Il profumo delle zolle

da Volta la carta: “C’è una donna che semina il grano, volta la carta e si vede il villano, il villano che zappa la terra…..c’è un bambino che sale un cancello ruba ciliegie e piume d’uccello..”

Volta la carta – di Lucia Bettoni

foto di Lucia Bettoni

C’è una donna che semina il grano
Il villano che zappa la terra
e un bambino che ruba ciliegie…

Ecco… vedo tutto sento tutto
come allora
Sono piccola piccola
giro intorno a mio padre e mia madre
Mio padre zappa
la terra profuma di terra
Sento il taglio della vanga
Sento il profumo delle zolle
Le zolle perfettamente in fila
disegnano la terra
La mamma sorride e semina
Coccolati come bambini
i semi nel suo grembiule
Sorride e semina sulle zolle appena tagliate
profumate profumate profumate
Il ciliegio è lì
i suoi frutti sono maturi
Sono piccola piccola
Mi arrampico
Sono sopra il ciliegio
Mangio le ciliegie rosse
mature  dolcissime
Decoro le mie orecchie
Che orecchìni meravigliosi sono le ciliegie!
Voglio portare sempre orecchini
rosso ciliegia
Dall’alto del mio albero meraviglioso
la mamma semina e il babbo zappa


Nella foto io e mio padre
Mio padre con l’aratro sta arando la terra…
ricordo che mi faceva sedere in mezzo all’aratro su un cuscino fatto da una balla piegata , insieme si coltrava e io mi sentivo una principessa …

Incontro virtuale – 9 marzo 2021

con Cecilia Trinci

Il tema dei tarocchi si congeda lentamente con quello del “Volta la carta”, canzone di Fabrizio De André ispirata alla filastrocca di Angiolina.

Leggo il testo e ognuno sceglie un’immagine o una parola “guida” alle piccole storie scritte di getto insieme. L’argomento sarà protagonista nei prossimi giorni,intanto queste le figure della nostra Angiolina, disegnate di getto da Tina e da Lucia durante l’incontro:

Angiolina di Tina Conti:

Angiolina di Lucia Bettoni:

Parole come fiori

Perché siamo ancora qui – di Stefania Bonanni

Il solo modo per trasformare il groviglio di malessere in idee, è  trovare le parole giuste. Senza quelle parole, continua l’affanno di cercarci alla cieca, per tentativi.

Così,  nei giorni di questo tempo inconciliabile si finisce incollati ad una finestra, muti spettatori malinconici, che non sanno neanche più ascoltare le nuvole. Non si parla più con il cielo. Non arrivano  dal cuore pensieri di meraviglia. Non affiorano alle labbra parole di cielo. Non si aspettano miracoli, non se ne fanno, quando si affoga di malessere. Proprio ora bisogna provare ad estrarre parole che danno colore e calore. E non sarà un incendio, non ci saranno miseri resti inceneriti. Saranno solo piccole parole giuste, parole da dilettanti. Che per diletto, per vivere, provano a fare, a dire, a sentire. A rendere più chiaro lo scuro che attanaglia. Solo se si fa, si vive. 

Solo se si battezza il malessere, siamo ancora capaci di non fare di tutta l’erba un fascio, di volare senza pesi. Solo leggeri, saremo quei gabbiani che hanno scelto il cielo, e le nostre ali tremeranno per il vento fresco, non per la fatica, o la paura, o la tristezza.

La felicità è un attimo semplice

Buongiorno! – di Simone Bellini

disegno di Simone Bellini

Un ricciolo si staccò da quella massa informe sulla fronte, cadendole proprio davanti agli occhi che , focalizzandolo, diedero l’ imput alla bocca per piegarsi lateralmente dirigendo il soffio mirato a spostarlo. In quel momento i nostri sguardi s’incrociarono aprendosi in un simpatico sorriso. BUONGIORNO MONDO!!!

