La pagina dei pensieri liberi: Rossella

Estate 2021 – Inizio e fine – di Rossella Gallori

Foto di davidoliverandi da Pixabay

La foglia

Sembrava  una piccola foglia arrostita dal sole volata su una candida coperta di piquet  …

Un anticipo di estate calda, già a metà giugno decido che non abboccherò a vacanze brevi in alberghetti con più cibo che stelle, con amici, i soliti, che come me, stanno cambiando troppo velocemente e che come me non migliorano….

Le docce sono nel mio dna non conosco altro modo  per lavarmi….è il 15 giugno….quasi l’ora di cena… profumo come una cocotte di classe…indosso quel poco che serve e ceno….in silenzio…normale, direi.

Ho dovuto smacchiare una foglia rosso fuoco…che non era una foglia…

Sto zitta fuori e dentro per due o tre giorni, poi decido, cerco un medico che mi mette fretta, non lo conosco, mi sembra più un robot che un uomo, poi capisco che è solo giovane….ed io no, le eredità di famiglia con sempre state o tragedie o casini o malattie…non mi aspettavo granchè.

Il percorso sembra breve e forse lo è: “se entro 15 giorni nn viene chiamata va tutto ok e le mandiamo 2 righe”

Mancavano 6/7 minuti allo scadere del termine, una voce per telefono mi chiede se domani, posso andare in ospedale….capisco, ma non  voglio farlo fino in fondo.

La dottoressa è carina mi annuncia il peggio, rispondendo ad un collega che tra pochi minuti è libera….sa già che resterò senza parole…mi da un foglio annunciandomi il premio: l’ esenzione dal ticket…mi dice a chi mi devo rivolgere…mi saluta augurandomi buona fortuna…

Eh sì è vero un po’ di culo nella vita ci vuole..

All’ uscita mia figlia esulta  perché ha voluto capire (sbagliando) “benigno” poi piange per me…io per lei, no non volevo darle un dolore, non volevo che la mia storia si ripetesse…

Ed incomincia un valzer lento, di appuntamenti, lontani uno dall’ altro anni luce.

In casa c’ è silenzio, vivo di telefonate e messaggi, i : vedrai che non è nulla! Sono diventati: vedrai che è solo lì!

Io  penso di aver rotto l’equilibrio di chi mi vuol bene, un po’ ci piango, un po’ ci rido, un po’ mi incazzo… a volte me ne frego, supportata da bombe che tolgono l’ansia, ma anche la capacità di leggere…scrivere…

 In questi giorni ho rivisto in sogno quasi tutti, anche quelli che non ho conosciuto, mi son sembrati carini, chi aveva il mio sguardo perso, chi i miei colori, chi la mia altezza (e la mia larghezza)…poi nei pomeriggi sul lettone, sola con la mia coperta bianca ho rivissuto baci, abbracci, amori eterni, amori brevi, ho ripensato ai tacchi 12, al primo stipendio, all’ultimo, ho cercato traguardi che ho sempre pensato di non aver raggiunto, supportata da un amica forte come il sole di questi giorni e da un’ amica scomparsa ma seduta sempre accanto a me…e da qualcuno che era sparito ed è riapparso…anche se un po’ tardino…

La voce dell’ ultimo medico consultato mi accompagnerà domani nella ris con il contrasto: sa è agosto…Si ha ragione dottore il prossimo cancro me lo farò venir a Pasqua…o è meglio a Natale…no no per la Befana, cosa pensa?

L’ incertezza è grande ogni crampo  ti dà un indizio, forse, forse sbagliato, respiri male saranno i polmoni? Hai male ad un ginocchio, ecco le ossa…poi ti punge una mega zanzara e distogli il pensiero.

Paura di morire? Sieeeeee  c’ho più amori di là che di qua, di farla troppo lunga si!

Per chi mi vuol bene ed in silenzio mi osserva, aspettando che esploda, invece son ferma come una gatta di marmo, immobile e lenta nell’ attesa…

Sembrava una piccola foglia color tramonto, ma era sangue, il biglietto da visita del mio carcinoma…strano ho sempre pensato di essere nobile, di sangue blu…..già non era possibile: non esistono le foglie blu!

