La legge della natura – di Cecilia Trinci

Era diventata una legge della natura che mi svegliassi con la carezza del tuo pelino di seta sul viso, una carezza discreta, appena accennata, sottolineata dalle tue fusa intense, contente di sapere che mi stavo svegliando. Ogni sera, mi addormentavo con le tue fusa accanto, dolcissime, sempre gentili, il peso del tuo corpo caldo attaccato al mio, a farmi compagnia, a proteggere la notte.
Era una legge della natura che il mio primo pensiero la mattina fosse per te, veniva da sé stare attenta a non pestarti la coda mentre mi salutavi, il primo sguardo, ancora nella penombra, verso la lettiera, che fosse in ordine e …usata, provvedere per prima cosa alla tua colazione, che doveva essere sempre diversa e varia, aprire la finestra del terrazzo sull’acqua fresca della notte, sull’erba gatta sempre verde e rugiadosa. Veniva già freddo, la mattina, in questi ultimi giorni, ma tu mettevi il musino avanti e uscivi, senza chiedere, senza pretendere, senza un suono, ma più che sicuro che i miei gesti per te erano sempre i primi del mattino.
Era una legge della natura che tu fossi rimasto così bello fino all’ultimo istante, occhi grandissimi, verdi, in un faccione rotondo, con pennellate scure intorno agli occhi come un trucco elegante e la sottolineatura bianca sotto la bocca piccola che avrebbe saputo aprirsi in ruggiti che hai scelto di non fare mai.
Era una legge della natura che tu ci fossi sempre, discreto, silenzioso, una pallottola grande su una poltrona calda e la sera un gattone disteso sotto la mia testa, in un abbraccio intimo che raccontava infiniti sentimenti, che consolava e rasserenava di qualunque pena o stanchezza. Oppure ti mettevi di fronte, sulla poltrona a guardarci, i nostri occhi nella televisione, ma il cuore rivolto a te, “manine in tasca”, occhi socchiusi di felicità, corpo rotondo su un faccione contento, a righe dipinte marroni e nere.
Non era una legge della natura che tu avessi imparato a voler bene anche ai bambini, scattanti di imprevisto, troppo veloci per i tuoi sonnellini calmi, eppure quelle manine piccole, curiose erano riuscite a conquistarti. Ti piaceva viaggiare accanto a loro, nel trasportino verso le vacanze. Versavano in macchina entusiasmo e tu ne eri affascinato. Lasciavi che le manine ti raggiungessero, ti accarezzassero. Era diventata una legge della natura che tu lasciassi fare, finché rimanevano incantati.
E’ una legge della natura che si creda immortale chi amiamo, essere presi sempre alla sprovvista quando ci lasciano, rimanere soli, mentre l’eco dei gesti quotidiani rimbomba senza risposte.
E questa volta è la natura che ci tradisce o ci tradiamo da soli?!😏😏
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Il dolore come il ricordo i chi ci lascia e che ha confortato rimarrà a lungo dentro di noi. Non si può dimenticare chi ha dato tanto affetto e compagnia senza chiedere in cambio nullao almeno molto poco.
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Dire che arrendersi al fatto dovrebbe essere ” una legge di natura”
Senza lacrime negli occhi, senza dolore….Non è così ti maciulla il quotidiano che non c’è più, il calore che ti dà un esserino a 4 zampe morbido e tranquillo, un gatto che è stato un ponte tra te e le persone che amavi…che ami…
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Buonasera
Che dolce questa foto
Buona serata
Natalia
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Lui assomigliava al mio
Non avevo mai avuto un gatto
Non sapevo quasi niente di loro
Ho imparato e imparo ogni giorno
che LORO sanno tutto che LORO sentono tutto…..sentono il bene che gli vuoi e il nostro rispetto….sentono che saranno dentro di noi per sempre e le tue dolci parole lo confermano
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Credere immortali a chi si vuole bene….è vero e quando ci lasciano ci sentiamo traditi….questa purtroppo è la legge della natura…
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