Festival di Storie: Nadia

In questo Festival leggeremo storie parallele. Tutte partono dallo stesso spunto e da alcuni obblighi: Il luogo (lago), le parole: sospiro, zuppa di porri e suora

Fatto di sangue – di Nadia Peruzzi

“Fatto di sangue ad Orta San Giulio”, così titolava in tutte le edicole della zona la locandina del Gazzettino del lago d’Orta.
Luigi che aveva il negozio di barberia sulla piazza principale di Orta si era affrettato a comprare una delle prime copie del giornale e mentre iniziava a leggere, attorno a lui si era radunata una piccola folla.
Luigi era una vera istituzione da quelle parti. Nato e cresciuto lì sapeva tutto di tutti e per di più sull’isolotto di San Giulio continuava ad abitarci nonostante lo spopolamento sopraggiunto negli ultimi anni, soprattutto durante la stagione invernale.  Era naturale quindi che in diversi si radunassero attorno a lui in una circostanza come quella. Come se possedesse le chiavi giuste per aprire la porta sulla verità o, in sottordine potesse almeno avere disponibili elementi per capire qualcosa su quella incredibile vicenda.
L’articolo era a firma di un’altra istituzione della zona. La Nicoletta Strambelloni , giornalista e pubblicista locale di una certa fama , nonché moglie del sindaco in carica Onorio di Salaparuta.
L’articolo prendeva quasi tutta la prima pagina del giornale.
Il titolo era a caratteri cubitali: “Orrendo fatto di sangue in riva al lago d’Orta!”
“Ieri notte attorno alle ore 1, 30 nei locali dell’hotel Miralago di proprietà della signora Maria Bellosguardo, sono stati rinvenuti due cadaveri crivellati di colpi.
Dalle frammentarie notizie raccolte fino ad ora gli inquirenti non sono in grado di formulare nessuna ipotesi concreta che possa aiutare a far luce su questa macabra vicenda.
Sappiamo che una delle due vittime M. C.  abitava sull’isola da circa due anni. Era un solitario, dava poca confidenza. Si diceva fosse uno scrittore, ma chi aveva provato a far ricerche di titoli a lui attribuibili non era riuscito a trovare granché.
Spesso lo si vedeva con cavalletto e pennelli andare a cercare scorci del lago e delle montagne da ritrarre nei suoi quadri.
Nessuno in quei due anni era riuscito ad entrarci realmente in confidenza. Negli incontri si limitava a saluti di circostanza e apprezzamenti sul tempo e sul luogo. Nulla di più.
Nemmeno la signora Maria che cercava di stuzzicarlo ogni volta che si fermava a cena nel suo hotel, era riuscita a sapere qualcosa di concreto.
L’altra vittima, non aveva ancora un nome. Nella borsa che aveva con sé, non è stato trovato alcun documento utile alla sua identificazione.
Era arrivato sull’isola da poche ore. Aveva chiesto di M. C.  al receptionist dell’hotel. Aveva bisogno di incontrarlo urgentemente, aveva detto.