Il Papa

Il Papa – di Carmela De Pilla

Guardava la carta con un certo distacco all’inizio, “Cosa c’entra il papa con me? Lui così sicuro, così saggio, collante indissolubile tra Dio e l’uomo, unico rappresentante del pensiero divino, lui così autorevole, forte, indulgente, clemente insomma lui, cosa può avere in comune con me? “ si disse.

Era capitato per caso che le venisse abbinato ”il papa” tra tutte le carte dei tarocchi e un po’ scettica incominciò ad osservarlo.

Eccolo, seduto sul trono con la lunga tunica e la cappa rossa impreziosita da una bordura d’oro, osservò poi con più attenzione e con un certo stupore si accorse che il numero tre si ripeteva più volte: 3 i cerchi che avvolgono la corona, 3 le dita alzate della mano destra, 3 le croci sullo scettro…

“ Ma 3 è il giorno della mia nascita!” si disse sorpresa da questa strana coincidenza.

Ancora più incuriosita cercò informazioni “Per trovare la verità occorre indirizzare lo sguardo sia verso ciò che è palese che verso ciò che è nascosto”, questo è il significato che viene dato al numero tre e allora qualcosa si dipana tra i suoi ricordi e rivede la ragazzina chiusa in se stessa, talmente chiusa che non riusciva ad aprire nessuna porta, né per entrare né per uscire.

Per molti anni aveva attraversato cieli senza stelle, campi senza fiori eppure intenso era il desiderio di conoscere le stelle, i fiori…Si sentiva trascinata in una vita senza vita, manovrata da fili invisibili che la inducevano a fare ciò che gli altri decidevano per lei.

Il tempo scorreva spietato e lei si ritrovò inconsapevolmente già diciottenne e allora capì che doveva scavare, scavare in quel deserto fino a farsi male  per  cercare ciò che di prezioso era nascosto dentro di sé.

-Il papa rappresenta il ritorno al passato, alle proprie radici e poi guarda, è seduto quindi sicuro, forte, le disse Cecilia.

Via via capiva sempre di più la connessione che c’era fra lei e “il papa”… Nel suo passato era stata travolta da una bufera che tormentava “il suo dentro” e così in un percorso lento e faticoso cercò la verità, con lealtà e impegno e, guidata da una forza impercettibile scoprì  ciò che di vero c’era in lei, incominciò così a rileggere la sua vita.

 L’unico modo per darsi delle risposte e per cercare un equilibrio tra il corpo e lo spirito era ritornare alle sue radici, rovistare nel suo passato, un passato doloroso sì, ma era l’unico che aveva, era la sua storia e doveva proteggerla.

Un oggetto di Anna

Il calice di olivo – di Anna Meli

Ci sono giornate vuote, piatte, silenziose; giornate che non sembrano avere né inizio né fine, giornate nelle quali nemmeno ti sembra di esistere e cerchi affannosamente qualcosa che ponga fine  a questo tuo sentire e finalmente trovi conforto rifugiandoti  nella tua stanza preferita: la camera da letto.

            Siedi su quella grande vecchia poltrona che ti abbraccia e ripensi con dolcezza ai momenti in cui ti accoglieva quando allattavi i tuoi figli e li coccolavi nella loro crescita. Il senso di vuoto ora  è riempito da piacevoli ricordi e il freddo che si era impossessato di te sta man mano passando.

            Volgi lo sguardo intorno e con esso accarezzi le cose; ti fermi sui ritratti di famiglia, sullo scrigno a forma di cuore regalatoti da tua figlia, sul piccolo carillon che tuo figlio ti ha portato da Vienna e ne togli la polvere del tempo. Lì vicino c’è un calice di ulivo realizzato dal tuo lui, ha nervature bellissime, sembra intravedersi il busto di un uomo col braccio alzato come a difendersi da qualcuno o qualcosa. Ricordi con quanta passione e attenzione è stato creato e quanta gioia e soddisfazione ha provato quella sera quando te lo ha mostrato.

            Lentamente ti alzi dalla poltrona, sfiori con le dita quel legno vivo ti spogli di quel senso di vuoto e  fai ritorno alla normalità.

