Scarpe solide: Patrizia

Le scarpe e lo scorrere del tempo – di Patrizia Fusi

La scarpa del cuore per me è una calzatura che mi fa sentire libera nel camminare confortevole e calda nella stagione fredda.

Ricordo che quando ero piccola qualche volta camminavo scalza ma non mi piaceva, perché sulla ghiaia sentivo male, nei campi dove era stato tagliato il grano gli spunzoni mi ferivano i piedi e dovevo stare attenta a metterli nei solchi.

Nella mia gioventù non ho avuta molta scelta: un paio per la domenica e un paio per andare a lavoro, le cose cambiarono quando iniziai a lavorare, ricordo che mi comprai un paio di scarpe rosse bordò avevano un po’ di tacco, la suola era tutta di gomma, mi piacevano molto e ci stavo comoda e calda.

Una sera tornando da lavorare pioveva tanto e mi si bagnarono dentro, quando arrivai a casa le asciugai con uno straccio e poi, per averle pronte la mattina successiva, le misi nello scomparto inferiore della stufa a legna per asciugarle.

La mattina quando andai a prenderle la gomma si era ritirata e non mi entravano più nei piedi, dovetti mettermi le scarpe della domenica, un decolté nero con il tacchetto fine, molto scomode e fredde per fare tutta la strada da casa mia all’autobus.

 La domenica quando andavo a ballare, fino al circolo mettevo le scarpe dei giorni feriali e le cambiavo con il decolté alla fine della strada, le lasciavo a casa di una mia amica.

Da quel periodo mi viene di pensare che quando ho le scarpe comode e asciutte e più di un paio mi sembra una ricchezza.

Ricordo il piacere che provavo da piccola ad andare nella cesta sotto il letto dove erano riposte le scarpe della famiglia, prendevo le scarpe di mia mamma con il tacco e ciabattavo per il piccolo appartamento, la mamma mi diceva “Patrizia mettile a posto perché sono quelle di Gesù dopo queste non ce n’è più”.

Quando potevo indossare scarpe alte o zatteroni mi sentivo più carina, mi rendevano più slanciata.

Ho avuto un modo di camminare costante e deciso né troppo lento né troppo veloce, una camminata solida con scarpe comode e invece con il tacco più lenta e più femminile.

A settanta anni il mio modo di camminare è cambiato, è diventato diverso, sono diventata più lenta e incerta nei passi, anche se con alcuni accorgimenti e scarpe adeguate ho un po’ recuperato.


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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

5 pensieri riguardo “Scarpe solide: Patrizia”

  1. Passi nudi…Passi vestiti…decisi…lenti..cmq passi di una donna forte che alla vita ha dato e dalla vita ha ricevuto….sono quelle di Gesù dopo queste un ce ne è più….
    Sembra di aver avuto la stessa mamma

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  2. Scorre la vita e cambiano le scarpe. Spesso le conserviamo, inutilmente, per non perdere i noi stessi che siamo stati, anche quando i tacchi non si portano più e la più bella scarpa è quella comoda e calda. In questo scritto la saggezza coraggiosa di chi dice “Avere scarpe asciutte e più di un paio è già ricchezza”. Dovremmo ricordarlo molto più spesso…….

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  3. Patrizia hai dipinto un quadro che ricordo molto bene anche io.L’immagine delle scarpe di famiglia nel cesto è quella che mi ha colpito.Non l’ho sperimentata,non stavano nel cesto le scarpe,ma mi fa venire in mente un interno con camino acceso una casa calda in cui ci si vuol bene.

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