Vi ricordate questa lettura?

Febbraio 2019

Ti sento Giuditta di Piero Chiara

Più di una volta, da ragazzo,  gironzolando sul porto avevo notato che uno dei più seri frequentatori del caffè Clerici, Amedeo Brovelli, ex commerciante ritirato dagli affari con poca rendita, nelle giornate di tramontana stava fermo per ore intere sul molo coi capelli grigi arruffati dal vento che lo prende va di spalle. Non pescava e neppure abbassava gli occhi sullo specchio d’acqua del porto ma teneva lo sguardo rivolto verso il paese senza espressione come se guardasse nel vuoto.

Incuriosito gli passavo davanti e lo osservavo senza che se ne accorgesse, tanto era rapito Alcune volte aveva addirittura gli occhi chiusi e un sorriso sulle labbra.

 Fui il solo ad accorgermi di quella sua abitudine e a notare che le sue estasi coincidevano con i giorni di vento. Negli altri giorni pescava con grande attenzione attendeva la sua barca i suoi attrezzi oppure leggeva il giornale al caffè.   Finì col prendere in simpatia e col fidarsi di me come rematore quando pescava alla tirlindana lo spostavo verso le rive dove erano posate sul fondo le fascine predisposte per la nidificazione dei pesci e docile sui segni e restavo la barca che diavolo lentamente stavo con i rem in aria quando capivo che il pesce stava abboccando e non bisognava fare rumore nell’acqua.

Un giorno di vento che gli giravo intorno sul molo mi chiamò a sé:

Mettiti come me, disse, con le spalle al vento.

Obbedii subito e steti per un po’ nelle raffiche

“Alza un po’ di più la testa, respira lungo, adagio, mi diceva, senti niente?

 Niente

 Lui invece sentiva perché socchiudeva gli occhi estasiati e mormorava le vacche! i boasc i boasc! Riapriva gli occhi e dopo un po’: il pane il pane a Cannobio il pane fresco non lo senti?

Cannobio era sull’altra sponda del lago a 8 km. Capii di colpo che il Brovelli sentiva l’odore del pane nel vento, del pane che usciva in quel momento da un forno a Cannobio e subito mi parve di sentire anch’io  quell’odore.

 Lo sento dissi lo sento. Micchette, micchette di semola

 Bravo! gridò il Brovelli, proprio micchette e  tralasciando un momento di sentire mi spiegò che il vento fa come l’acqua della Tresa intorno ai piloni del ponte di Germignaga:  si divide contro il barbacane poi si riunisce subito dopo.  Mettendosi con le spalle al vento l’aria si divide dietro la nuca e si riunisce sotto il naso.  Sapendola aspirare delicatamente si possono sentire gli odori che porta con sé da lontano.

 Il lago mi spiegava non ha odore sotto il vento e non turba quelli che gli passano sopra. Stando sul molo dove arrivano le raffiche si possono distinguere tutti i sentori che il vento scendendo dalla Svizzera raccoglie lungo le valli dell’altra sponda.

 Ecco diceva lo senti ora l’odore delle vacche? Aveva ragione si sentiva benissimo l’aroma delle stalle!

Ormai avevo imparato e quel giorno come lui sosteneva era una giornata buona perché passò ancora un paio di volte l’odore del pane fresco e anche con sua grande gioia l’odore delle capre.

 Le capre le capre  sussurrava toccandomi ed era vero si sentiva leggero ma inconfondibile l’odore dei becchi e delle capre che stavano sotto le rocce e sui greppi delle vallate di confine. D’ un tratto e non poteva venire che da Brissago sulla sponda Svizzera sentimmo insieme l’odore del tabacco che usciva dalla fabbrica dei sigari.

Gridai  per primo: I toscani! I toscani di Brissago! fu una prova che prima non avevo ammesso di sentire il pane e le capre solo per compiacerlo.

 Il tabacco disse si sente raramente ma oggi arriva con piacere: Toscanelli toscanelli di Brissago!

