Case: Nadia

Traslochi e rinascite – di Nadia Peruzzi

Ho cambiato almeno 6 case nell’arco della mia vita. In nessuno dei traslochi a pensarci adesso, mai ho sentito prevalere il lato traumatico. Il lasciare il certo e il sicuro, il consolidato per l’incerto lo provo ad ogni viaggio che faccio, ma non l’ho provato nei cambi di abitazione. Ha prevalso sempre l’aspetto positivo che porta l’idea del cambiamento. Forse perché la maggior parte di questi traslochi sono avvenuti ad Antella e hanno segnato un miglioramento reale della condizione di vita rispetto alla casa che veniva lasciata.
Ogni casa un frammento di ricordo, più o meno consapevole.
La casa di Roma l’ho vissuta nei ricordi degli altri. Ero troppo piccola per poter ricordare qualcosa visto che ci ho abitato solo fino ai miei due anni e mezzo.
Nei racconti di nonna e dei miei genitori ho scoperto di esser riuscita a lanciare dal quinto piano uno spazzolone, mentre di ritorno da una gita fuori porta sembra abbia chiesto qualcosa da cucire mettendomi in mezzo al corridoio. Venendo a Firenze con mia nonna, ho lasciato i miei genitori li ancora per qualche tempo, visto che hanno continuato a lavorare a Roma. Mia mamma si fermava a Firenze quando era diretta vero nord per riunioni o campagne elettorali.
Se la direzione era il sud la situazione si faceva complicata .
Assenze che hanno pesato.
Delle case successive ho ricordi miei.
La prima dopo Roma, piccola. Era quella del letto condiviso con la nonna. Ricordo le sere che passavamo a sentire la radio insieme. I festival di Sanremo di allora seguiti tutti. E’ quella in cui ho fatto i conti con i primi eventi della storia contemporanea. La guerra di Algeria entrava direttamente in cucina col suo significato di rottura di equilibri e di liberazione dei popoli dal giogo coloniale.
Era anche la casa dove all’inizio l’acqua la prendevi con la mezzina alla fonte pubblica, il latte lo si prendeva scendendo le scale con un tegamino da chi lo vendeva e il bagno era sulle scale, era in comune e l’odore ne indicava la presenza anche a porta chiusa e a metri di distanza.
Poi è arrivata la casa con il grande giardino e il suo albicocco che fece i frutti una sola volta. Quella del riscaldamento con la stufa a carbone e con la prima TV. La casa delle letture paurose . E A Poe con i suoi Racconti straordinari e il Dracula di Bram Stoker li conobbi stando bene attenta a tenere le spalle contro il suo muro.
Poi quella che ha visto la conquista dei miei spazi. Quella con due bagni, una camera tutta mia, con una mia scrivania su cui studiare . La casa in cui la truppa di amici mi riportava a notte fonda. La notte di Profondo rosso chiesi che non si muovessero prima di avermi visto entrare in casa.
E ora la casa grande e luminosa nella quale mi trovo . Quella che ha ospitato fino a cinque persone e ora vede solo me ad occuparla.
E’ la casa in cui ho vissuto con mio marito e quella che ha visto Irene appena nata e l’ha vista crescere.
E’ la casa definitiva, quella di fine corsa. Quella in cui si sono cominciate a mettere insieme le assenze dolorose e destabilizzanti.
Meno male che quasi ogni giorno sono le risate dei bambini a riempire in qualche modo vuoti e assenze!.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

9 pensieri riguardo “Case: Nadia”

  1. Ho voluto mettere quella foto, che vede Nadia in cammino. Le sue case sono infatti un percorso che lei ci racconta con gli occhi al privato e al pubblico, alla storia personale e alla storia “grande”; ci racconta sentimenti e società, la tv come focolare, accanto a cui abbracciare la nonna e da cui usciva quel presente di allora: Sanremo come la guerra di Algeria…..e molto altro.

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  2. Chi nell’infanzia ha fatto esperienza di vita con i nonni, cresce con una forza in più e si struttura su basi solide affinando le qualità riflessive. Questa, per fortuna, è la naturale compensazione alla privazione dei genitori.

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  3. La storia nella storia…. la tua e di tutti….
    In poche righe …echi lontani veloci come la luce approdano in una casa piena di luce
    Grazie

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  4. Come ho già detto,.l’immagine della lettura di Poe con le spalle ben aderenti al muro..(non si sa mai…),mi ha fatto ridere di gusto..una rivelazione inaspettata di una fragilità in quello che potrei definire diario di una donna forte.

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  5. Assenze che hanno pesato, ma che han dato a Nadia di esser quello che è , ed hanno trasformato in amore l’impegno politico….grazie per i tuoi ricordi di commedie per radio, di Sanremo, di gialli…da brivido..tutto voleva dire esserci

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  6. Le case che sembrano piccole e a poco a poco le persone se ne vanno e gli spazi avanzano e rimangono ricordi e un velo di tristezza!!! Ma Nadia sentirti dire la casa di fine corsa mi viene il groppo allo stomaco…. goditi le voci gioiose dei bambini e non pensare ad altro!

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