Volta la carta – Fabrizio De André

C’è una donna che semina il grano
volta la carta si vede il villano
il villano che zappa la terra
volta la carta viene la guerra
per la guerra non c’è più soldati
a piedi scalzi son tutti scappati

Angiolina cammina cammina sulle sue scarpette blu

carabiniere l’ha innamorata volta la carta e lui non c’è più
carabiniere l’ha innamorata volta la carta e lui non c’è più.

C’è un bambino che sale un cancello
ruba ciliege e piume d’uccello
tira sassate non ha dolori
volta la carta c’è il fante di cuori.

Il fante di cuori che è un fuoco di paglia
volta la carta il gallo ti sveglia

Angiolina alle sei di mattina s’intreccia i capelli con foglie d’ortica
ha una collana di ossi di pesca la gira tre volte intorno alle dita
ha una collana di ossi di pesca la conta tre volte in mezzo alle dita.
Mia madre ha un mulino e un figlio infedele
gli inzucchera il naso di torta di mele

Mia madre e il mulino son nati ridendo
volta la carta c’è un pilota biondo

Pilota biondo camicie di seta
cappello di volpe sorriso da atleta

Angiolina seduta in cucina che piange, che mangia insalata di more.
Ragazzo straniero ha un disco d’orchestra che gira veloce che parla d’amore
Ragazzo straniero ha un disco d’orchestra che gira che gira che parla d’amore.

Madamadorè ha perso sei figlie
tra i bar del porto e le sue meraviglie
Madamadorè sa puzza di gatto
volta la carta e paga il riscatto
paga il riscatto con le borse degli occhi

Piene di foto di sogni interrotti
Angiolina ritaglia giornali si veste da sposa canta vittoria
chiama i ricordi col loro nome volta la carta e finisce in gloria
chiama i ricordi col loro nome volta la carta e finisce in gloria.

L’Imperatrice

L’Imperatrice – di Gabriella Crisafulli

Era una vita che faceva quel gioco: la sera, quando si infilava sotto le coperte e spegneva la luce, cominciava a raccontarsi una storia.

Le carte erano uno spunto per narrare: ne sceglieva una dal mazzo e via.

Ritrovarsi a farlo insieme ad altri la disorientava: si sentiva scoperta.

E poi cosa scrivere di condivisibile?

La notte solitaria era una prateria illimitata, il gruppo aveva dei confini.

Il pensiero le arrivava con estrema lentezza.

L’immagine che le era toccata era molto bella ma che ci azzeccava lei con una Imperatrice?

Cosa aveva mai comandato nella sua esistenza?

Era vissuta in un movimento continuo di idee, di qua e di là, in base al pensiero di coloro a cui aveva voluto bene, talvolta accomodandosi nelle convinzioni altrui facendole proprie, talaltra ribellandosi, spesso cercando di salvare capre e cavoli.

L’unica cosa su cui si era sempre veramente impuntata erano le questioni di principio.

Su quelle non transigeva.

Era fatta così, tutta d’un pezzo.

“Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”.

Il nucleo che la reggeva erano degli assiomi ideali per i quali non guardava in faccia nessuno.

Con l’età si era trovata molte volte a doverseli tenere stretti in bocca ripetendosi “Eppur si muove” come il povero Galileo.

Per esempio sulla caccia, davanti a un vassoio colmo di passerotti arrostiti, così come sui migranti …

Nel tempo aveva chiuso gli occhi ed era andata avanti.

Non aveva avuto coraggio, era rimasta ambigua: in quelle come in tante altre cose anche perché quando aveva detto la sua o addirittura aveva tentato d’imporsi aveva suscitato negazione, ira, derisione, sarcasmo ed era arrivata persino a diventare un capro espiatorio.

“Mi fai sentire in colpa” le aveva detto una volta una collega davanti alla constatazione di un fatto: era pure colpevole.

“Crisafulli” aveva affermato un’altra negli ultimi anni di lavoro, sostenendola in un progetto per bambini in difficoltà “sei troppo avanti, troppo avanti”.

