Il canto della terra (2017)
foto di Anna Meli, Carmela De Pilla, Lucia Bettoni, Mimma Caravaggi, Patrizia Fusi





Storia a più mani scritto da (nell’ordine): Elisabetta Brunelleschi, Stefania Bonanni, Rossella Gallori, Lorenzo Salsi, Emilia Caravaggi, Patrizia Fusi, Nadia Peruzzi, M. Laura Tripodi, Sandra Conticini, Simone Bellini
Da un robusto cancello di ferro sempre spalancato iniziano i due chilometri di viale che conducono a villa Velci. La strada sterrata che da qui si dipana, sale tra terrazzamenti popolati di olivi, vigne e file ordinate di giaggioli.
Non ci sono recinti e il giardino si annunzia con il lento cedere della campagna coltivata a balzi occupati da viburno e allori, incroci segnati da cipressi, collinette con corbezzoli e conifere. Poi lecci, vetusti e ombrosi lecci che sempre più fitti si sostituiscono ai luminosi oliveti, fino a formare un suggestivo bosco che finalmente proclama l’esistenza di un giardino ampio e multiforme.
Il viale avanza in una verde galleria di rami contorti. Quando il buio del bosco sembra non finire, improvvisamente il panorama si apre sulla neoclassica facciata della villa, preceduta da un laghetto e da un prato immenso, che ad ogni primavera si riveste dei colori di margherite, ranuncoli, anemoni, giacinti. Migliaia di fiori sparsi nell’erba e chiusi da una corona di tazzette, tromboni e giunchiglie allineata sul limitare del prato.
Il viale attraversa il prato, lambisce il laghetto popolato di pesci rossi e abbellito da ninfee che creano riflessi di luce e ombra nelle acque trasparenti e alla fine approda nello spiazzo lastricato prospiciente l’ingresso tra da vasi di gerani e panchine in ferro battuto.
Il portone, sormontato da un ormai sbiadito stemma di famiglia, immette nel cortile quadrato. Da un lato lo scalone monumentale che conduce ai piani nobili, dall’altro le porte che immettono ai saloni del piano terra e, nel fondo, una vetrata lascia intravedere la zona del giardino forse più intima e particolare che si affaccia sulla sottostante vallata.
Al centro è posta una vasca con un putto alato e zampillante e cespugli di rose antiche delicatamente profumate crescono tra le siepi.
Giuseppe Brandini, trisavolo di Linetta e Giovanna, le attuali proprietarie, era un facoltoso commerciante di vini nel quartiere di Santa Croce. Nel 1860 si decise a investire l’ingente capitale, nell’acquisto di quell’ampia e antica tenuta da anni trascurata. Sotto la sua guida ritornarono a produrre i dodici poderi coltivati da altrettante famiglie di coloni, la villa riprese il suo antico splendore e il parco \giardino, invaso dai rovi e decimato da anni di tagli indiscriminati, fu completamente rifatto. Ora questa ampia architettura di verde impegna giorno e notte i pensieri e il portafoglio delle due sorelle. I giardini sono esseri fragili e bisognosi di cure. Bastano pochi mesi di incuria e la magia di un prato si può perdere in penosi rotolii di cinghiali. Un temporale più forte del solito e rami o alberi interi se possono andare. Mentre gli accumuli di fogliame non rimossi possono occludere il lento defluire delle acque dal laghetto verso i fossi che scendono nel bosco.
Per questo non possono fare a meno di un giardiniere.
Quando scelsero Beppe lo fecero perché era bravo, anche se tutti dicevano sempre che era un perdigiorno, che faceva i balocchi, invece di pensare a mettere insieme il desinare con la cena. Perdeva le giornate con il naso tra la salvia e il ramerino. Seguiva le farfalle, si perdeva tra i petali che cadevano in primavera dai peri e dai mandorli. Di zappare, non se ne parlava. Di concimare, meno che mai. Solo profumi, e fiori, e farfalle. Lo pigliavano un po’ in giro. Lo chiamavano “contadino profumato” Fu allora che cominciò a farsi chiamare “curatore di giardini”, e poi “curatore di giardini antichi”, quando cominciarono ad andare di moda le ville che si aprivano ai turisti.
