Dove sono stata questi tre giorni

di Cecilia Trinci

Ero con i miei bambini.

Nonna assoluta. Tempo pieno. Minestrine e bocconcini buoni, giochi per terra, nel parco, tra l’erba, sui tappeti, in cucina, un brulicar di “nonna nonna, dov’è nonna?” E pannolini e fughe a piedi nudi per non farsi acchiappare e cambiare e nanne non fatte per giocare di più e segreti tra fratellini solidali per organizzare qualche dispettuccio “a squadra”, e fagottini abbracciati in collo e “vieni giù” e “salta su….tanto nonna ce la fai!” Nascondino! Pallone! acchiappino! e poi notti ad ascoltare il respiro regolare, a coprire braccini scoperti cercando di capire da che parte è la testina bionda.

Momenti rari, che restano impressi, che ci divertiamo a rivivere anche dopo che sono spariti di nuovo nelle loro case, con una scia di sacchetti e giocattoli imperdibili e grida per sentire l’eco delle loro vocine per le scale…..

La pandemia è stato un attentato a questa ricchezza. Dovremmo pensarci, dopo, ricordare. I nonni non durano molto, lasciano la strada….. eppure in qualche modo restano sempre.

Momenti, giornate, incontri, abbracci…che nel ricordo saranno le figure dei loro nonni, quei personaggi strani a metà tra genitori e amici.

Momenti da non perdere perché in loro non si perderanno mai.

Un oggetto, un amore

Amoremio – di Rossella Gallori

foto e anello di Rossella Gallori

L’ho visto andare, tornare, riandare e ritornare, nascosto nel seno poco evidente di mia madre, non capivo bene per dove, perchè se ne separava  così a lungo, afferravo poco, quell’ aria di trionfo…quando lo riportava a casa ed appoggiandolo sul tavolo in salotto, diceva: ce l’ho fatta….l’ho  riportato a casa!… Poi prendeva un batuffolo di cotone, un po’ di alcool, ed accarezzandolo con lo sguardo, lo strofinava con rabbia e gioia…riapriva il portagioie e lo rimetteva a “nanna” sperando che la “prossima volta” non arrivasse mai…

Ed arrivava, la volta, inesorabile, puntuale…ed io mi innamoravo sempre di più di lui….e più capivo e più soffrivo, nell’attesa, tra un viaggio e l’ altro, i miei dubbi crescevano a dismisura..e se non fosse tornato?..e se lo avessi visto a passeggio per strada su mani estranee, no non avrei retto al dolore.

Lui, era, ed è, l’anello di fidanzamento che mia madre aveva regalato a mio padre, in quel famoso “38 nuvoloso” . Bello, solido, maschio, uno zaffiro per bocca, due brillantini, per occhi…

Credo sia stata la prima cosa che ho visto appena ho aperto gli occhi, la mano abbronzata del babbo, quell’anello, ed i suoi occhi…

Per molto tempo ho creduto di averglielo regalato, in fondo la sua fidanzata, ero io, mica lei…baciavo la sue dita “turmaccose”  e l’anello mi strizzava l’occhio ammiccando amore…

Quando le mani del babbo non hanno accarezzato più la mia testa vuota e piena  di onde ramate, lui, l’anello  è rimasto con noi…ogni tanto andava in vacanza al banco dei pegni, ma tornava…ed io lo amavo sempre più…un amore morboso, non per il gioiello, ma per quel che mi ricordava, per il profumo che immaginavo avesse, per le carezze lontane, ma ancora tiepide  d’amore.

Quando sono andata via di casa, la mamma lo ha dato a me…Non doveva più fare strani viaggi, erano finiti, quei tempi…

Lo amo è un rapporto fisico, vivo, sempre nuovo, di meraviglia, io invecchio, lui no, lui brilla, io sempre meno, ne sono gelosa al punto tale, di portarlo raramente, di nasconderlo agli altri, in fondo non sono una bella cornice le mie mani, non lo valorizzano, ma quando lo metto mi batte il cuore, ed ho, in bilico sull’ anulare, un sogno, miliardi di parole, centinaia di canzoni, una casa, una voce, un profumo, certezze….sogni veri, sogni inventati…ed il mio cuore batte, forte e parla…parla..ripete in coro, con il magico anello, quasi gridando: ti amo! Ti amo..io lo bacio e rispondo: Io di più, di più…

PS: l’ultima volta l’ ho messo quattro anni fa…al matrimonio di mia figlia…lui: testimone di tutto…