All’improvviso davanti a quella carta si ritrovava Imperatrice, seduta su un trono, algida, ieratica. Reggeva in precario equilibrio sul capo, fra i capelli e la corona, un sipario a dividere il passato dal presente che la spaccava a metà.

Cercava energia nella falce di luna rovesciata che era a terra, sulla quale poggiava il piede destro: la forza le si propagava attraverso l’azzurro che avvolgeva il corpo affacciandosi in qua e in là attraverso i broccati delle vesti.

Si puntellava tenendo serrati fra le mani lo scudo e lo scettro.

Ecco, l’Imperatrice poteva essere l’immagine della sua terza vita?

Il Mago o Bagatto

La carta dei tarocchi: IL MAGO – di Tina Conti

Guardando questa bella immagine appare un giovane dall’aspetto presuntuoso, crede di poter far tutto, si circonda di oggetti e utensili, piani di lavoro per aggiustare il mondo.

Sembra contento, forse anche troppo, dalla presunzione che trapela dal suo aspetto, gli  è spuntata pure un’aureola sulla testa.

Attenzione, potrebbe essere una burla e incendiargli i capelli.

Si sente giovane, veste da giovane ma è tutta apparenza, lavora in casa, tiene in ordine quel bel pavimento di marmo a scacchi, non trascura l’esterno, le piante, i fiori.

Non solo vuole occuparsi della sua casa, ma anche quella degli altri, vicine e lontane, non sarà un po’ impiccione?

Ha sul tavolo una grossa medaglia, bella e lucente, con una stella sopra, non sara’ sua certamente.

In lontananza si vede il fiumiciattolo dove furtivamente  il mago si reca ogni giorno a fare un bel bagno ristoratore.

Una volta hanno detto di me che sono una incantatrice quando mi propongo ai bambini, mi piace anche adesso giocare con la voce, usare la finzione delle marionette, gli strumenti a  percussione, i colori…. oggi,ho portato il quintetto  dei nipoti e il cane Piero a fare una passeggiata.

Prima fermata, fiori e cavalli, poi,a comprare le uova dalla Margherita ,i grandi in monopattino, i più piccoli nel passeggino doppio. Ritorno, strada sterrata e fermata dalla SUSI al vivaio per vedere i  paperi. Siccome non ce la facevo più col passeggino, ho fatto scendere i piccoli che hanno proseguito per il campo a piedi, siamo rientrati sani e salvi.

Oggi, mi sono sentita un generale non un mago….

Otto Marzo

Otto Marzo – di Cecilia Trinci

Foto di Carmela De Pilla

Sarebbe il 98esimo compleanno. In ogni caso oggi non ci sarebbe, qui, penso,  a spengere le candeline dal vivo,….. almeno con grandissima probabilità. Eppure ogni anno dico “Avrebbe…..compirebbe…..” e così lei si sente obbligata a venire  in qualche modo e spenge idealmente le sue candeline, ridendo e non come una vecchia, che non è mai diventata. Quest’anno mi manca ancora un po’ di più…..Me lo aveva promesso che sarebbe venuta in mio aiuto se l’avessi chiamata…….So che lo fa.  Come ha sempre fatto, accorrendo, ballando una polka, sventolando i vestiti per la fretta di provvedere…Imponendosi. Ora in verità non si arrabbia più come faceva in quel suo modo furente, sollevandosi da terra per la rabbia o l’invettiva….ora è uno spirito serio, vibra, muove l’aria, ma resta serena, determinata. La ferocia la tiene nascosta nelle ali, nel mantello che forse la avvolge…..