Frequentava contesse e marchese, pettinava le loro siepi e colorava pomeriggi solitari di vecchie signore con sorrisi cortesi e grandi conche piene di piante fiorite. Ed anche lui faceva la sua bella figura, così alto, elegante, abbronzato e con quegli occhi di cielo. Beppe il Bello. E più passava il tempo, più diventava bello.
Se lo contendevano, le gran signore, ormai faceva da corredo nei parchi illuminati.
Si vestiva da giardiniere, di giorno, poi la sera da gentiluomo di campagna, con foularini colorati e pantaloni di fustagno. E proponeva brindisi, mentre si lanciava in dettagliate spiegazioni che raccontavano quanto sarebbero costati i restauri dei giardini delle ville che di volta in volta lo ospitavano. Caricando sempre di più la spesa, quanto più questi giardini si volevano antichi. E le contesse gradivano le cortesie e la sua presenza, ed era ricercato e pieno di lavoro.
Nessuno sapeva della sua vita privata, e l’aura di mistero a Beppe conveniva, gli consentiva di continuare a sdilinquirsi in galanteria, senza timori.
Non si seppe mai di una donna che l’aspettasse a casa.
Durante quei giorni di anticipo di primavera si pensò di organizzare una settimana di feste e balli nel giardino della Villa. Furono invitati i più noti personaggi, tra cui Giordana Stecas, una cantante triste e molto famosa, ormai sull’inizio del suo tramonto artistico.
La sua camera era piccola ma elegante, con una splendida finestra sul giardino
Appena arrivata si guardò allo specchio, decise di farlo non solo con gli occhi…..collegare cuore e cervello le era sempre più difficile….
Forse se non fosse stata sempre osannata, vezzeggiata , viziata avrebbe avuto un visione di sé più veritiera.
Alta, indubbiamente di parecchi centimetri di troppo per la sua generazione, giunonica, massiccia, con un seno prorompente, ed abilmente sorretto e corretto da tutto quello che era possibile, il pizzo nero era la sua passione e le guepierrre il suo vezzo, portava ancora il reggicalze, ignorando i collant, moderni, ma così poco sexy, le cosce ben tornite le rendevano ancora giustizia…..Per quanto ancora? I cinquanta avevano bussato alla porta da pochi mesi….impertinenti ed inopportuni.
Si avvicinò allo specchio, GIORDANA, per meglio aggiustare quella massa di riccioli color carbone, e nascondere qualche filo…bianco che spudorato sfuggiva al suo controllo ….i suoi occhi brillarono, con l’ aiuto del kajal, c’era sempre più Spagna nel suo sguardo ed anche nella sua voce….
Ooooooo……aaaaaaa……uuuuuu
Esta noce esta noce iiiiiii oooooo aaaaaa
Gli anni non avevano tolto niente al suo cantare…..al suo mostrarsi….al suo voler essere sempre in scena, anche se i partner, spesso, non erano alla sua altezza, come nella vita d’altronde…..
Infilò la morbida e lunga vestaglia di ciniglia bordeaux ….sarebbe scesa così a cena, in quella casa vetusta ed ospitale, un po’ come il suo stato d’ animo….. la cucitura delle calze nere, appariva e spariva, nel suo incidere, il reggiseno, abile argano, saliva e scendeva ad ogni suo sospiro…..
