Festival delle storie: Patrizia

In questo Festival leggeremo storie parallele. Tutte partono dallo stesso spunto e da alcuni obblighi: Il luogo (lago), le parole: sospiro, zuppa di porri e suora

Sul lago dorato- di Patrizia Fusi

Ho ricevuto uno strano messaggio che mi invitava a un incontro, nel mio paese d’origine Castiglion del Lago, presso l’albergo Florida per sabato venticinque Settembre, questo mi ha incuriosito, ho deciso di cogliere l’occasione e di prendermi una settimana di vacanza.

E’ stato piacevole ritornare al paese, ho trascorso una settimana intensa, ho ripercorso tutto il paese, ci sono stati tanti cambiamenti nei trent’anni che sono mancata, in piazza Mazzini è ancora aperto il bar dove ci trovavamo noi ragazzi, causa la pandemia ora hanno posizionato dei tavolini all’esterno del bar; arrivano quasi alla fontana.

Sono entrata ho provato piacere e nostalgia, non ci sono più i vecchi proprietari ma una coppia di giovani, l’interno del bar è stato rinnovato, anche il consumare è cambiato ora vanno di moda gli apericena.

Nel centro alcuni negozi storici sono rimasti, tanti altri cambiati, sopraggiunti quelli di elettronica e telefonia.

La macelleria di Roberto è rimasta, ora è gestita dal figlio, hanno specialità di insaccati umbri, accanto  c’è ancora l’ortolano con in bella mostra le primizie e i prodotti tipici del luogo olio e vino compreso, manca il vecchio proprietario il mitico Maurizio e il suo rosso gattone Tigro che era fisso in una comoda cesta posizionata all’esterno sotto il banco delle primizie, era come controllasse l’entrata, Maurizio era personaggio sempre pronto alla battuta con i suoi clienti e anche con noi ragazzi, ironico e pungente ma mai cattivo.

Il negozio d’abbigliamento Marisa ha ancora in esposizione capi di fattura elegante, noi giovani allora li vedevamo come vestiti per vecchi, ora sono di mio gusto.

Ho passato delle belle giornate sulla spiaggia, facendo il bagno anche se l’acqua era un po’ freddina e a crogiolarmi al sole come una lucertola.

In qualche momento mi sono sentita sola, non ho legato con nessuno nell’albergo anche perché è mezzo vuoto.

Ho pensato molto all’appuntamento di sabato mi sono venute alla mente molte possibilità sulla persona che mi ha invitato, forse una l’ho azzeccata.

E’ arrivato sabato mattina: dopo la giornata calda di ieri il lago e il paese sono avvolti in una fitta nebbia, si intravede con difficoltà la forma delle cose che ci circondano, i raggi del sole filtrano appena attraverso quella coltre umida e grigia.

L’appuntamento è per le nove e trenta, per tempo mi sono seduta infondo alla sala su una morbida poltrona rossa, controllo l’entrata, l’inquietudine mi prede lo stomaco, un profondo sospiro mi esce dal fondo del cuore, mi sento sola.

Ci sono altre due persone: una suora è vicina alla grande finestra che affaccia sul lago, mi volta le spalle, sta leggendo un libro, ogni tanto alza gli occhi e scruta fuori come stesse aspettando qualcuno.

Nella terrazza coperta adiacente alla sala ci sono delle poltrone di vimini con dei cuscini con grandi fiori rossi, della stessa tonalità della mia poltrona, il tutto è un po’ retrò, su una di esse un uomo di mezza età fuma nervosamente, nel guardare il suo profilo mi sembra una persona conosciuta.

Nell’attesa continuo a scrutare quello che mi circonda per staccarmi dalla malinconia che sento dentro di me, la sala viene invasa da un forte odore dalla cucina, sembra zuppa di porri che è una specialità dell’albergo, ma a questa ora del mattino questo odore mi dà fastidio.

Vedo arrivare un bel signore, lo riconosco se pur cambiato…. ma e Paolo!!!!! Va diretto nella terrazza e si avvicina a testa bassa con decisione, i due si guardano con intensità si stringono la mano con vigore, li vedo emozionati ma felici di vedersi.

Paolo si guarda intorno: vede la suora, la riconosce, la chiama: Elisabetta!!!!

Carla si è già alzata e va incontro ai suoi amici emozionata.

Da quando Paolo scappò via dal paese rendendosi conto di essersi innamorato di Marco, il rifiuto di lui, per codardia e il poco coraggio di affrontare le proprie diversità, il giudizio delle persone, tutto da allora era stato doloroso.

Da allora si erano allontanate le vite, ognuno con i propri segreti.

Era venuto il momento dei chiarimenti, della comprensione e del perdono.

Chi era stato a richiamare tutti lì, quel giorno, in quella stanza, su quel lago dorato nessuno lo seppe mai.