Personaggi e storie – Tina

L’uomo della panchina – di Tina Conti

Il personaggio:

Si sedeva, studiava la luce, il vento, siccome era freddoloso metteva un piccolo 

cuscino per accomodarsi, di solito portava una camicia con grossi quadri rossi, un gilè di morbida lana, un po’ consumato ma di ottima qualità, una giacca.

Sapeva vestirsi, per tanto tempo aveva lavorato con tagli e stoffe di tutti i tipi.

Aveva un aspetto curato e un fisico asciutto, per quella sua passione era sempre 

abbronzato. Prima di uscire controllava con cura tutto il necessario che portava in tasca e in una piccola sacca di pelle.

Si rasava ogni due giorni, amava quella lucida peluria che vedeva riflessa nello specchio al mattino, I capelli non erano corti, aveva mantenuto il bel ciuffo morbido e bizzarro di gioventù  anche se i capelli bianchi facevano capolino.

Le scarpe sempre in ordine e abbinate ai pantaloni morbidi che variava spesso.

Tranne la camicia un po’ bizzarra, il resto era classico e non dava nell’occhio.

Portava un orologio di forma rettangolare con un bel cinturino a volte marrone, a volte nero. In inverno metteva un berretto di velluto a coste grandi che toglieva appena si intiepidiva l’aria, i giorni che arrivava con una grande sacca con i manici di pelle, portava anche un taccuino e una penna stilografica.

Poggiata la sacca sulla panchina vicino all’ingresso del parco, osservava da lontano  con attenzione, prendeva appunti, disegnava o scarabocchiava, se qualcuno si avvicinava o si sedeva vicino, appariva cordiale e gentile.

Nella sacca portava un libro e dei giornali, raramente però aveva tempo per leggerli, a metà  mattina prendeva dall’ambulante che passava una  piccola ciambella che divideva e mangiava solo a metà .

Era difficile dargli un’età, avrebbe disorientato chiunque, sembrava contento della sua vita, e appagato della sua esistenza.

La storia di Cesare

Aveva scelto la sua vita, non voleva dipendere da nessuno.

Vivere cosi lo appagava e faceva sentire bene , se non fosse stato per quella preoccupazione  tutto sarebbe stato perfetto.

Elaborava i dati raccolti con disegni, appunti, campioni.

Il piano  interrato della sua casa era il suo regno.

Quando spediva il materiale il lavoro  sorprendeva e entusiasmava. 

Partivano le produzioni e le spedizioni in tutto il mondo.

Sapeva cogliere  il momento, la sfumatura di colore, il materiale ….

Tutto scaturiva  da quella sua capacità di vedere i desideri  esteriori della gente.

Non voleva limiti e indicazioni, le sue idee erano libere.

Era talmente capace di entrare nei  gusti delle persone che non aveva rivali, tanti clienti avevano provato a fare a meno di lui, anche perché poteva consegnare poco materiale  a causa del tanto lavoro che  faceva.

Per concludere gli elaborati e  le  sue provvigioni erano alte.

Non conosceva neppure lui i dati dei suoi guadagni, aveva delegato tutto a Manuela, la donna di cui si fidava e che lo conosceva da sempre.

 Lei ritirava la posta ogni giorno, lavorava in una parte staccata del piano interrato, la sua finestra dava sul giardino, splendido e rigoglioso, coltivato con attenzione e amore  da Cesare, ma che non doveva essere violato da nessuno, neppure da lei.

Grandi mazzi di fiori di stagione, erano accomodati in vasi di cristallo colorato in tutto lo studio, i fiori  composti con gradazioni dello stesso colore, abbinati a fogliame di tonalità contrastanti e forme ricercate.

La sua casa era un luogo inaccessibile a molti, tranne in occasione del Carnevale. Per due settimane si dedicava soltanto agli  allestimenti. La casa diventava un teatro, una foresta, un castello. Spediva agli ospiti, il bozzetto del costume che gli ospiti avrebbero dovuto indossare e indicava la sartoria a cui si sarebbero dovuti rivolgere  per la confezione, naturalmente a sue spese.

Arrivavano pacchi e oggetti da varie parti, lui lavorava instancabilmente per giorni, il risultato era incredibile.

Gli ospiti mascherati, partecipavano a uno spettacolo e godevano di effetti teatrali sorprendenti, il clima  che si creava appariva controllato.

Conosceva bene i suoi ospiti, mentre loro non sapevano niente di lui.

Questa nuova condizione sembrava fare pace con la delusione che quindici anni addietro aveva provato.

Lavoro nell’azienda della madre, collaboratori capaci e affezionati.

Un matrimonio con la giovane amica della mamma, una vita che sembrava un idillio.

Si vantava di conoscere il cuore delle persone, di saper ascoltare i desideri

Non era stato cosi,

La figlia che adorava un giorno era sparita con la madre, portati via preziosi e documenti, non era stato capace di avere indizi, tutto sparito nel nulla.

Neppure gli  oggetti trovati nella camera della moglie, uno scontrino di un bar  e una tessera di una associazione culturale, una foto strappata con immagini di persone sconosciute, un biglietto del treno,  un tacco di scarpa da donna, un indirizzo  mail scritto su un fazzoletto di carta, avevano aiutato gli investigatori a trovare risposte.  

Sembrava impossibile che tutto fosse veramente  accaduto, la fede in oro, sì quella  era della moglie, come la giacca .

Non riuscirono  a far chiarezza  su quella sparizione. Neppure tutti i dati raccolti da quella schiera di  investigatori a cui si era rivolto.

Conosceva gli uomini? Si chiese…… no, no neppure osservandoli per giorni, facendosi invitare nelle loro case, non li capiva, e neppure era sicuro di niente, solo la sua arte gli dava pace, il creare abiti, cose, oggetti lo faceva sentire in pace e con la voglia di vivere.

I fiori erano la sua terapia, si stordiva  con  la loro bellezza, più erano laboriose le cure  che richiedevano, più  ritrovava  pace e armonia.

Ormai non aveva più amici, la mamma era morta, solo la sua segretaria conosceva la sua storia, era riservata e lo trattava con rispetto.

Il tempo che al mattino  passava a osservare, disegnare guardare la gente ai parchi della città lo aiutavano  a fare pace con il mondo e con i suoi abitanti.

Sapeva tante cose delle persone che osservava, a volte entrava nelle loro case per carpire aspetti sconosciuti, voleva indagare sul cuore delle persone.

Erano loro gli ospiti delle sue feste di carnevale, che poi lui non voleva più incontrare  cambiando spesso luogo  e orario di osservazione.

Ogni settimana Manuela consegnava il pacco che conteneva le  camicie che lei sceglieva e faceva confezionare, quelle che portava al parco sempre con riquadri rossi. Così il venditore di ciambelle lo avrebbe  individuato con facilita’ ovunque, cosi non sarebbe mai rimasto senza.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

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