11 luglio – di Stefania Bonanni

Fu un sabato, il primo undici luglio della mia storia. Vestita di trina, i capelli nerissimi, la frangia che rendeva gli occhi ancora più neri, le trecce sulle tempie chiuse dietro la nuca dal gambo di una rosa gialla. Paolo emozionato, gli occhi lucidi, io consapevole di essere per la mano del mio babbo, amata. Mi ricordo bene che ad un certo punto mi scoppia dentro una risata che trattengo a stento, e mi gorgoglia ancora la voglia di ridere e vedo i miei genitori emozionati, mia sorella, i genitori di Paolo, i nostri amici, e tutta questa solennità che mi fa ridere…Nulla da fare, mi scappa da ridere. Poi la fede, poi mi bacia, mentre finalmente rido, e penso che mi abbraccera’ e stringera’, da ora, sempre e per sempre.
Poi, l’11 luglio dell’anno dopo….il 1982. Campioni del mondo, anche allora una partita di calcio. Si festeggiava il primo anno di matrimonio, ed agli amici si raccontò che aspettavo un bambino. Il mio babbo mi regalo’ la pagina che aveva composto per il giornale, quella andata in rotativa, Dopo tutti questi anni nei quali l’avevo tenuta per me sola, nascosta come un diamante, da poco l’ho incorniciata ed appesa al muro, e la guardo, e lo penso tanto. A lui, al tempo, a noi che non siamo forse più stati campioni del mondo.
Poi, un altro 11 luglio morì il babbo di Paolo. Non si festeggio’ più l’anniversario di matrimonio.
E oggi che tutti si sono dimenticati, Paolo compreso, sono delusa, ma anche serena: in fondo è cosa mia quella risata che non capivano. Oggi passerò tutto il giorno a cercare di ripescarla dal pozzo, perché è sempre laggiu’, luccicante e nascosta. E non la capirà, chi non la capi’, ma è cosa mia, solo mia, per sempre mia.
