Tempo antico

Orologio da taschino – di Mimma Caravaggi

foto e oggetti di Mimma Caravaggi

In casa, appesa ad una parete del salotto c’è una piccola bacheca artigiana, se così si può chiamare, con diversi vecchi orologi da taschino che, di anno in anno, ho regalato ad Alberto per i suoi compleanni. Qualcuno è d’oro di marca, altri d’argento di varie forme e di varie epoche. Poiché mi piacciono moltissimo Alberto ha pensato di costruire usando una scatola di legno per il salmone affumicato, una piccola bacheca da attaccare al muro. In mostra ce ne sono stati messi soltanto 8 ma ce ne sono diversi altri non esposti. Diverso tempo fa usavo portare un orologio da polso del tipo moderno, tipo Swatchs che usavo giornalmente ma per le rare  uscite serali ho un piccolissimo orologio antico, prezioso e di marca, degli anni 20/30 regalatomi da mia suocera e completamente integro e funzionante. Ora non porto più nulla e uso il cellulare quando mi serve. Tutti i tipi di orologi mi piacciono molto basta non siano troppo moderni. Qualche vota porto ancora un orologio da collo in argento molto carino che mi ha regalato la mia mamma.

Al nostro tavolo vorrei avere accanto a me la M. Laura perché mi ispira calma e fiducia e alla quale abbinerei una clessidra dove il tempo è scandito da granelli di sabbia e tanta precisione.

Un fiore gracile: la Deutzia

Cascata di fiori – di Mimma Caravaggi

Deutzia gracilis- Fiorisce presto nel mese di Aprile con una cascata di fiori bianchi, semplici e con un leggero profumo. Ogni anno spio la ripresa, i suoi germogli, i suoi piccoli bocci che esplodono in un nuvola banca e che ogni giorno godo nel guardarla attraverso la finestrina del bagno. Non ho tende in casa quindi godo della sua completa bellezza che ha il piacere di convivere accostata ad una rosa quasi selvatica dai petali semplici e di un particolare color rosa che accetta  quelli bianchi della deutzia creando un contrasto molto bello, contesto per un dipinto.

E SE FOSSI UN FIORE……

A prescindere che amo ogni specie di fiori e piante, trovo siano come la funzionalità del nostro corpo, perfetti meccanismi di architettura e ingegneristica stupendi, ma se dovessi rivolgermi come fiore a qualcuno, amica, sorella, conoscente che sia, sceglierei un fiore semplice come il fiordaliso ormai quasi dimenticato ed in estinzione.

Potrei raccontare loro dei bei fiori semplici che siamo molto spesso in  simbiosi con i papaveri che una volta, insieme, ricoprivano gli appezzamenti di moltissimi campi di grano di legumi e altro. Siamo fiori che ricordano un tempo ormai trascorso che vorrei  ricordassero le tante passeggiate trascorse in compagnia di sorelle e amici attraverso i campi coltivati. Che altra e bella maniera di vivere.

Tempo senza orologio

Tempo senza orologio – di Laura Galgani

Per me stessa ho scelto di vivere senza orologio.

Sono talmente calata nel fluire del tempo da non averne bisogno.

So sempre che ore sono, il mio orologio interiore scandisce i secondi senza che io nemmeno senta

il tic tac.

Qualche volta però non mi fido e allora abbasso lo sguardo sullo schermo del computer o sul cellulare. Ma raramente vengo smentita.

Non sono molto contenta di questa precisione non cercata. Mi piacerebbe lasciarmi andare ad un sempre o ad un mai senza confini, ma non posso. Almeno, non adesso.

Per questo dedico una breve riflessione ad una compagna di scrittura anche lei senza orologio: Rossella. Nemmeno lei ne ha bisogno, ma per motivi opposti ai miei. Mentre io sono schiava del tempo e devo obbedire alle sue leggi che conosco così bene da poter fare a meno di punti di riferimento – direi che il tempo si è impadronito di me – lei, Rossella, è padrona del tempo e lo domina.

Lo piega, lo curva e lo indirizza come più le piace. Lo allunga, lo accorcia e lo comprime.

Lo allunga se sta bene dov’è e vuole godersi il momento. Lo accorcia se è infastidita e vuole cambiare scenario perché quello in cui si trova ha esaurito la sua funzione.

Lo comprime se ripensa al passato e le fa troppo male.

Allora anni diventano una pillola piccolissima, un concentrato di un attimo soltanto che può anche dimenticare in una minuscola scatola preziosa.

Incontro virtuale – 24 marzo 2021

con Cecilia Trinci

Incontro di mercoledì in via eccezionale e comunque molto partecipato. Il tempo è anche un atto di scelta e per questo si ringrazia particolarmente chi ha fatto di tutto per non mancare.

I temi erano molti e particolarmente intensi: la bellezza delle cascate di fiori dei giorni precedenti, le storie e i pensieri che i fiori hanno sollevato, persone evocate dai fiori, oppure situazioni del passato dove i fiori mancavano o erano invece particolarmente presenti. Altro argomento da considerare il video di Vanna sui tarocchi, su Jung e sull’intuizione, collegato al nostro lavoro di scrittura proprio per l’elemento “intuizione”. Il ricordo dell’intervento di Simone Rovida sul tempo avrebbe meritato più tempo per la discussione, ma il nostro “gioco sull’orologio” ha unito un po’ tutte le tematiche: l’intuizione dei sentimenti degli altri, la rappresentazione di noi stessi attraverso un oggetto speciale come l’orologio, un pensiero al nostro modo di stare insieme quando eravamo in presenza…..tutti stimoli intensi che si possono ritrovare nella registrazione di ieri.

Il tema della settimana dunque riguarda gli orologi, le persone del gruppo con cui ci piacerebbe condividere un tavolo, come intendiamo lo scorrere del tempo, come lo valutiamo e se ne abbiamo o no bisogno.

Fiori e filastrocche

VIOLETTE DI PRIMAVERA – di Anna Meli

foto di Lucia Bettoni

Giro, giro tondo

il pane cotto in forno,

un mazzolin di viole

per darle a chi le vuole,

le vuole la Sandrina

si inginocchia la più piccina

la più piccina e la più grande

ne faran tante ghirlande.

            Questa la filastrocca che cantavano, tenendosi per mano, Maria e Paolina. Maria la più piccola e Paolina, più grande di solo due anni, andavano spesso insieme alla ricerca  di questi piccoli fiori viola che nei primissimi giorni di primavera spuntavano lungo la riva del ruscello  vicino casa loro.

            Succedeva che nel primo pomeriggio, libere dalla scuola, si recassero là dove l’acqua cristallina del ruscello scorreva rimbalzando di sasso in sasso in un eterno gioco e avvertissero quell’odore particolare di fresco, di buono che faceva dilatare loro le narici ed esclamare un “ahh” di gradevole piacere.

            Le viole erano là, timide fra quelle foglie verdi come a ripararsi dall’ultimo gelo che ancora conservava qua e là fazzoletti di neve ancora aggrappata alla terra umida. Forse era l’aria ancora fredda e pungente che esaltava quel profumo che a loro piaceva tanto.

            Sempre tenendosi per mano per non cadere in acqua, si chinavano su quei timidi ciuffetti ad osservare più da vicino la loro delicata bellezza. Una volta le avevano colte per portare a casa, ma si erano appassite, erano morte.

            Da allora avevano deciso di non coglierne mai più e di andare a trovarle ogni primavera al loro rifiorire. Non ne avrebbero mai fatte ghirlande come quelle del loro gioco.