 Era davvero una gran giornata per gli odori forse una mattina di fine Marzo o dei primi di Aprile quando gli odori sono ancora pochi e si possono distinguere nettamente. Sentimmo le vacche, le capre, il pane, tabacco perfino la polenta! Poi ci arrivò un nuovo messaggio ci guardammo ognuno in attesa che l’altro parlasse per primo non osavo arrischiare il nuovo odore e lasciai che lo annunciasse lui ma era chiaro che si trattava di caffè tostato

Questo viene da Locarno disse, 20 km! qui vicino alla torretta siamo nell’angolo giusto per sentire Locarno….. che caffè! (…)

Anni più tardi, quando il Brovelli era morto, passai mattine intere sul molo per risentire gli odori, ma avessi dimenticato la posizione esatta o l’angolo giusto, non mi riuscì di sentire altro che l’odore d’acqua e quasi di luce che ha sempre il vento al mio paese.

Festival delle Storie: Luca

In questo Festival leggeremo storie parallele. Tutte partono dallo stesso spunto e da alcuni obblighi: Il luogo (lago), le parole: sospiro, zuppa di porri e suora

Storia di una suora e di un pianeta – di Luca Di Volo

Finalmente si avvertì il sordo rimbombo della nave che toccava il suolo… l’ultima parte dei viaggi era sempre così noiosa, snervante addirittura, a quelle velocità da lumaca, dopo la fantastica cavalcata a inconcepibili velocità attraverso le stelle…Il solito pensiero, che si ripeteva ininterrotto ad ogni arrivo su un suolo sconosciuto…

Con un sospiro rassegnato il comandate Andrei Toshimura fece spengere i motori . E anche quello era un istante magico… silenzio, finalmente il silenzio… l’attimo indefinibile tra l’immobilità e l’azione… Gli faceva ritornare sempre in mente l’Auriga di Delfi…sospeso tra l’essere e il non essere… come tutti loro, fermi, finalmente fermi ma pronti a muoversi per incontrare… cosa… ? ! Nessuno lo sapeva con sicurezza… e gli oblò lasciavano passare solo una pallida luce rosata… Secondo i calcoli doveva essere un’alba… Ma forse anche no… l’universo era tanto strano…

Però, almeno,  l’aria era respirabile, e avevano visto che erano atterrati sulle sponde di un magnifico lago verdazzurro… che, secondo ogni logica, doveva essere composto di acqua…. la buona vecchia H2O… che sembrava occupare tutte le nicchie possibili … ma non si poteva mai dire…

La snella figura di Suor Virginia stava già scalpitando impaziente davanti alla cabina d’uscita…Suor Virginia… ? ! Macchè… si sbagliava sempre… quella  era la dottoressa Virginia Adani, una delle esobiologhe più note della Terra…ma anche una Suora … dell’ordine delle Carmelitane, per l’esattezza… Eppure la tuta che indossava non assomigliava neanche lontanamente all’abito monacale… su questo la Marina Spaziale era stata fermissima… e anche il  Papa, Alessandro XII… aveva dovuto cedere … andassero pure le suore scienziate a zonzo per l’universo, ma con le uniformi prescritte… L’unica differenza era una piccola croce sulla spalla e un nastro bianco tra i capelli fulvi, tagliati cortissimi, pallida immagine dell’antico velo monacale… Per il resto era un membro dell’equipe scientifica… niente di più… e niente di meno…

E infatti, appena aperto il portellone d’uscita, lei e i membri della sua squadra sciamarono fuori come uno sciame d’api curiose… Lui no… non poteva, ancora… era il Comandante e doveva controllare un milione di cose…

Emise un altro sospiro, più forte, questa volta, dicendo al suo secondo che gli sedeva accanto…”Ma lo sai che qualche volta invidio gli scienziati… io per loro sono solo l’autista che li porta dove vogliono andare… A volte vorrei far domanda di cambiare mestiere… e ora perche’ ridi Alexiei? ! … ”

“Rido perché ho capito cosa ti fa tanto desiderare di fare lo scienziato… ”… Alexiei Kerenski, il secondo, a volte non rispettava per nulla la gerarchia… ma in certe cose, come diceva sempre, avere antenati Russi era un vantaggio…si vantava di quello che chiamava “sciamanesimo slavo”…una specie di telepatia di bassa lega… però era un simpaticone . ”Attentare alla virtù di una suora è sacrilegio… lo sai? ! ”

“Maledetta lingua lunga… smetti di dire stupidaggini e vai a controllare i motori…e ringrazia il tuo Dio che oggi si festeggia l’atterraggio e sono benevolo…”

Però quel maledetto sciamano non si era inventato proprio tutto…Altro sospiro… e il comandante Toshimura si immerse nei suoi doveri…

Intanto la squadra di scienziati era già partita per esplorare il pianeta…coi mezzi veloci e gli strumenti moderni non gli ci sarebbe voluta più di una settimana (tempo della Terra) per fare un quadro generale…

Ma il tempo passava veloce e alla fine anche il nostro comandante potè  varcare la soglia di quel mondo sconosciuto… e uscire all’aperto.