Era come una di queste giornate di marzo….sole a picco lancinante e imponente, vento freddo in folate improvvise, temporali che spaccano il cielo e qualche volta persino qualche spruzzo di neve…..Il mese dei “Pesci”, segno doppio, a metà tra inverno e primavera, che a volte si scontrava con il doppio “Gemelli”, segno a metà tra la primavera e l’estate, il mio, appunto. Il giallo delle mimose, dei tromboncini, delle forsizie, era più aspro  del rosa delle peonie, del caprifoglio, del glicine di giugno. Eppure nessuno più di lei lo coltivava e lo teneva acceso, quel rosa, mantenendolo in una nuance scura e fresca. Il suo vortice era  incontenibile. Se rideva il cielo intero si metteva a ridere. Se piangeva era la tragedia che faceva tremare l’antica Grecia. Arrivava come fa a marzo una tempesta improvvisa: mentre cogli fiori e appena hai posato la giacca sul greto, il sole scompare e senti freddo da rabbrividire tutta. Un pensiero triste la faceva rabbuiare come un tormenta di neve quaresimale, un filo di gelosia la rendeva titanica, ma una gioia illuminava di scintille e risate i suoi occhi scuri come velluto, profondi come pozzi. Marzo era lei. L’otto marzo, precisamente, due palle rotonde una sopra l’altra a fare un pupazzo grasso, ma se l’8 lo giri sul fianco e lo sdrai l’otto diventa l’infinito, l’imprendibile, la forza della natura.

Lei era, ed è, infinita.

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Frasi su Marzo inviate da Gabriella Crisafulli

“Era uno di quei giorni di marzo in cui il sole splende caldo e il vento soffia freddo: quando è estate nella luce e inverno nell’ombra.” Charles Dickens
Marzo: mese di attesa.
Le cose che ignoriamo
Sono in cammino. (Emily Dickinson)

Finale di Sanremo

Sanremo – di Rossella Gallori

 Lo diceva spesso, mia madre, che la prima volta che son caduta dal seggiolone, fu durante Sanremo,  se poi abbia più o meno battuto la testa, poco importa.

Una bimba scontrosa di nascita,  che balla mentre Nilla Pizzi canta: lo sai che i papaveri…son alti alti…e tu sei piccolina…valeva la pena di esser fotografata, non è stato fatto e non me ne dolgo …so che ogni Sanremo era una festa, con il babbo in via Milanesi al bar, ed il sacchettino dei semi, ricordo perfino al cinema Faro una serata finale…con il vestitino buono. La mamma seduta un po’ più lontano, ci vedeva meglio, lei,  con il librettino di Sorrisi e Canzoni con i testi, cantanti di cui nessuno ricorda il nome, Latilla, Gallo, Pane….Sentieri.

Ma negli occhi e nel cuore mi sono rimaste le serate dopo il 62/63….quando Lei, aveva iniziato ad essere la mamma, in una affannata voglia di prendere un posto in casa e nel mio cuore,  casa, lavoro…e quelle camere affittate per bisogno, che non ci facevano guadagnar quasi nulla ma ci facevano andare avanti, l’ Idria, l’ Ivana, in casa e la Gabriella giù nel sottosuolo, gente che spariva a Natale, per tornare dopo la Befana,   incasinando tutto, con le cene così tardi e così rumorose da rischiar lo sfratto, con una unica certezza che a febbraio ci sarebbe stato lui, il festival!!!!!

La televisione c’era, regalo di uno zio ricco, pareva un transatlantico…  la cena tutti gli anni la stessa, braciole e patate fritte e lei, la schiacciata, alta, profumata, vanigliosa e la panna montata che straripava, non importava che fosse montata alla perfezione, bastava ci fosse.

I miei fratelli sparivano e noi “donne” appollaiate su vecchie poltrone  di pelle, assistevamo  alla serata finale. C’ era una regola, né ciabatte, né becchi o bigodini, nessun grembiule da cucina, Sanremo, un’ occasione, per dare un volto a voci radiofoniche, a facce da Bolero, da Intimità, facce di carta che avevano improvvisamente un corpo, una pettinatura, un abito speciale.  

E Domenico Modugno, Dorelli, Mina….poi  si affacciarono  Battisti, Dalla, mmm  questi durano poco furono  i commenti….

