Via Cesare Guasti 10 – di Rossella Gallori

Casa è stata solo quella, è rimasta quella, quella da dove non sono passata più, quella che devo ricordare in continuazione per non dimenticarla…
C’erano alberi…c’erano rumori forti…sirene, treni…ed una via di fuga: sempre.
C’era tutto: amore, vita, morte, pane, caffè, pianti e risate, un piano sotto, uno sopra…ululanti rosari, che sembravan bestemmie, una voce stupenda che apriva il cuore, cassapanche che non sigillate, porte aperte, porte da abbattere…ricordo i tappeti, ricordo una veranda liberty piena di nulla e di disordine, c’erano stanze per tutti, con tutto…c’era un pavimento bianco e nero e bambini mai nati o nati per poco, che mia madre diceva sarebbero stati i più belli, i più intelligenti, che correvano per i lunghi corridoi anche da morti, con vestitini fuori moda, anni quaranta, gli volevo “far gambetta” ma non ne avevo il coraggio.
Mi nascondevo tra il portaombrelli a tre teste, pieno di bastoni, con e senza pomello, stavo lì, infilata dietro una poltrona Savonarola, su cui non ci si poteva sedere, ho scoperto tardi, che non era preziosa, ma rotta…rotta come ne sono uscita io a undici anni, rotta dentro, senza poter portar dietro nulla, se non un San Giorgio pesante come Cristo con croce e chiodi…ed un seggiolone impagliato e tarlato.
Dal ‘51 al ‘62 è stata “casa” via Cesare Guasti numero 10, sei stanze su, quattro giù, a livello di quel giardino pieno di peonie…poi è stato: giù, sempre più giù…ma sono sempre stata li, sono ancora lì…non entro più in strani cantucci…ma riesco ad aprire le vecchie cassapanche ……
“Quella da dove non sono passata più”……un mondo che ha visto picchi di gioia e di dolore che è rimasto impacchettato in un trasloco totale. L’essenza, l’ironia (“far gambetta ai bambini mai nati o nati per poco”) in quel raccontare un tuo dramma interiore, sempre nascosto dietro un portaombrelli. Un po’ come oggi, cara Rossella, che ti nascondi ancora dietro una poltrona Savonarola ……. e per fortuna ti troviamo sempre…nonostante te
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A piano terra non ci sono scale…. puoi sempre aprire la porta sul giardino e sulla strada e respirare aria libera …
Grazie
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C’era la vita, con tutte le sue contraddizioni, ma proprio per questo vita…Adoro questo tuo esporti senza veli, il saper elargire istinto puro con stile, in una Prosa carica di simbologie primarie, le aperture: cassapanche non sigillate che ancor oggi esistono aperte, per tirar fuori lembi del passato.Porte aperte da abbattere però, onde creare un varco. Uno scenario che accoglie il “Tutto”: i vivi e i morti, senza distinzione. Peccato non poter recuperare, anche per me esiste questa spina…
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È musica pura ..non riesco a trovare parole migliori e mi associo a quelle belle e vere dei commenti di Cecilia Vanna e Lucia.
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Cosa scrivere ancora ? Hai un modo unico di raccontare aperto, non sempre semplice, ironico e’ il tuo stile bellissimo intenso veritiero e , a volte crudele, ma sempre bello da leggere,💞
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