Dopo la foglia

Dopo la foglia grande, ci con stati piccoli rami color corallo, il mio è negativo, color rosso stanco…

…si sono stanca, stanca, di vedermi, con gli occhi che sembrano sparire come quelli di una bambola anni 50, di avere questa voglia di urlare, senza dir niente, di raccogliere capelli sul cuscino, di stare sola per non far male a chi mi vuol bene, stanca di non aver voglia di far nulla, che si alterna a panzanelle, così abbondanti da sfamar una caserma, stanca di bruciar caffettiere, stanca del mio mantra che è: babbinoaiutami, che ripeto in ogni Tac, in ogni risonanza, ad ogni prelievo…

Poi lentamente, arriva, spero,  l’ultima visita, sono puntuali, sempre, questo lo devo dire, mi chiamano per nome, più per legge che per affetto, entri….e con il sorriso sulle labbra mi accoglie il solito medico. Noto: belle mani. Penso: mani esperte…bello sguardo…

Mi  domanda se ricordo perché sono lì, sorrido, non voglio e non devo esser scortese! Inizia una spiegazione lenta e chiara, chiarissima…mi distacco per pochi secondi dalla realtà  e per magia capisco che non sono più io; né la Giordana che voleva mio padre, né la Rossella che volle mia madre, tanto meno la Rosy bimba piccola infamata dai fratelli…sono, sono, un tacchino, si un grosso tacchino americano da svuotare, il ripieno non serve più, né castagne, né macinato, nemmeno una salsiccetta, manco “dupatate”  per contorno, un grasso  anziano tacchino, con qualche speranza di sopravvivenza  tra mani esperte….

Signora mi ascolta? Rispondo: certo! Mica potevo dirgli che per pochi istanti ero un tacchino…eh no, altrimenti da oncologia, mi mandano a psichiatria!

Mi congeda: ci vediamo a metà settembre…lo ringrazio scendo le scale lentamente, sono tranquilla, supportata da pasticche giuste, mi fermo per un caffè, quanti ne ho presi in quel bar! ci ho passato tempo, tempo inutile che non ha aiutato nessuno: malati son entrati e morti sono usciti, portandosi con sé un po’ di me, sempre…

Esco, un vento caldo mi investe, che estate di merda, rifletto, poi alzò gli occhi verso il cielo: ci son nuvolette timide cicciute e bianche sembran piccole suore di Billom , una gazza mi guarda da un tetto, un gatto rosso e magrolino fugge senza correre, fa troppo caldo.

No non andrà male sarà intenso ma breve, tornerò ad esser polemica, rompicoglioni, scriverò cose senza senso, non rifletterò prima di parlare, continuerò ad andare al barretto a Rovezzano, a trovar la mia amica all’ orto a Villa Bracci, a passare troppo tempo al telefono, tornerò ad essere io. Mi hanno spinto?  Son caduta? Scusate mi rialzo, un po’ ammaccata,   forse anche un po’ più sorridente, non molto però, non mi voglio cambiare troppo, ho capito che in fondo, mi piaccio, mi sono affezionata a me in questi mesi, il tacchino natalizio diventerà un ricordo, ma non lo dimenticherò facilmente, lo so, ma lo devo a chi mi vuol bene, a chi mi è stato accanto senza soffocarmi ed anche a quei…

Rami color  rosso stanco……

La telefonata

…sono stata 6 giorni al mare, Marina di Cecina con mia cognata. Sono stata, in vita mia, più con lei che con mio fratello…mi ha dato un nipote che adoro, mi ha aiutata sempre, anche quando non toccava a lei.

Spiegare cosa è Cecina per me in poche parole è semplice: vita normale. Con la solita spesa al supermercato a due passi da casa, con: prosciutto e melone? Mozzarella e pomodori? …..e va tutto bene perché ci vogliamo bene e non vogliamo di più…perché quest’ anno per me è un fatto eccezionale, banale e desiderato, 9 ore di spiaggia, il pranzo: in do si va???? Alla Pappatoia? Siiii!

O l’ insalatona al “donna di cuori” siii!

Il ritorno a casa nel vialone alberato, che fai con il pareo alle 8 di sera, incrociando signore vestite da apericena, lucide e colorate…

Sono tornata ieri, abbronzatina, più tranquilla, sto rimettendo  le cose che ho portato e non ho messo….

Quest’ anno mi vedo quasi bene con “quasi tutto”.

..squilla il telefono, mi son rimaste due o tre amiche care se non è quella è l’ altra…o l’altra ancora…

Troppo semplice: preospedalizzazione, Rossella mi sente?

Certo (e mi siedo)

Prenda penna e carta e scriva…il 4 tampone il 7 intervento, va bene?

Certo (ringrazio)

Riattacco e penso che il mio vocabolario si è restrinto come i miei yeans  e che so dire solo: certooooo.

Il beneficio di Cecina è sfumato in fretta, devo dirlo ai miei che son stata chiamata 10 giorni prima, che insomma mi levo un po’ di roba…ma che sono un po’ agitata….devo pensare a tanti piccoli pezzi, per non lasciare vuoti nel puzzle…

Allora tiro fuori il mio mantra: babbinoaiutami…e sento rispondere quel: certo….che credevo solo mio, mi sembra quasi di risentire  la sua voce, che non ricordo più…

PS: non so se Cecilia pubblicherà queste tre, noiose e poco allegre pagine, so che pubblicamente la ringrazio, per gli ieri e per gli oggi, mi ha adottata a distanza, l’ ho sentita tutti i giorni, ho condiviso lacrime e sorrisi,  come vorrei fare con voi….

allora mi tolgo il carcinoma  mi ritiro su e torno….però attenti…vi voglio abbracciare uno per uno…che ce l’ avete “l’ grinpasssse”???????