Serate che mi sono rimaste nel cuore, come quell’ essere donne semplici, felici di cose “nazional popolari”  con un dolce che non ho mai capito perché si fa solo a carnevale, con ragazze di cui non ricordo il cognome, più grandi di me con una laurea quasi in tasca….chissà dove sono, cosa fanno…ricordo Lucia, Costanza, M.Angela….si ricorderanno  di noi, di quanto ridevano, con la bocca bianca di zucchero a velo, dei tacchi di mia madre, dei miei fratelli  belli come il sole, che ci prendevano in giro, ma afferravano l’ultimo boccone di schiacciata tirando fuori il Vin santo dalla vetrinetta, ed aspettavano con noi  il proclama ufficiale: la canzone vincitrice di Sanremo 19……. È….

La televisione veniva spenta quasi subito si è scaldata, diceva la mamma, ma la serata non finiva li, c’erano  i commenti: te lo dicevo io! No lo avevo detto io! E giù risate, complice il vinello, con l’ odore addosso di fritto e vaniglia….ed un futuro in tasca che è già ieri, troppo ieri, ed una me che ha un festival nato nel suo stesso anno, che a dispetto del tempo è sempre   giovane, luminoso, a volte pacchiano, banale, ma chi se ne frega….lui ha 70 anni come me, ma fa finta di non saperlo.

Il Mondo

Una donna nel mondo – di Gigliola Franceschini

  Un simbolo, una donna che entra nel mondo con passo leggero, vestita solo della sua innocenza.  Conoscera’ un universo tutto da interpretare, combattera’ per i suoi diritti e per i suoi ideali, dovra’ coprire la sua naturale nudita’ con vesti diverse, spesso con delle corazze  che la possano difendere dai colpi feroci della sorte. Imparera’ ad amare e a combattere, attraversera’ fiumi di lacrime e mirera’ alle sue vittorie con tenace certezza. Dara’ molto e ricevera’ compensi insperati. Si sentira’ infine appagata da cio’ che ha costruito  ma sara’ veramente serena e consapevole se riuscira’ ancora a sentire  dentro di sé l’ingenuita’ dei primi passi. Se avra’ ancora  la capacita’ di sentirsi nuda senza ombra di impudicizia, potra’essere felice e appagata perche’ sentira’ la sua anima ancora fanciulla. Tutto cio’ che la circonda e che si e’ concquistata nel corso di un lungo cammino, per farla star bene deve essere percepito  come una promessa mantenuta. Una storia,  una vita, una donna

La Giustizia

GIUSTIZIA – di Sandra Conticini

Quando mi è stata assegnata questa carta l’ho sentita mia fin da subito anche se mi incute  soggezione.

La sua postura eretta,  il suo sguardo  dritto negli occhi  sembra voglia capire ciò che ha dentro la persona davanti a lei.  E’ una figura molto austera che non  perdona e non le sfugge niente ma irremovibile sulle sue decisioni in cerca di tutti i mezzi per far emergere sempre la  giustizia. 

Mi sento identificata in questa figura perchè, un po’ per educazione, un po’ per indole, cerco sempre di essere attenta ai miei comportamenti verso gli altri e questo mi fa essere spesso dalla parte dei più deboli.

Andando avanti nel tempo ho capito che la giustizia è sempre più difficile da trovare perchè l’ egoismo e l’egocentrismo è in aumento su tutti i fronti.

Comunque non demordo e vado avanti con le mie idee perchè sono convinta di essere nel giusto e, diversamente, non mi sentirei tranquilla con me stessa. Spesso questa ricerca di giustizia e di armonia  mi fa sentire fuori luogo ed insoddisfatta.

La Ruota della Fortuna

La ruota della fortuna – di Patrizia Fusi

La carta che la sorte mi ha assegnato è La Ruota della Fortuna, mi sono sentita rappresentata perché ritengo, in alcune circostanze della vita, di essere una persona fortunata.

L’aspetto visivo della carta mi è piaciuta meno, sulla destra della ruota uno strano uomo arrampicato verso l’alto con la testa da cane, alla sinistra un essere indefinito rivolto verso in basso di color verde ha i piedi palmati e la coda con un piccolo ciuffo all’estremità.

