Giorno: 5 gennaio 2022
Incontro del 4 gennaio 2022
Il primo incontro dell’anno ha visto una cascata di bellezza con i ricami.



L’etimologia di RICAMO è “segnare con righe, punteggiare, cifrare, e anche scrivere ” dall’arabo RAQAMA.
Come dice Carmela il ricamo deve seguire un progetto, utilizzare un piccolo ago e del filo, lavorare sulla stoffa, come appunto una scrittura, che, come anche Stefania conferma, deve seguire un percorso, utilizzare semplice carta e penna e lavorare su una ambientazione, simile alla stoffa.
Tina riflette come il ricamo “abbia sempre “punteggiato” la sua vita, le ricorrenze importanti, come sia stato un elemento di manifestazione d’amore per i suoi cari. Ci porta i suoi lavori e ci riporta alla storia del ricamo, al buratto, al filet, al tombolo……








Carla ricorda con tenerezza gli anni giovanili in cui faceva l’accompagnatrice di anziani in vacanza. Ricorda la loro energia, anche sentimentale e affettiva e i centrini che le regalavano. In casa ha una tenda speciale.

Rossella condivide con noi i lavori di una amica suora dalla particolare pazienza e abilità e una foto particolarmente creativa.



Carmela ci espone i suoi tesori, ricorda il corredo delle spose, come simbolo di amore e augurio per il futuro e ricorda le parole della madre: “Chi ricama si educa alla pazienza, alla tenerezza e alla bellezza”. Ricorda anche come il ricamo e anche le relazioni personali abbiano bisogno di cura e rispetto dei riti.






Anche Laura ha i suoi “ricami nel cassetto” e ricorda come Leonardo da Vinci, tra le sue invenzioni, abbia da vantare anche uno strumento per trasformare l’oro in una lamina sottile per ricoprire il filo da ricamo per le vesti più preziose.

Lucia espone i suoi “sogni e segreti” raccolti nel tempo e conservati nella soffitta del tempo, molto apprezzati, anche se ammette di non riconoscersi in questa forma di arte.







E Lucia conserva, in cantina, anche il corredo della mamma






Nadia, Patrizia e Stefania ci ricordano il duro destino delle ricamatrici a cottimo che lavoravano “nei vari angoli del paese” dell’Antella e come il ricamo abbia costituito fonte preziosa ma anche faticosa di lavoro, di sfruttamento e anche, in certi casi, di discriminazione e isolamento.
Raccontano anche della famosa Scuola di Ricamo dell’Antella e delle bravissime maestre
Patrizia ha bei ricami in casa



e ha comunque imparato a ricamare, come questa tovaglia:

Vanna ricorda il suo breve incontro con il ricamo, alla scuola media, visto come impegno e educazione alla tenacia e alla costanza. Anche nel tempo l’insegnamento del ricamo, per le donne, è stato di sicuro un allenamento alla pazienza.
Sandra ammette che, al di là di qualche centrino per casa, il gusto per il ricamo è un dono recente.
Mimma, figlia di madre sessattottina e pure attivista, non ha avuto modo di avvicinarsi al ricamo, ma condivide alcuni oggetti preziosi di casa.



Anna ricorda il lavoro della madre che non ha voluto trasmetterle l’arte pensando di proteggerle gli occhi dalla fatica e che ora percepisce come un’occasione di apprendimento mancata.








