Festival delle storie: Vanna

In questo Festival leggeremo storie parallele. Tutte partono dallo stesso spunto e da alcuni obblighi: Il luogo (lago), le parole: sospiro, zuppa di porri e suora

LA FORMA DELLA SOLITUDINE – di Vanna Bigazzi

Neanche il lontano effluvio di quel cibo profumato lo distolse,

la nebbia, sul lago, offuscava i suoi pensieri.

La solitudine, dalle oscure forme,

solo ombre poteva incontrare.

Lo sguardo non si apriva all’infinito…

Nella sua mente stanca,

gli alberi, agli argini dell’acqua,

disegnavan canoe senza destino.

Sospiro`, in quello stato immobile.

Attendeva una voce, lo sguardo di qualcuno,

poteva solo parlare a se stesso.

L’alba era verde e fredda,

in quel luogo di ombre care.

Come in sogno gli apparve il volto amato,

fuggito per sempre, senza lasciare indizio.

“Potesse qui mostrarsi per magia…

Manifestarsi, nel suo dolce splendore!”

Dalla nebbia, in lontananza,

una figura bruna,

confusa fra le nuvole lacustri

e mano a mano, piu` limpida appariva,

gli sorrideva armoniosa e felice.

I suoi lineamenti ravviso`,

prodigio, meraviglia quel che vide,

insperata grazia gli pervase il cuore.

Come Madonna di bianco vestita,

suora gli apparve, generosa e santa,

intuiva il suo tormento e la mano gli tese,

non fu un saluto, solo accoglienza divina