In questo Festival leggeremo storie parallele. Tutte partono dallo stesso spunto e da alcuni obblighi: Il luogo (lago), le parole: sospiro, zuppa di porri e suora
Hotel sul lago – di Rossella Gallori

Sognavo acqua, sempre acqua.
Non sempre mi bagnavo…
Dalla sua postazione poteva vederli, sentirli, nascosta ai loro occhi, sprofondata nella poltrona malconcia, che dell’azzurro aveva solo un ricordo,d’ altronde tutto era un po’ polveroso, come l’aria fuori, come la luce dentro.
Hotel del Lago, un nome anonimo, come l’insegna, di legno sbiadita dall’umidità, uno specchio d’ acqua a due passi da qualcosa.. ..Sirio, credeva proprio si chiamasse così…aveva scelto tutto in fretta in un novembre ancora caldo, per dimenticare o forse per ricordare in modo diverso….
In un dormiveglia che era altaLena.
Frutto di una vita claudicante.
Sospirò mordondosi il labbro inferiore e ritornò ad osservarli, ad ascoltarli con attenzione. Erano, i due rimasti incollati l’uno a l’altro con le mani e con gli occhi:
Anche tu qui? In questa stagione, dopo tanto tempo.
Si, dovevo,volevo!
Lo sciacquettio del Lago Sirio, coprì il suo ennesimo sospiro, la noia era mortale, per fortuna una specie di sole illuminava, se pur di riflesso, il vetro appannato della finestra.
Pensi ancora a lei? Io spesso.
Io sempre, non passa giorno.
Volano i silenzi, da parete a parete
Formando macchie d’umido.
La sala da pranzo era semibuia, il nulla era interrotto dalle voci sommesse dei due uomini e dall’odore di zuppa di porri, che inesorabile si presentava alle 20. La vecchia pendola annunciava le 19e 54.
Sono passati 30 anni e penso ancora a quell’incontro.
Vorrai dire scontro, eravamo amici, ma amare la stessa donna ci ha reso nemici.
Il dialogo era iniziato dopo una interminabile pausa, i due uomini stavano sorseggiando un liquore rossastro, in orribili coppe di vetro grossolano.
Lei aveva freddo, coprì le gambe seminude, con un cencio, che di plaid non aveva più nemmeno il nome, l’ immobilità e la scelta sbagliata dei vestiti, la stavano immobilizzando.
Freddo sempre solo freddo.
Il cuore non si scalda da solo.
Ti ricordi i suoi occhi?
Li sogno ogni notte, bleu come l’ acqua del lago…dai riflessi dorati.
E la massa di riccioli biondi?
E la bocca carnosa?
Ascoltando il monotono dialogo provò ad immaginare, l’ affascinante ragazza, che pareva senza nome.
Il ciabattare della padrona dell’ alberghetto ed il rumore di posate, annunciava, la solita triste cena, ma cosa poteva pretendere per quel che aveva speso.
Il più alto incartapecorito riprese la parola:
se n’è andata senza una parola, un cenno di saluto.
Si lo ricordo bene, incalzò il più tarchiato.
Io l’ amavo!
Anche io!
Ci disse: amo un altro…
Già se ne andò così….scomparsa.
Stanca di ascoltare si alzò, il suono del campanello aveva annunciato un nuovo arrivo…..
I due uomini vicini, ma non troppo la squadrarono da capo a piedi, rivolgendole uno sguardo indagatore che rimbalzava dalla porta a lei, da lei alla porta….
Si accomodi, si accomodi madre, in tempo per la cena, che piacere vederla dopo tanto tempo, c’ è il signor Lastrucci, il Bertelli…solo loro e anche…..
Suora?
Suuuuora?
Apparve sulla porta una monacona, dagli occhi cerulei, sui 70 e gli 80 di chili e di anni.
Trattenne a stento una risata, beh infondo lo aveva detto che amava un altro, pensò con tenerezza ai due anziani, alla loro delusione…decise di fuggire da quel sogno ovattato, dove lei non c’era, corse verso una valigia sconosciuta, inciampando in una vecchia poltrona di vimini, che cadde senza far rumore sul tappeto sbiadito….fuggire… fuggire, lei doveva scappare o…..o….. svegliarsi!!!
Si svegliò lentamente allungando le gambe sotto la coperta di cachemire color miele, una leggera brezza primaverile l’ accarezzò, la vista del lago di Como era magnifica, Villa D’Este non l’ aveva delusa, il parco…Cernobbio…un sogno vero a 5 stelle, qualcuno, le porse un calice di bollicine….il profumo di tartufo le ricordò che era l’ ora di cena…salì in camera per cambiarsi, cercò lo scialle, ricordando che lo aveva lasciato nella mansarda del suo appartamento “ Il sogno” a villa Garovo….dalla piccola finestra vide allontanarsi, a testa bassa, tre vecchi: 2 uomini ed una suora grassa e zoppa…..
Se riesco a dormire, sogno.
Se sogno mi voglio svegliare.
L’atmosfera del lago che è sogno ad occhi aperti..bello l’intreccio fra storia e inserti poetici …Ross al top.
"Mi piace""Mi piace"
Volano i silenzi da parete a parete e formano macchie d’umido… Basta questa frase per definire la tua scrittura : sempre “oltre”, sempre unica, sempre sorprendente. Sogno e realtà si intrecciano, si scambiano i ruoli, niente è mai definito. Brava!!!
"Mi piace""Mi piace"
Riesci a dare forma ai sentimenti e perfino al silenzio con parole inusuali ed efficaci
Questo tuo modo di esprimerti così particolare e personalissimo fa dei tuoi brani dei piccoli gioielli da leggere d’un fiato
Belli i personaggi e originale la storia
Brava Rossella!
"Mi piace""Mi piace"
Anche questa volta hai fatto centro…originale la storia e lo stile tutto tuo la rende ancora più bella
"Mi piace""Mi piace"
Bello come scrivi, grazie
"Mi piace""Mi piace"