La pagina dei pensieri liberi: Patrizia

Passeggiata – di Patrizia Fusi


Il sole è già alto nel celo caldo e luminoso, un venticello muove il mondo vegetale che mi circonda, la giornata si prospetta molto calda.
Gli alberi mi circondano e in alcuni tratti mi fanno un’ombra piacevole, i raggi del sole filtrano tra le fronde formano dei ricami luminosi sul terreno.
Inizio la mia camminata, il borro e senza acqua sembra una strada sassosa, solo nelle pescaie e in alcuni punti ne è rimasta, le libellule ci danzano sopra e qualcuna più audace si sposta sul percorso passandomi accanto.
Mi attraversano alcune lucertoline e una piccola biscia che al mio arrivo scappano a nascondersi nell’erba.
In un folto canneto sento degli uccellini che cinguettano tranquilli protetti da quel muro vegetale.
Ci sono tante farfalle che si nutrano del polline sui cespugli fioriti e su altri piccoli fiori, sono di vari colori dalle più piccole di colore celeste, alle medie marroni con puntini neri, alcune nere, tante bianche.
Mentre camminavo me ne è venuta incontro una grande di color crema con un ricamo nero al termine delle ali, mi si è avvicinato anche un piccolo sciame di farfalle tutte bianche nel mezzo ce n’era una gialla canarino, di quel colore non l’avevo mai vista, forse attirate verso di me dal colore sgargiante del mio vestito.
La passeggiata continua, dal lato del borro silenzio e rumori antichi, il frinire gioioso delle cicale, il tubare di una colomba, lo sfrecciare rumorosamente fra i rami di un fagiano il gracchiare delle cornacchie.
Dalla parte opposta provengono rumori antichi e rumori di vita moderna: il brusio leggero portato dal vento del lungo serpentone che è l’autostrada, il rumore di una falciatrice…. sono arrivata alla meta che mi ero prefissa, torno in dietro ora il sole mi riscalda le spalle, non avevo incontrato nessuno fino ad ora, mi incontro con un mio conoscente e con il suo nipote, alcune chicchiere piacevoli e continuo il mio camminare.
Ad un tratto due caprioli attraversano la strada di fronte a me, belli a vedersi marroni, lucidi, scattanti, si fermano, mi guardano, uno scappa via nel folto del campo, l’atro rimane fermo, mi controlla, mi guarda con sguardo fiero, poi scatta via veloce nel folto della vegetazione.
Più avanti brusio di voci provengono da un appezzamento di terreno adibito a orti.
Il celo è azzurro, ma iniziano a formarsi piccole nuvole bianche, una di esse copre il sole, i raggi su di me diventano più tiepidi e un attimo, subito dopo esplode di nuovo, lo stormire delle foglie forma una musica leggera aumenta a seconda dell’intensità del dolce venticello.
A seconda della stagione il paesaggio cambia, i fiori che nascono lungo il percorso sono diversi, ora sta fiorendo il radicchio selvatico con i suoi bei fiori blu, il viola dei cardi, il giallo di alcuni fiorellini, il rosa chiaro della menta, dove trovano nettare le farfalle e tanti animaletti volanti, le campanule viola, i fiori trinati bianchi, le vitalbe di colore bianco, il fucsia acceso del cece selvatico.
Tutto è pace e questo mi fa stare bene il fisico e la mente.


La pagina dei pensieri liberi: Cecilia

L’estate al picco – di Cecilia Trinci

Foto di Monica Trinci

L’estate entra nella sua terza pagina, agosto. A come assenza, qualcuno manca, se ne va in vacanza. Gosto, come qualcosa di rustico, che sfrega sulla pelle, come sole che strina. Agosto come le ferie di Augusto, come pomodori rossi, o angurie mature, come il rosso dei tramonti bollenti. Eppure l’estate volta pagina, fa il suo ultimo giro di boa , scoppia le ultime cartucce, fa un gran casino prima di esaurire le energie . Le notti si allungano, non hanno più l’arroganza di luglio, non si fa più in tempo ad affacciarsi mentre si cucina che il mare ha già inghiottito il sole. Ha galoppato, l’estate, e ora svolta girando intorno alla sua boa. La metà è già passata. Un giorno dopo l’altro piano piano. Si vede settembre in fondo alla strada polverosa.