Lo avevano fatto accomodare nel salottino , davanti all’ampia vetrata che incorniciava il porticciolo, il lago, Orta appena lì di fronte e più lontano la linea brumosa delle montagne con le punte già spruzzate di neve. Lì sono stati rinvenuti  i corpi.
Seduti uno di fronte all’altro, come se continuassero ad essere impegnati in una conversazione.
A trovarli è stata la proprietaria dell’hotel, che ha immediatamente allertato polizia e carabinieri. Era scesa a controllare una delle persiane della porta finestra che consente l’accesso direttamente al lago e all’imbarcadero privato dell’hotel.
Dopo la bonaccia stagnante degli ultimi giorni, impregnata di umidità,  si era alzata la tramontana e l’imposta aveva cominciato a fare un baccano d’inferno.
Chi scrive ha provato a porre alcune domande alla signora Maria, ma né lei, né tanto meno gli inquirenti sono stati in grado di dirci cose utili a far chiarezza.
Tutto rimane avvolto nel mistero. Troppo presto per capire chi siano realmente le due vittime, per quale motivo possano essersi incontrate, chi possa aver compiuto un atto così efferato senza lasciare la minima traccia dietro di sé.
Nota inquietante il fatto che i colpi , almeno dieci a testa, siano stati sparati con un silenziatore. Questo fa pensare all’intervento di un professionista.
La domanda che cercano un po’ tutti di evitare di pronunciare apertamente, e comprendiamo perché,  è se possa essere ancora sull’isola o sia fuggito e chissà dove.
Dati i pochissimi elementi a disposizione allo stato attuale, per cercare di fare chiarezza prima possibile sulla vicenda e aiutare gli inquirenti nelle loro indagini , ci sentiamo di rivolgere un appello ai cittadini di Orta e di Orta San Giulio.
Chiunque abbia visto cose che possa ritenere di aiuto per le indagini,  si presenti alla locale stazione dei carabinieri, dove è stata attivata una task force che si occuperà del caso. Non abbiate alcun timore di esporvi perché sarà garantito l’anonimato di chi porta la sua testimonianza.
Vi terremo aggiornati man mano circa gli ulteriori sviluppi di questa vicenda . Ci auguriamo di poter uscire presto da questo incubo. La serenità dell’intera comunità ortana e dei suoi luoghi è turbata e non possiamo permettercelo tanto più in vista delle feste di Natale e Capodanno e della ripresa della stagione turistica.
E’ desiderio delle autorità locali, come si evince anche nel comunicato diffuso dal sindaco, che gli inquirenti svolgano al meglio e in rapidità il loro lavoro in modo che un pericoloso criminale possa essere consegnato alla giustizia prima possibile!”.
L’appello e la notizia stavano passando in tv , al tg regionale, proprio nel momento in cui Rebecca si stava svegliando. La tv era rimasta accesa in quello scampolo di notte, a quanto pare. Lo aveva capito dal bagliore che arrivava dalla cucina. La spense mentre stava passando il meteo che dava tempo soleggiato e temperatura tutto sommato mite,  per essere in prossimità del Natale.
Aveva fretta come ogni mattina, Rebecca. Si lavò e si vestì rapidamente e senza far colazione. Non c’era tempo.
La barca che arrivava ad Orta direttamente dall’hotel Miralago e solo per lei e per Luisa non le avrebbe aspettate per più di 5 minuti oltre l’orario previsto. Alle 7, 30 e con qualunque tempo , dovevano essere all’imbarcadero per arrivare all’hotel prima delle 8. Ci lavorava come cameriera già da tre anni, le piaceva molto e per questo , ogni mattina, si alzava di buon grado. Non quella mattina, però. Sul petto aveva avuto un macigno che le aveva disturbato il sonno. Era stata con gli occhi sbarrati per molto tempo prima di cedere.  “Non devo aver dormito più di mezz’ora”, si disse quella mattina.
Era ancora tutta frastornata e abbastanza impaurita.
Non era del tutto sicura, ma aveva più di una sensazione di aver visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere. Le era rimasto addosso il dubbio che la sua presenza non fosse passata inosservata visto che era nel posto sbagliato in quello che avrebbe potuto essere anche il momento sbagliato.