Lo accolse uno spazio immenso… si era quasi dimenticato quanto realmente fosse grande un pianeta… e quanto angusta fosse stata fino ad allora la sua dimensione abituale… anche se la nave al suo comando era oggettivamente gigantesca… ma in confronto ad un pianeta …

Passato quell’attimo di agorafobia, ebbe più agio di concentrarsi sul panorama. Estraneo…alieno… la prima definizione a venirgli in mente fu questa…  ma si rispose da solo “ E cosa credevi di trovare? ! ”. Sorrise a sé stesso… ormai avrebbe dovuto abituarcisi… ne aveva visti tanti… ma niente, la stretta al cuore era sempre la stessa…Il fanciullino che era in lui, come tutti gli umani, cercava la casa e la mamma… la protezione di qualcuno.

Guardò il lago. Avevano sbagliato a giudicarlo azzurro…visto da vicino invece era di un bel verde profondo… lo specchio di un cielo dello stesso colore, più sfumato, magari… Colpa della stella intorno a cui orbitava… meno gialla del suo Sole… appena appena più calda… un po’ più azzurra, appena appena… ma bastava per cambiare tutto.

Il resto del paesaggio era senza storia… secco, morto, piccoli avvallamenti… niente montagne… niente nuvole… Una specie di spazzatura dello spazio… solo strane luci che sembravano oscillare su quel lago… forse erano effetti ottici… barbaglii luccicanti, chissà.

Si distrasse da tutto questo:la spedizione stava ritornando… e suor Virginia insieme ai suoi assistenti  stava incamminandosi verso la nave…

Quando passò davanti a lui alzò lo sguardo, e l’espressione che vi lesse gli dette una stretta al cuore… povera Virginia… un’altra delusione.

Lui lo sapeva bene perché la dottoressa Virginia Adani, alias Suor Virginia, passava la vita a zonzo per l’universo… nonostante la sua granitica riservatezza non era un segreto per nessuno. Cercava quello che tutti cercavano… l’umanità intera, senza luogo e senza tempo, dalla comparsa dell’autocoscienza…la domanda eterna:”C’è qualcun altro. , siamo soli? ! ”

Ma in lei c’era qualcosa in più… una fede, fieramente sostenuta dalla scienza…a volte addirittura un po’ fanatica. Una miscela esplosiva che si traduceva in una determinazione quasi mistica.

Eppure non era priva di sentimenti. I suoi lati umani erano ugualmente pieni e totalizzanti, i due lati in lei si pareggiavano… Dava l’idea di poter essere scienziata, suora devota e… perchè no… allo stesso tempo splendida amante appassionata. In lei non c’era contraddizione alcuna.

Calava la sera su quel mondo straniero, quando Virginia (la chiamerò così, senza tanti titoli) si fece ricevere dal Comandante, e senza tanti preamboli gli chiese dipoter passare la notte FUORI della nave, a poche decine di metri, ma FUORI.

Al povero Andrei gli diventò bianco un ciuffo di capelli… la prima risposta sarebbe stata un secco e ghignante no, reciso… ma non si poteva… Quella che aveva davanti non era una persona qualunque… e forse aveva le sue ragioni, che lui non comprendeva.

Quindi… bisognava trattare, sforzarsi di raggiungere un compromesso, che  salvasse almeno le apparenze.

Perciò l’autorizzò a rimanere fuori della nave durante la notte, ma sorvegliata a vista da tre robusti marines armati di tutto punto… e non si sentiva tranquillo neppure così…Comunque… incrociò le dita…

E all’alba di quella notte insonne si sentì ancor meno tranquillo quando, passando per le camerate, vide i tre eroici marines, incaricati di sorvegliare Virginia, che stavano beatamente dormendo nelle loro brande.

