Scarpe introvabili: Carmela

Amiche per la pelle – di Carmela De Pilla

foto di Carmela De Pilla

Mi hanno accompagnata, mi hanno incoraggiata, hanno dato di me quella nota originale e divertente, mi sono sentita ridicola o in armonia con esse.

Ricordo con affetto quelle di un tempo antico, ritinte di bianco perché tutte sbucciate, già consumate da qualche cugina, ma ritornate a vivere ai miei piedi, chiuse d’inverno e poi rimodellate da mia madre per farne sandali per l’estate perché il piede già cresciuto potesse starci ancora una stagione. Una volta non si buttava via niente se non era completamente consumato e così io, ultima nipote di una decina di cugine indossavo scarpe vecchie da far rivivere.

All’età di 13 anni ero una ragazzina già abbastanza alta con un piede fuori misura, portavo il quarantuno e, inutile nasconderlo quello fu per me un vero problema perché mentre le mie amiche bamboleggiavano nelle loro belle scarpe io ero costretta a mettermi quelle da maschietto, a volte mi mettevo perfino quelle di mio fratello!

Una vera tragedia!

Per fortuna verso i diciassette anni ci fu la moda delle college che erano unisex, mi piacevano molto e potevo nascondere il mio lungo piede con una certa disinvoltura.

Con l’età cresceva sempre di più il desiderio di indossare scarpe eleganti, magari con il tacco, ma per quanti negozi avessi girato di quarantuno non ne vedevo nemmeno l’ombra, mi sentivo dire “Signorina non è la sola sa?” e senza darmi una spiegazione mi dovevo rassegnare.

Quella sera c’era una festa in casa di una mia amica e la vanità di ragazza mi spinse a comprare l’unico paio di scarpe che sono riuscita a trovare, peccato che fossero il quaranta, ho passato la serata su una sedia con un tremendo mal di piedi guardando le mie amiche ballare, gli altri avranno pensato sicuramente che ero la ragazza più scontrosa del gruppo!

Ho dovuto aspettare gli anni ottanta per indossare scarpe più femminili e allora mi sono data alla pazza gioia! Sarà per questo che mi piacciono da impazzire?

Da allora mi sono sbizzarrita e ho esaudito il desiderio represso per tanti anni, ne ho avute di tutti i tipi e di tutti i colori, ma il requisito più richiesto era che fossero femminili e con il tacco, non dovevano essere solo comode, la comodità è un privilegio che hanno solo gli scarponi e le scarpe da ginnastica che mi hanno accompagnata nei miei tanti trekking in montagna e nelle lunghe camminate.

Tutte le mie scarpe hanno assistito alla mia crescita, al mio cambiamento, da ragazzina con passo lento, incerto, titubante poi sempre più veloce e sicuro di sè ora quasi spavaldo.

Da qualche anno però è arrivato il tempo post protesi alle anche, ironia della sorte, che mi costringe a indossare solo scarpe col tacco basso, ma nel ripostiglio ci sono tutte le altre che mi aspettano pulite e ben tenute desiderose di ricominciare a vivere.

Scarpe indomabili: Simone

                                  IO VI DOMERO’ – di Simone Bellini

foto di Simone Bellini

I miei cari  vecchi anfibi, compagni di tante camminate nei boschi in cerca di funghi  o in scoperta di incantevoli laghi montani, stremati dai tanti anni insieme, decisero che ormai il loro tempo era finito e mi lasciarono senza suole in un sentiero ciottoloso mentre visitavo le cave di marmo di Carrara. Ci stavo bene in quegli anfibi perché, nonostante arrivassero a coprire il polpaccio, erano abbastanza leggeri, merito della suola che non era cucita alla vecchia maniera ma pressofusa, incollata così bene da durare tutti quegli anni.

Da  qui l’urgenza di sostituirli con un paio di scarponi che fossero forti e magari anche più longevi, definitivi insomma da durare una vita.

Fu così che, passando da un paesino di montagna, li vidi esposti in bellavista a saldo . Avevano l’aspetto di una solidità comoda e rassicurante . A differenza degli scarponi moderni ( leggeri e tecnologici ) questi erano in vero cuoio con suole ben scolpite, indistruttibili ! Il tutto cucito con uno spago alla vecchia maniera. Le caviglie erano  avvolte con del morbido cuoio imbottito . Infine lacci rossi per dare un look più moderno al loro aspetto vintage. Tutto ciò mi convinse a comprarli.

Alla prima occasione, una passeggiata nei boschi, li provai; effettivamente erano un po’ pesanti, ma quel senso di robustezza mi rassicurava ad ogni passo facendosi sentire, però, anche sulla pelle del mio tallone, tanto che dopo qualche ora era afflitto da una dolorosa galla.

– Va be’- pensavo – sia la pelle mia che quella dello scarpone si devono adattare.-

Li provai più volte, sia in cerca di funghi, che nelle passeggiate con la famiglia, in ogni occasione buona per indossarli. Dovevo domarli!

Ho provato a trattarli con la sugna, a battere col martello nei punti più duri.

 Niente, non volevano cedere! Ogni volta era una sofferenza indossarli.

IO… VI… DOMEROOOO’!!!!!

In occasione di una bella nevicata sulle montagne pistoiesi un mio amico mi invitò ad una ciaspolata di gruppo. Quale occasione migliore per metterli ancora alla prova. Lo scenario  era meraviglioso, la giornata splendida, il vento aveva modellato in orizzontale i ghiaccioli sugli alberi bianchi di neve come tutto il paesaggio. Il freddo che di solito è secco, era pungente e umido della pioggia caduta il giorno prima. IO ODIO IL FREDDO! Il gelo mi era entrato nelle ossa, i miei poveri piedi non li sentivo più tranne il dolore che mi procurava la nuova galla. E vvaabbene BASTA !! Non ne posso più, mi arrendo, MI AVETE DOMATO, non vi metterò mai più scarponi malefici!!!