Ispirato agli elementi: un biglietto di sola andata Roma-Torino, uno scontrino di un bar di Firenze di 5,80 euro, un fazzoletto di carta con un indirizzo mail, una fede d’oro, una carta socio dell’Accademia La Colombaria, una foto di gruppo strappata in quattro pezzi, un tacco a spillo di scarpa da donna.
La fuga – di Gigliola Franceschini
foto di Gigliola Franceschini

Personaggio: Si guardava nello specchio e faceva fatica a riconoscersi in quella figura trascurata e opaca. Cosi’ si era ridotta in cinque anni di matrimonio. Si chiedeva che fine avessero fatto il suo caschetto biondo, i suoi occhi luminosi di futuro, I suoi sogni e I suoi desideri. Tutto era stato distrutto da un rapporto che si era deteriorato giorno dopo giorno, travolto da Lorenzo che si era sempre piu’ attaccato al suo vizio, il gioco, sempre il gioco. Era passata da un grande sentimento ad un forte senso del dovere, dalla voglia di aiutarlo alla consapevolezza che niente lo avrebbe cambiato. Poi, con la violenza, era arrivata la paura che le avevafatto prendere una decisione, doveva fuggire da lui, da quella casa, da un letto dove non si sentiva sicura; doveva riprendere in mano la sua vita, il suo lavoro, ritrovare la sua dignita’ di donna. Aveva ancora il coraggio di farlo, non poteva aspettare altri giorni di ansia, farlo subito, salvarsi finche’ ne aveva ancora la possibilita’.
La storia. Era la sera di un giovedi’, Lorenzo era andato al solito appuntamento settimanale col gioco, un gioco d’azzardo in un seminterrato del Bar Centro dove affluivano brutti personaggi anche da altre citta’. A quel tavolo si era mangiato tutto il loro benessere, i gioielli, i risparmi e tutti gli oggetti di valore per far fronte ai debiti sempre piu’ incalzanti. Quando lei si era rifiutata di vendere la proprieta’ lasciatale dalla sua famiglia, era arrivata la violenza. Era necessario fuggire, subito, prima che passasse la nottata. Telefono’ a Maria, una cara amica che si offri’ di ospitarla senza fare domande. Tiro’ fuori dal ripostiglio il maxiborsone, quello dei loro brevi viaggi del fine settimana di anni lontani e lo apri’. Era pieno di cianfrusaglie, non si ricordava piu’ da quanto tempo fosse stato usato. Tutta roba da buttare, penso’; trovo’ un biglietto spiegazzato Roma Torino, forse un viaggio di lavoro di Lorenzo, uno scontrino di un bar di Firenze da 5,80 euro. Ma a chi era appartenuto? Non si ricordava recenti viaggi a Fi, ma non aveva importanza. Frugo’ nelle tasche laterali e tiro’ fuori in fazzolettino di carta stropicciato con un indirizzo E.Mail. non si pose domande, afferro’ un sacco della nettezza e mise tutto dentro. In uno scomparto interno senti’ la.presenza di una tessera, una carta socio di una qualche accademia, non capiva e non le importava. Le sembrava che quel borsone fosse stato usato da qualcuno che non conosceva. Comincio’ a mettere roba sua, prima qualche paio di scarpe, quelle piu’ utili al presente. Avrebbe provveduto in seguito a rifarsi un po’ di roba. Trovo’ in una scatola i suoi sandali Chanel , quelli col tacco a spillo e ricordo’ di averne rotto uno un ultimo dell’anno, un secolo prima. Butto’ tutto via, non voleva ricordi e feticci. Stava per chiudere il sacco quando vide all’anulare la sua fede, d’istinto butto’ anche quella e chiuse con uno spago. Sulla piccola scrivania vide un gruppo di amici che sorridevano felici da una foto incorniciata a ricordare una gita in montagna. Gia’ allora dietro il sorriso si nascondeva il suo dramma, prese la foto e la spezzo’ inquattro parti e la lascio’ sul mobile. Guido’ per lunghe ore in preda ad una sensazione nuova, si sentiva libera. Quando arrivo’ a casa dell’amica, questa l’abbraccio’ senza parlare, le mise in mano una tazza di caffe’ profumato e la fece accomodare davanti al camino. Solo Maria faceva ancora il caffe’ con la napoletana un caffe’ forte e ristoratore. Poi ando’ in camera e si mise a letto. Un letto sicuro , penso’, finalmente. Fu avvolta da un intenso profumo di lavanda. Maria aveva conservato l’abitudine campagnola di profumare la biancheria con tanti mazzetti di fiorellini viola. Mentre si abbandonava al torpore che precede il sonno, le vennero in mente i vasti prati della Provenza, le grandi distese di lavanda mosse dal soffio fresco del Mistral e penso’, forse potrei andare in Francia, forse un nuovo lavoro. Comincio’ a piangere lentamente, un pianto caldo e consolatorio. Le lacrime non erano amare. Scendevano sul cuscino e si profumavano di buono.
Bello Gigliola mi ha appassionato il tuo racconto letto d’un fiato e avrei voluto che continuasse. E’ come aver letto le prime due pagine di un libro
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” profumavano di bosco”
Complimenti alle tue lacrime speciali….al tuo modo di scrivere che è sempre e cmq “te”
Grazie
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wow… angosciante, ma…. vorrei sapere come prosegue!
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Una donna che ha ancora “il coraggio di farlo”,l’abbraccio di un’amica e una sensazione nuova che sa di libertà
Piacevole speranza e lettura
Grazie
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avere il coraggio di troncare e cercare di ricominciare, le lacrime alcune volte sono liberatorie,bello
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