Parigi o cara- di Carla Faggi

Il mio primo viaggio, vent’anni o poco più, è stata una sfida e un’avventura verso l’indipendenza.
Poteva essere qualsiasi posto, non aveva importanza, ho scelto Parigi perchè conoscevo la lingua francese, solo per quello.
Volevo sfidarmi, fare qualcosa di diverso, vincere la mia timidezza e insicurezza. Un viaggio da sola in un paese straniero.
Mollai il fidanzato dell’uscio accanto e partii per Parigi au pair presso una famiglia francese.
Dovevo guardare due bambini in cambio di vitto e alloggio e “argent de poche”.
Le priorità erano io e la scoperta di me stessa, poi i francesi e tutta la gente del mondo che sembrava fosse tutta venuta lì, e infine veniva la scoperta della città.
Spesso mi ripetevo “sono a Parigi, io, la Carlina di Settimello sono a Parigi da sola!”
Ero orgogliosissima e fiera di me. Ero finalmente l’italienne che parlava abbastanza bene il francese, anzi il parigino, e non la settimellese che parlava un povero italiano da provinciale di un periferico comune oltre Firenze.
Ho avuto tanti amici, conosciuto tante persone, di tante e tante nazionalità. Ma più che altro mi intesessavo a me, a come mi comportavo, a come ero, a come potevo sbagliare e sbagliare ancora senza che nessuno lo sapesse, almeno non i miei genitori ed il mio paesino.
Comunque qualche volta feci anche la brava, mi ricordo che andai alla festa de L’Humanité a sentir parlare l’allora segretario del PCF Georges Marchais. Erano i primi anni settanta. Lo scrissi naturalmente a tutti gli amici ed ai compagni della sezione, anzi la cellula del PCI di Settimello. Perchè quello che stavo facendo non era solo per me ma anche per farlo sapere agli altri.
Inutile dire che al paesello diventai un mito.
La città l’ho scoperta di più nella seconda parte di questo viaggio, si, perchè dopo i tre mesi trascorsi in Francia rientrai a casa ma dopo pochi mesi ripartii e mi trasferii di nuovo a Parigi, vivevo in un appartamentino in affitto nel Marais e lavoravo come guardarobiera presso un ristorante.
Parigi all’epoca era tutto, era l’irraggiungibile, era essere al centro del mondo.
E io c’ero, ero lì, al centro del mondo, da sola. Non mi sentivo più quella di provincia, quella timida, che si sentiva non all’altezza sempre, e per di più fidanzata con uno dell’uscio accanto.
Ancora qualche mese, poi rientrai e ritornai di nuovo, in tutto ci rimasi nove mesi.
Quel viaggio fu lo spartiacque della mia vita, mi accorsi che nulla, se vuoi, può essere impossibile, difficile sì ma non impossibile, basta provare a farlo.
Fu quindi un viaggio più che verso un luogo, verso me stessa, verso l’avventura il non conosciuto, l’imprevedibile.
Oggi naturalmente viaggio diversamente, vado a scoprire le bellezze di un posto la sua storia e la storia dei suoi abitanti, la mia curiosità si è spostata da me al mondo.
“La Carlina di Settimello” ha camminato tanto eppure sembra sempre la stessa, curiosa, coraggiosa, capace di sfidare se stessa, severa eppure in pace col mondo, convinta che “niente è impossibile se lo vogliamo davvero”.
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Mia madre adorava Parigi, riuscì ad andarci 2 volte, una festeggiare le sue nozze d’ argento e mio padre non c’ era più da anni.
Mia figlia adora Parigi ed appena trova il modo ci scappa!
Io non ci sono stata…fino a pochi minuti fa , siiii c’ero anche io, ed ero giovane con te …grazie Carlina da Settimello x avermi ospitata in rue…….n*….
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Ci sono stata tante volte a Parigi perché ho una nipote parigina, una città che adoro e il tuo viaggio verso te stessa in una splendida Parigi mi è piaciuto molto
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Un vero punto di svolta quel primo viaggio! Che bella sensazione di libertà ci hai trasmesso, complimenti per la tua determinazione! È così importante staccarsi dalla nostra “comfort zone” per acquisire nuove esperienze… A qualsiasi età!!
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