Marco, il figlio della signora Maria, proprietaria dell’hotel l’aveva invitata a restare sull’isola, dopo il lavoro. L’avrebbe riaccompagnata più tardi ad Orta con la barca, le aveva detto.
Avevano vagato per l’isola nascondendosi negli angoli più reconditi e romantici. Si erano persi a guardare le stelle e a cercare Sirio. Al primo bacio di Marco aveva perso del tutto la cognizione del tempo. Tutto aveva perso importanza ad eccezione dei loro cuori che stavano battendo all’impazzata .
Non aveva prestato particolare attenzione nemmeno a quei flop flop flop flop, che aveva sentito ad un certo punto della notte. Le sembrava che fossero venuti dall’hotel. Era un rumore strano che non era stata in grado di riconoscere. Forse una imposta che sbatteva in lontananza, forse le fronde della magnolia a causa di qualche animale notturno. Nemmeno il fruscio sul prato che aveva sentito per un momento,  un po’ di tempo dopo i flop,  le aveva dato da pensare.
Sicuramente un animale uscito dalla tana e che si aggirava sul prato. Non poteva essere nient’altro.
Ci aveva ripensato solo dopo che Marco l’aveva accompagnata a casa. Non era stato solo il fruscio a colpirla. Con la coda dell’occhio aveva anche visto qualcosa. Come se fosse un fotogramma della pellicola di un film rivide la figura scura, coperta da capo a piedi. Si allontanava di corsa dall’hotel in direzione dell’imbarcadero. Trovò almeno la spiegazione dei flop flop flop. Dovevano essere i remi della barca che si allontanava. Che altro avrebbero potuto essere, si era detta!
Chissà se avrebbe dovuto dire a qualcuno di quella figura scura . Ci pensò su per concludere che non avrebbe parlato con nessuno. Avrebbe dovuto ammettere di aver passato con Marco quella serata . Nessuno dei due voleva ancora dire nulla della storia che stavano vivendo da qualche tempo.
Le rimaneva un dubbio che la portava a porsi delle domande .
“La figura che sono sicura a questo punto di aver visto, avrà notato anche me?Se così fosse, potrei,  senza saperlo,  essere in una situazione di pericolo?E perché mai?”
Correva così forte quella mattina, per arrivare in tempo, che non si accorse dei capannelli davanti alla barberia di Luigi, e davanti all’edicola. Non fece a tempo nemmeno a vedere la locandina che tappezzava un po’ tutte le pareti dei negozi che affacciavano sulla piazza dell’imbarcadero.
Salutò con un sorriso Luisa che era già seduta in barca e Goffredo pronto ad avviare il motore.
Nessuno dei due rispose al suo sorriso, ma pur sembrandole strano pensò al fatto che in fondo anche lei quella mattina aveva pensieri che non la facevano stare del tutto tranquilla . Si perse in quelli e non fece caso a nulla del resto.
Fu evidente che qualcosa non andava man mano che Orta San Giulio si avvicinava. C’era un intero mondo su quella minuscola isola di solito quasi deserta a quell’ora della mattina e in quella stagione dell’anno.
All’imbarcadero dovettero schivare le strisce bianche e rosse che delimitavano il punto di attracco di fronte all’hotel.
Altre erano visibili in vicinanza del posto dove lei e Marco si erano baciati la notte prima.
In hotel gran via vai di poliziotti e carabinieri, in divisa e in borghese
Nel salottino scorse almeno 4 o 5 persone tutte in camice bianco.
Con la coda dell’occhio vide , dietro a due in camice bianco, il signor Marcello, di cui dimenticava regolarmente il cognome, seduto esattamente nel punto nel quale lo aveva visto la sera prima, quando gli aveva portato il caffè.
Era sulla poltrona, rivolto verso il lago. Lo sguardo perso oltre la vetrata , quasi a cercare la linea dell’orizzonte nella luce rosata di quella mattina di inverno.
Di fronte a lui l’uomo che aveva visto solo poche ore prima. Era a capo reclinato, come se dormisse.
Fece fatica a comprendere ancora per qualche attimo.
Poi Marco la prese per mano e in biblioteca riuscì a raccontarle brandelli di notizie raccolti parlando con sua madre ancora sotto shock dopo il ritrovamento dei due cadaveri.
Erano stati uccisi senza alcuna pietà. Marcello aveva il viso sfigurato per i colpi. L’assassino li aveva concentrati tutti e dieci sul volto.
L’altro invece era stato colpito con una gragnuola di colpi al petto e al cuore. Dieci anche in quel caso e tutti andati a segno.