Alla sommità della ruota un cerchio con adagiata sopra un essere con varie sembianze, un bel viso di donna sulla testa ha una corona adagiata fra due protuberanze che non so se sono capelli o orecchi di animale, dietro ha due grosse ali,il resto del corpo è di animali, si vedono i seni femminili e alla sinistra ha una spada, tutto questo si regge su delle asti lunghe poggiate su due barchette su un mare leggermente increspato.

Credo che alcuni di noi siano più fortunati di altri ma, come tutto nella vita, la cosa è soggettiva: quello che per alcuni di noi è fortuna per altri non è niente. La casualità comunque è importante, anche se contribuiamo agli accadimenti con le nostre decisioni. Personalmente ho sempre avuto la necessita e la curiosità di fare o imparare qualcosa di nuovo per sentirmi viva.

La casualità……

Frequentavo un corso d’informatica dove conobbi Mimma, che mi parlò con tanto entusiasmo degli incontri di scrittura che frequentava che mi incuriosii; io ho sempre saputo delle mie poche capacità nello scrivere, ma chiesi di poter far parte del gruppo.

In quel periodo avevo i miei nipoti da seguire, le mamme lavoravano, era anche un periodo in cui mi si rivoluzionavano i sentimenti, avevo la necessità dì evadere.

L’orario del corso coincideva con le mie esigenze famigliari. Per me questo è stata un fortuna, ho potuto conoscere persone, ognuna speciale nelle proprie diversità e unicità, e fare tante esperienze gratificanti nel corso di questi anni, affrontate anche con incertezza personale, ho potuto vivere tutto questo grazie alla nostra insegnante Cecilia che, per il metodo che adotta, accettando le capacità di ognuno, ha tenuto il gruppo unito.

Per me la fortuna è questa: trovare le persone o le cose nel luogo al momento giusto nella propria vita. Direi che la fortuna è amore, salute, lavoro, serenità.

L’Imperatore

L’IMPERATORE – di Anna Meli

E’ stata un’esperienza nuova vedere il mio nome abbinato dalla sorte alla carta dell’imperatore e inizialmente sono rimasta sorpresa poi l’ho osservata: l’imperatore è un uomo con barba e baffi semi-seduto su un trono, sembra quasi pronto ad andarsene da un momento all’altro oppure pronto per intervenire in qualcosa. Ha sulla testa una pesante corona e abiti regali dove i colori predominanti sono l’azzurro, l’arancione e il rossiccio. Nella mano destra tiene una sfera raggiante che comunica luce, fiducia e sicurezza. Sembra non portare scarpe ma una morbida calzamaglia. Sugli angoli della carta si notano dei simboli che non so interpretare, si riconosce il 4 ( come i lati del quadrato ); sul fondo sotto la scritta IMPERATORE due più piccole: fermezza . Potere. (aggiungerei razionalità).

E’ una carta che si può abbinare al mio segno zodiacale che è l’ariete. Personalmente faccio fatica  però a rispecchiarmi sia nella carta che nel segno; ma è pure vero che nella mia vita ,o per forza o per amore,  ho dovuto prendermi responsabilità e decisioni nascondendomi spesso dietro una falsa sicurezza scambiata spesso per fermezza e potere decisionale. A questo punto della mia vita avrei voglia di tirare i remi in barca e riposarmi, Ma riuscirò a mettermi da parte? Non mi conosco ancora o mi conosco troppo bene. Vedremo…

Due parole sui Tarocchi

Tarocchi e interpretazione dei Sogni – di Vanna Bigazzi

Sotto molti aspetti l’interpretazione dei Tarocchi può raffrontarsi con l’interpretazione dei Sogni. Tutti e due i percorsi si avvalgono di particolari immagini che nei Tarocchi sono gli Arcani Maggiori e nei Sogni sono Simboli dell’Inconscio. Sia gli uni che gli altri vanno interpretati e collegati fra loro. La loro lettura non è una mera traduzione e viene, invece, filtrata dalla capacità intuitiva dell’interpretante. Si stabilisce così fra l’interpretante e l’interpretato un feeling ultrasensibile che attinge a fonti ancestrali. Queste antiche fonti, non sono qualcosa d’immaginario ma qualcosa che ha già sede in noi, un’eredità psichica di contenuti dal significato universale che viene trasformata non per arte divinatoria ma per approfondimento, tramite la conoscenza e l’ INTUIZIONE dell’interpretante. Come nei Tarocchi, l’Arcano Maggiore non solo ha un determinato significato ma si rivela, adattandosi alla situazione particolare della persona interpretata, così i Simboli dei Sogni,  opportunamente INTUITI e decifrati dall’arte dell’interpretante, portano alla luce conflitti e tematiche da elaborare  la cui non considerazione  e  nascondimento dentro e fuori di noi, impediscono quella liberazione spirituale che ristabilisce  l’equilibrio psichico.

