Passeggiata – di Patrizia Fusi




Il sole è già alto nel celo caldo e luminoso, un venticello muove il mondo vegetale che mi circonda, la giornata si prospetta molto calda.
Gli alberi mi circondano e in alcuni tratti mi fanno un’ombra piacevole, i raggi del sole filtrano tra le fronde formano dei ricami luminosi sul terreno.
Inizio la mia camminata, il borro e senza acqua sembra una strada sassosa, solo nelle pescaie e in alcuni punti ne è rimasta, le libellule ci danzano sopra e qualcuna più audace si sposta sul percorso passandomi accanto.
Mi attraversano alcune lucertoline e una piccola biscia che al mio arrivo scappano a nascondersi nell’erba.
In un folto canneto sento degli uccellini che cinguettano tranquilli protetti da quel muro vegetale.
Ci sono tante farfalle che si nutrano del polline sui cespugli fioriti e su altri piccoli fiori, sono di vari colori dalle più piccole di colore celeste, alle medie marroni con puntini neri, alcune nere, tante bianche.
Mentre camminavo me ne è venuta incontro una grande di color crema con un ricamo nero al termine delle ali, mi si è avvicinato anche un piccolo sciame di farfalle tutte bianche nel mezzo ce n’era una gialla canarino, di quel colore non l’avevo mai vista, forse attirate verso di me dal colore sgargiante del mio vestito.
La passeggiata continua, dal lato del borro silenzio e rumori antichi, il frinire gioioso delle cicale, il tubare di una colomba, lo sfrecciare rumorosamente fra i rami di un fagiano il gracchiare delle cornacchie.
Dalla parte opposta provengono rumori antichi e rumori di vita moderna: il brusio leggero portato dal vento del lungo serpentone che è l’autostrada, il rumore di una falciatrice…. sono arrivata alla meta che mi ero prefissa, torno in dietro ora il sole mi riscalda le spalle, non avevo incontrato nessuno fino ad ora, mi incontro con un mio conoscente e con il suo nipote, alcune chicchiere piacevoli e continuo il mio camminare.
Ad un tratto due caprioli attraversano la strada di fronte a me, belli a vedersi marroni, lucidi, scattanti, si fermano, mi guardano, uno scappa via nel folto del campo, l’atro rimane fermo, mi controlla, mi guarda con sguardo fiero, poi scatta via veloce nel folto della vegetazione.
Più avanti brusio di voci provengono da un appezzamento di terreno adibito a orti.
Il celo è azzurro, ma iniziano a formarsi piccole nuvole bianche, una di esse copre il sole, i raggi su di me diventano più tiepidi e un attimo, subito dopo esplode di nuovo, lo stormire delle foglie forma una musica leggera aumenta a seconda dell’intensità del dolce venticello.
A seconda della stagione il paesaggio cambia, i fiori che nascono lungo il percorso sono diversi, ora sta fiorendo il radicchio selvatico con i suoi bei fiori blu, il viola dei cardi, il giallo di alcuni fiorellini, il rosa chiaro della menta, dove trovano nettare le farfalle e tanti animaletti volanti, le campanule viola, i fiori trinati bianchi, le vitalbe di colore bianco, il fucsia acceso del cece selvatico.
Tutto è pace e questo mi fa stare bene il fisico e la mente.
un racconto fresco , pieno di colori, passo passo ero con te gustando colori ed annusando rumori…estate…e state in silenzio che forse una carezza fresca arriva
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Un racconto “giovane” e profondo ,inno ad una vita che esplode nei colori dell’estate.
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Mi piace la freschezza di questa descrizione, si sente profumo di cose rimaste semplici che ti fanno respirare anche in quest’afa. Brava
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È bello quando si riesce a venir fuori dal tran tran quotidiano per vivere la natura che ci circonda. Io l’ho fatto ieri sera nella notte illuminata dalla luna e ti ho portata con me.
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dovete scrivere più lettere fatte a mano, quelle mi piacciono…
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