Rebecca ebbe un brivido. Aveva accompagnato lei nel salottino il visitatore sconosciuto.
Cercava il signor Marcello, le avevano detto alla reception e visto che ancora non era arrivato e lo aspettavano solo per cena, aveva avuto il compito di farlo accomodare proprio nel salottino. Aveva bisogno di un posto tranquillo per poter leggere i documenti che aveva con sé.
Il signor Marcello era arrivato dopo una mezz’ora.
Rebecca ricordava di avergli fatto un cenno di saluto mentre lui si stava avvicinando all’uomo che lo stava aspettando.
Era stato uno strano saluto fra loro, dovette ammettere quella mattina.
Negli occhi del signor Marcello aveva visto prevalere un certo stupore.  Lo sguardo dell’altro aveva un che di tranquillo e appagato come succede quando ci si sia scrollati di dosso un peso e un obbiettivo fosse stato raggiunto.
Non aveva scorto nessuna ostilità fra loro, né aggressività. Anzi tutto il contrario.
Avevano solo esitato un po’ prima di riuscire a darsi la mano. Poi le avevano mosse insieme  e ne era risultata una stretta vigorosa, complice e molto più lunga del normale.  Come se in quel tempo sospeso e in quel silenzio fra loro si dovessero ricollegare fili lontani di una vicenda che li aveva visti protagonisti, forse loro malgrado.
Del dopo le erano rimasti solo frammenti di conversazione.
“Meno male . . . .  più nascondermi!”
“Finalmente . . .  il grimaldello giusto, e la gola che ha parlato!”
“Mia moglie e mio figlio, avvertiti?”
” I colleghi . .  in questo momento, mi hanno appena inviato un messaggio. “
“Potrò andarmene già da domani?”
” Ancora un giorno o due , le ho portato intanto i documenti da firmare!”
“Non ne potevo più di questo luogo. Tutta questa bellezza può trasformarsi nel suo doppio negativo in situazioni complicate. “
Marco l’aveva chiamata proprio allora e non era riuscita a sentire il resto.
Solo mentre Marco le stava raccontando il poco che sapeva in biblioteca, quella mattina, le tornò alla mente un particolare che fino a quel momento era rimasto sepolto chissà dove e perché.
Mentre stava andando verso lo spogliatoio per recuperare le sue cose,  aveva visto uscire dalla toilette quella strana suora arrivata sull’isola due o tre giorni prima.
Era di un ordine sconosciuto, veniva dall’estero ed era in visita ad una consorella che abitava nel vicino convento. Almeno questo è quanto aveva sentito sul suo conto in quei pochi giorni.
Per un attimo aveva anche incrociato il suo sguardo. Poco benevolente e misericordioso, tanto meno compassionevole.
A ripensarci quella mattina il ricordo di quegli occhi le portò inquietudine.
Fu un attimo e i flop flop flop flop flop , il fruscio nel prato, e la figura scura che le era sembrato di vedere correre verso l’imbarcadero le apparvero in tutto un altro lugubre significato.
Non ebbe il coraggio di dirsi altro, tanto meno di decidere cosa avrebbe dovuto fare di quelle sue intuizioni.
Avrebbe aspettato il solito articolo della Strambelloni per avere qualche elemento in più e decidere il da farsi.  

Avatar di Sconosciuto

Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

5 pensieri riguardo “Festival di Storie: Nadia”

  1. Ho avuto paura, ho sorriso, mi son lambiccata il cervello, ho cercato di memorizzare nomi, fatti…luoghi…
    Tutto in un racconto….veramente ho visto qualcosa anche io…ma come sempre…Non ne sono sicura😳
    Brava Nadia…

    "Mi piace"

  2. L’intreccio della trama e la maestria nella descrizione mi hanno fatto leggere tutto d’un fiato, secondo me sei più brava tu della Strambelloni quindi continua e facci sapere chi è l’assassino…sarà la suora? E il movente?

    "Mi piace"

  3. Fila via che è un piacere, accidenti che fantasia! Scorre tutto davanti agli occhi, proprio come in un film… Non ci lascerai con la curiosità di sapere come va a finire!

    "Mi piace"

  4. Come puoi immaginare scrivere un racconto così avvincente e così lungo per me resterà un sogno
    Per il momento leggerò i tuoi con tanto piacere e chissà forse un giorno…… mai dire mai!
    Brava brava Nadia!

    "Mi piace"

Lascia un commento