La Papessa

La Papessa – di Rossella Gallori

Ho peccato ma non chiedo perdono, mi aggiusto le vesti e mi siedo sul trono”

Seduta, ben dritta, non piegata su me stessa, cerco i vostri silenzi , non le vostre parole.

Ho le grandi chiavi, un segno di fiducia, aprirò, per paura solo porte aperte, lascio ad altri serrature difficili.

I miei occhi velati dal tulle leggero guarderanno lontano, sarà difficile voltarsi, nel timore di strappare quel drappo di vita.

“Tra poco giustizia si affaccia alla porta, viaggio da sola, non voglio la scorta”

 Le  mie dita cercheranno di leggere la  piccola pergamena, mi verrà indicata la strada da percorrere e non ci saranno lune storte che mi volteranno le spalle.

 Nasconderà i miei sogni, uno scialle di seta turchese, proteggerà il mio “volar via” una volta a mosaico,  sorretta da solide colonne troverò il coraggio di gridare che non ho mai avuto voglia di essere, né papa né santo, né uomo né Dio…..

“Muoio da Papessa, la storia è la stessa, donne senza diritto con il sangue l’han scritto”.

***

Un esempio di scrittura in due fasi. La prima qui sopra è frutto di riflessione, la seconda qui sotto è frutto di scrittura di getto.

La Papessa di Rossella Gallori – prima versione (che merita di essere letta)

Seduta ben dritta, non piegata su me stessa, cerco i vostri silenzi, non le vostre parole, cerco, nella pergamena segni e disegni, cerco una strada da percorrere. Ho le vostre chiavi, un motivo di fiducia, aprirò per paura, solo porte aperte, lascerò ad altri serrature difficili.

I miei occhi velati, nascosti dal drappo di tulle leggero guarderanno davanti, sarà difficile non voltarsi. Lo scialle turchese nasconderà i miei sogni ad una luna storta che mi volta le spalle.

Un mosaico a volta sorretto da colonne solide proteggono una femmina che non ha mai avuto voglia di fare il Papa.

L’Eremita

L’Eremita – di Lucia Bettoni

Solitudine
Terra nuda
Una luce guida il cammino
Un bastone con tutto l’emisfero celeste
Il mantello, la luce, il bastone, la terra nuda
Il cammino procede
lentamente
lentamente
lentamente
I serpenti sono amici
non c’è paura
La solitudine è una miniera
Il passato illumina il presente
e accompagna il futuro

Le Stelle

Le Stelle – di Carla Faggi

Allora avevo scritto che il cielo più bello non esiste.

Avevo raccontato la storia della mia vita.

Ieri Cecilia lo ha ritrovato e me l’ha ricordato.

Oggi ripeto che il cielo più bello non esiste, è sempre fatto di stelle, e quando le vediamo sono nostre e sono le più belle di tutte.

Perchè ogni stella che vedi è un pezzetto della nostra storia, è un pensiero, un’emozione,  un dolore, una gioia, è la nostra vita, e ogni giorno che passa c’è una stella in più.

Il tarocco delle stelle me lo sono sentito addosso.

Perchè fino a che le stelle si inseguono sono sempre tanto lontane, ma se ci sediamo a raccogliere l’acqua del fiume con la brocca d’oro e ad annaffiar la natura con la brocca d’argento nascono i fiori, la vegetazione diventa rigogliosa e, meraviglia delle meraviglie, le stelle vengono loro sopra di noi.