Case – di Luca Di Volo

Io potrei definirmi un professionista del trasloco..Ne ho fatti tanti …talmente tanti che se un pezzetto di me fosse rimasto in ogni casa che ho abitato ora non mi rimarrebbe più nulla…
A volte mi chiedo se non sia proprio così..
Tornando seri, è nota la profonda realtà dell’interazione “persona-casa”, o “persona -ambiente” ( che poi è lo stesso..)
In effetti , più che per la “casa” vera e propria, cioè il limite definito dai muri che la racchiudono, per me la durezza infinita dei traslochi si incentra nell’abbandono di un ambiente..di un contorno di persone, compagni, abitudini che ci erano diventate care e che ci toccava veder allontanarsi come una morte, in prospettiva.
Al terzo trasloco so di essermi trascinato verso la nuova casa piangendo..un passo dopo l’altro..e non me ne vergogno
La prima casa, quella dove sono nato, è il profumo di un albero di “Pazienza”, il sole a primavera sulla terrazza prima di andare a scuola ..la gioia incontenibile quando il Sabato Santo si scioglievano le campane e come un volo di rondini si stendeva sulla città…E questo già avrebbe bisogno di un romanzo tutto per sé..
La seconda (casa) è dove ho trovato e lasciato l’amore..ero cresciuto e lì avevo provato i primi turbamenti..E’ stata forse quella dove ho lasciato il pezzo più importante..: il Liceo..la pallacanestro..e anche, perché no..il biliardo e tanto poco studio..
Poi c’è stato uno strappo..una cesura profonda..e rivedo la mia casa di Genova..lì dove l’anima si è dannata e salvata con una resurrezione quasi miracolosa….
E anche qui il pianto per l’inevitabile abbandono..
Su quel terrazzo c’è mio figlio piccolo ..il lavoro..e tanto altro..
Se è vero che i muri assorbono i sentimenti, quella casa ne conserva tanti quando nei sogni mi visita ..anche se so perfettamente di essere sempre IO.