L’urlo del comandante svegliò tutti, compresi i tre malcapitati che, nudi com’erano si alzarono in piedi facendo il saluto militare…ma Andrei non era in vena di comicità. A voce pericolosamente bassa disse:” E come mai non siete fuori con suor Virginia(ora gli piaceva chiamarla così)? ! ”

I tre cominciarono a mugolare… ”Comandante … non è colpa nostra…”uno parlava e gli altri scuotevano la testa… poi parlava un altro e scuotevano la testa gli altri due… ”Ce lo ha detto lei…voglio star sola… ”… ”Noi non volevamo… abbiamo tenuto duro… ma poi lei ha fatto valere il grado…e allora bisognava obbedire… ”

“E l’avete lasciata SOLA? ! ! ”. IL ruggito fece tremare le paratie del locale…. ”Maledetti imbecilli, deficienti… (e qui mi fermo, dato che la Marina Spaziale a volte usa vocaboli che potrebbero offendere l’orecchio dei lettori)…ma ne riparleremo alla base… ”Alexiei… ! ! ”Altro urlo… ”Metti ai ferri questi disgraziati… e nella cella più oscura nella nave…poi preparami un rapporto per la corte marziale… ”

 I tre malcapitati uscirono, prendendosi mentalmente a calci per essersi arruolati …però una come suor Virginia … chi la poteva prevedere? !

Ma lasciamo i tre poveracci alla loro sorte…

Per fortuna era quasi l’alba, e anche dagli oblò si poteva scorgere la figura indistinta della suora, sulla riva del lago.

In un attimo Andrei e la scorta furono fuori e raggiunsero Virginia in un batter d’occhio.

Ma arrivatile vicino si fermarono di botto, sgomenti.

La dottoressa Adani era immobile, inginocchiata… gli occhi verdi brillavano per l’estasi…

Che gioielli…mi dispiace dirlo ma questo commento fuori luogo fu proprio il comandante a farlo… completamente a sproposito… già perché tutto l’atteggiamento di suor Virginia era tale da incutere rispetto e… quasi timore…

Passò un po’ di tempo… che sembrava essersi fermato per tutti, quando finalmente lei percepì la loro presenza. Ma non cambiò umore, anzi, apparve felicissima di vederli…Lo smagliante sorriso lo confermò subito.

Intanto Andrei ragionava furiosamente…si girò intorno:nulla, la solita desolazione…si fissò sul lago… se poi “era” un lago… e su quelle luci … quelle luci… Ora parevano vive… sentì di odiarle istintivamente, afferrò un sasso e con una cavernicola reazione, fece per tirarlo dentro al lago…Con uno scatto felino Virginia gli afferrò il braccio… era sconvolta.  “Fermo, fermo, Andrei(era la prima volta che lo chiamava cos’), fermo, per l’amor di Dio…sono questi i nostri… i nostri fratelli…li abbiamo trovati…”E i suoi occhi parevano amplificarne lo splendore… ”Io devo restare qui… devo imparare tante cose… tante cose…, tornerete … oh sì che tornerete… e allora potrò dirvi tutto… e festeggeremo…Andrei, la mia è una promessa… sarò ancora umana, non preoccuparti, ma ora devo restare… ”

E fu necessario ancora un compromesso…Sarebbe restata in quel desero, sì, ma con adeguata scorta di uomini armati, viveri… e tutto il resto… Un bel rischio ma se lei avesse avuto ragione anche in minima parte… si doveva rischiare…

E così lei rimase… aveva davvero trovato il suo Dio? ! Nessuno poteva dirlo… ma neanche negarlo…

Ma ormai il tempo era scaduto… bisognava partire. I motori della nave già stavano rombando.

Andrei, solo nella sua cabina, era lì col corpo ma la sua anima era altrove… accanto all’adorata Virginia… sulle rive di quel lago ultraterreno…e se si fosse sbagliato… la Chiesa avrebbe chiesto e ottenuto la sua testa… e la Marina gliel’avrebbe data volentieri…

E proprio in quel momento gli giunse un penetrante odore familiare… chissà perché, forse per festeggiare la partenza, il cuoco aveva deciso di cucinare la zuppa di porri… quella della sua infanzia…  

Suo malgrado gli occhi gli si riempirono di lacrime… non sentì neppure la tremenda pressione  dell’accelerazione che spingeva la nave lontano da quel mondo… nell’universo senza fine… e senza tempo.