Innamorarsi perdutamente

Folle amore – di Lucia Bettoni

foto e orologio di Lucia Bettoni

Erano gli anni ottanta, la metà degli anni ottanta
Ero innamorata e mi innamoravo
Ero felice, avevo fatto una scelta importante e coraggiosa
Avevo attraverso il dolore ed ero ancora viva
Ero orgogliosa di me; libera e in libertà amavo, amavo anche gli oggetti
Non ero interessata al loro uso o al perché erano stati concepiti, io amavo la loro forma, la loro forza estetica
Era la forma che mi rapiva , che mi faceva sciogliere il cuore, che mi faceva tremare un po’ le gambe e sentire un impulso irresistibile che mi diceva: sei bello , voglio fare l’amore con te
Quando volevo rilassarmi e perdermi andavo spesso al mercato delle Pulci
Giravo e giravo tra gli stretti corridoi tra un negozietto e un altro ma soprattutto guardavo tra le cose messe alla rinfusa davanti alle porte: erano le cose meno importanti, meno costose
Io avevo pochi soldi e quelli che avevo non potevo destinarli a cose superflue
Mi accontentavo di comprare vecchie cartoline un po’ ingiallite raffiguranti svenevoli signorine anni trenta che fumavano sigarette con lunghi bocchini e lanciavano sguardi sensuali da sotto i cappellini con piume e perline
Le mettevo in bagno, avevo tappezzato il bagno con le mie vecchie cartoline
Un giorno di questi lo vidi: non era fuori tra le cose da niente ma dentro appoggiato in bella mostra sopra un mobile d’epoca
Era un orologio, un orologio da tavolo grande, strano, particolare, ingombrante, elegante, colorato, un po’ kitch, era un orologio di ceramica.
Non avevo mai amato un orologio, lui era il mio primo.
Fu amore al primo sguardo, il colpo di fulmine che non lascia via d’uscita.
La sua forma e il suo colore mi erano entrati negli occhi e nella pelle, mi guardava ed emanava una forza magnetica.
Era a portata di mano, mi voleva, lo volevo ma non avevo soldi e costava tanto, costava centonovantamila lire, lo ricordo come se fosse ieri.
Era una cifra astronomica, non potevo, non era possibile, dovevo rinunciare
Sono tornata a casa ed è  passata una notte.
Il giorno dopo ero di nuovo lì con centonovantamila lire in mano: i miei risparmi, praticamente tutti.
L’ho portato a casa, l’ho pulito, lavato, guardato e guardato ancora
Era proprio lui che volevo, era proprio di lui che avevo bisogno.
Uno strano orologio che non misurava più il tempo che non avrebbe mai misurato il tempo perché lui era bello così, senza misura.
Da più di trentacinque anni è con me e si lascia guardare oggi come allora, a ricordarmi quanto è bello fare una pazzia per ciò che si ama

Incontro virtuale – 30 marzo 2021

con Cecilia Trinci

Incontro dedicato alla discussione sugli scritti della settimana e sulle implicazioni psicologiche di alcuni temi, come quello del risveglio notturno alle quattro, ora molto difficile anche dal punto di vista biologico, e del tradimento come fuga dalla morte splendidamente espressi da Vanna a cui si è aggiunto il tema dei talismani e degli oggetti carichi di energia.

Ci si può innamorare di un oggetto? Secondo Lucia è possibile, mentre secondo altri pareri non è proprio facile…

Questo potrebbe essere comunque un bello spunto letterario.

Intanto ci impegneremo sulla descrizione di un personaggio, partendo da elementi definiti e uguali per tutti:

CHI E?

In una giacca unisex abbandonata si sono ritrovati nelle tasche i seguenti indizi:

Un biglietto di sola andata Roma_Torino

Uno scontrino di un bar di Firenze di 5,80 euro

Un fazzoletto di carta con un indirizzo email

Una fede d’oro

Una carta socio dell’Accademia La Colombaria

Una foto di gruppo spezzata in quattro pezzi

Un tacco a spillo di una scarpa da donna

Il tempo e gli oggetti

L’ADDIO A XARA – di Mimma Caravaggi

foto di Mimma Caravaggi

E’ andata! Ieri 29 marzo abbiamo accompagnato Xara nel suo ultimo viaggio in PARADISO a Vallina. E’ si, Xara verrà demolita dopo 22 anni  di onorato servizio . Nonostante non mi sia mai piaciuta molto anzi direi per nulla, devo ammettere che la Supposta, così la chiamavo per via della sua forma allungata, ha fatto un onorato servizio e avrebbe potuto continuare a farlo per ancora chissà per quanto tempo perché tolti alcuni difetti tipo graffi alla carrozzeria qualche ammaccatura e l’usura dei 22 anni il suo motore non ha mai perso un colpo. E’ stata eroica sopportare il mio peso per così tanti anni senza lamentarsi troppo a parte qualche cigolio mentre salivo o scendevo ! No devo proprio ammettere che è stata più che brava. Mentre eravamo al Paradiso per la sua demolizione quasi ci dispiaceva lasciarla lì sola soletta a farsi sbudellare pezzo dopo pezzo. Ho pensato comunque che avrebbe finito in gloria la sua carriera visto che gran parte dei suo pezzi serviranno ad altre Xara in giro per il mondo. Contribuirà come noi Cristiani ai pezzi di ricambio lei come noi. In fondo non mi sembra ci sia una grande differenza ! Ok Xara ti ho salutata come fossi stata umana e mi è dispiaciuto lasciarti fare a pezzettini ma ho subito pensato che era una buona azione la nostra di averti portata e la tua che servirà a molti.

