largo nella mia mente: il nonno che versa gocce di olio nell’acqua della scodella e una bimba che chiede “ Perchè – Quando sei stanca o hai mal di testa fai come me e guarda senza pensare a niente le gocce di olio che si allargano senza mischiarsi all’acqua e, mentre loro si allargano, i tuoi malesseri passano e ti sentirai bene , più calma e serena. Capito nonno, ciao!”

            Ora ripongo la scodella al sicuro per non combinar guai e ritorno insieme alle mie care “matite”.