Ciao Xara domani mi arriva Dacia e spero riesca a fare almeno la metà di quanto hai fatto e dato tu. Non avvilirti ho diverse foto che mi ricorderanno di te.

Il tempo per contare il tempo

Il tempo e l’orologio – di Tina Conti

Foto di Arek Socha da Pixabay

Le campane  sono da sempre  l’orologio di tutti.

Per noi italiani, ovunque andiamo, siamo rallegrati dai rintocchi del Mezzogiorno: suoni forti e argentini intonati o sgarbati, ma che indicano una tappa importante: la pausa dal lavoro, il pranzo, il cambio delle occupazioni. Poi abbiamo avuto un segnatempo personale, l’orologio, il primo agognato e tenuto con grande cura, poi, oggi,una moltitudine di oggetti che possono dirci tutto.

Nella vita abbiamo percorso tutte queste tappe per poi dire:-mi regolo con il sole!

La natura ci insegna a leggere il tempo e le stagioni.

Come è  bello sperimentare questa condizione e poter rischiare  di non essere in orario. Aspettando l’ingresso ad uno spettacolo serale, ai cancelli in attesa, una bimba chiede alla mamma  quanto manca all’inizio. La mamma non si raccapezza,   tergiversa, non porta l’orologio, deve  essersi orientata con la luce del sole, la bambina lo sa  e poiché  non vede il sole, dice alla madre, guarda la luna !

A me piacciono gli orologi, di tutti i tipi, eleganti e sportivi, grandi e piccoli, quelli tecnologici mi affascinano  ma non sempre sono capace di usare tutte le loro potenzialità e poi mi dimentico i passaggi.

Sono incantata dai meccanismi, che a volte si vedono in quelli storici  che vengono mostrati  nelle visite  ai campanili  o alle torri.

Ho avuto una sveglia dedicata da mio fratello che di lavoro fa il design, era molto carina, di metallo, ma è piaciuta in famiglia e quella regalatami  è stata  trafugata dai miei figli, era la sveglia TINA.

Sul tempo si discute tanto e si riflette, da bambini si vorrebbe crescere veloci, poi, vorremmo riacchiappare il tempo passato.

Come non passa mai il tempo nei momenti di difficoltà’ e in quelli  della paura, quanto è veloce invece il tempo della gioia,della bellezza, del piacere.

La sirena che indicava l’inizio del turno di lavoro mattutino nella miniere gelava il sangue quando suonava fuori dagli orari stabiliti, avvertiva di una disgrazia. Ci sono  paesi che per molto  tempo hanno avuto le giornate scandite dalle sirene  dei turni nelle fabbriche, hanno abituato a ritmi condivisi.

Mi piace regalare ai bambini orologi tradizionali, per imparare i numeri, il tempo e le frazioni :- ,è ora di pranzo, ecco perché ho fame, mi ha sollecitato TEA  leggendo il suo primo orologio alle 12 esatte.

Se fossimo nella nostra stanza a ANTELLA mi sederi vicino  a Mirella

Regalerei a Mirella  un orologio  da cucina, grande e allegro.

Lei che ha dovuto  ripensare  i giorni, le pause, i ritmi.

Si è arrabbiata all’inizio, poi, ha cominciato a prendere visioni nuove, come reinventarsi gli spazi nella casa, progettare il giardino e sperimentare accostamenti di piante, usare materiali recuperati per arredare  angoli esterni costruire relazioni a lunga distanza di tempo e spazio.

Preparare marmellate, sciroppi, salse , da inviare in giro per la terra.

Avere un tempo personale  lungo, rilassato, creativo, è ritornata quella di sempre, ma più ricca e fantasiosa, con una nuova energia  che brilla da lontano. Cosa  si inventerà di nuovo? ……..aspettiamoci sorprese.

Orologio a ritmo fiorito

Orologio per sognare – di Patrizia Fusi

In questo periodo adopero un orologio da polso di colore nero e di foggia maschile molto semplice.

Se potessi vorrei stare senza, gestire le mie giornate con le necessità che il mio corpo richiede, e con la luce del giorno, come fanno alcuni piccoli fiori.

La mattina si aprono al giorno che arriva, nel pieno giorno sono luminosi e attivi, mano a mano che arriva la sera si richiudono e si preparano per la notte. Anche se recisi seguono questo ritmo

Ma è solo una fantasia perché la mia vita è scandita dagli orari che il vivere in una comunità richiede.

Se fossimo stati nella stanza al teatro di Antella sarei andata nel posto libero che avrei trovato.

Con alcuni mi sento più vicina, però vorrei cercare di stare con tutti anche con un po’ di timore, penso che in ogni persona ci sia del positivo da scoprire.

La scelta di oggi l’ho fatta sull’immagine dei miei compagni che mi apparivano sullo schermo.

 Mimma mi è sembrata stanca e vorrei regalare a lei un bell’ orologio a cucù, che con il suo ticchettio e le ore annunciate da un uccellino colorato faccia compagnia a lei e ad Alberto e gli faccia trascorrere giornate serene.