Dalla immensa finestra aperta sul parco intravide un torso nudo…..due braccia possenti……due mani forti…dimenticare ….ecco voleva dimenticare ….se parti , anche per poco qualcosa, a casa devi o vuoi dimenticare……
Scese le scale e non fu più GIORDANA…… intonò il suo canto disperato e fu TOSCA:
AMOR CHE SEPPE A TE VITA SERBARE, CI SARA GUIDA IN TERRA………..NOCCHIERE E VAGO……..A RIGUADARRRRRRRRRRR…….A SOL CADENTE NUVOLE LEGGERE……EEEEEEE
Fu nell’avvicinarsi fra loro che oltre agli occhi si mescolarono gli odori, odori non fittizi, non procurati solo da bottigliette con nomi di grandi stilisti, ma i profumi dati dalle loro pelli. Certo che c’erano su di loro anche delle fragranze agrumate o asiatiche ma chiunque “indossi” profumi comunque li mescola, li abbina al proprio di odore che si sprigiona dalla pelle. Un miscuglio individuale che esiste solo per se stessi e per chi odora; così particolare così estremamente particolare che ti da modo di capire quasi chi si ha davanti , se ti piace o ti dispiace.
Lui : ” Buongiorno !”
Lei : ” Buongiorno !”
Non si può dire che all’acchito fossero due chiacchieroni, ma non erano neppure dei timidi, eppure l’imbarazzo dell’incontro, nonostante l’età non, diciamo, a rischio di rigurgito post poppata, era evidente, pesante .
Lui : “Si passeggia?”
Lei: “Eh già …..”
Lui : “Mah … la sta più zitta d’una lapide ….” disse fra sé.
Lei : “Che occhi, assassino fra gli assassini, lo sai quante ne ha …… va be’ lasciamo perdere” rimuginava mentalmente “e che profumo di natura che ha addosso”
Lui : “Mi chiamo Beppe, son giardiniere “
Lei : “Che bel lavoro , piace alle donne …( attimo di sospensione)… fare il giardino!” disse imbarazzata dal doppio senso che ne poteva derivare.
Lui : “Piace parecchio anche a me, …..eppure mi par d’essere poco femminile…. “.
Solo in quell’istante lei si accorse che il torso di lui non era nudo, come le pareva da lontano, ma coperto da una di quelle salopette stile Far West, lanose e a coste fini, jeans sbiaditi, stivali da cavallo in pelle, poco più in là una giacca da caccia in velluto 500 righe; pensare che lo credeva nudo ….
Lei : ” Ho visto che abbracciava l’albero poc’anzi !”
Lui : ” Già … eheh non è che non avevo frenato e mi ci ero appiccicato. In realtà è un modo per sentire, in maniera empirica, se ci sono cavità nel fusto …con questo ” e le mostrò il martelletto.
Lei : “Come fanno sui muri ! Ah mi chiamo Jordana, mi scusi la mala educacion ma ero muy curiosa (col raddoppio della esse) del suo abrazo ! ” continuò dicendo “Dunque lei siente le cavità degli alberi?”
Lui : “E’ un metodo antico e pratico, non sempre preciso ma utile, oggi ci son altri sistemi più scientifici. Però , vede, per ascoltare i colpetti devi abbracciare il tronco. E’ una sensazione bellissima, almeno per me, torno ad essere un preistorico, annuso la corteccia, sento se ci sono muffe, torno indietro di millenni, perché noi umani siamo cambiati ma “loro” no , non son cambiati ” indicando l’albero con la testa.
Lei : “Se scuote di nuovo la testa con quei capelli bianchi, lunghini….. giuro che non so cosa posso fare … invece lo so, lo so !” pensò ancora Jordana.
Lui : “Tutti ogni tanto dovrebbero abbracciare un albero, averlo come amico, come appoggio, come sostegno, come polmone “.
Lei : “Madre mia questo mi manda a gambe ritte, se parla ancora gli salto addosso e chi s’è visto, s’è visto”.
Lui : “E lei? Ha mestiere? Vive di qualche lavoro o …..”
Lei : “Cantante, sono cantante lirica, affermata anche perché se non mi fossi affermata ora o farei un altro lavoro o la fame “
Lui : “Spiritosa pure oltre che belloccia ” pensò e aggiunse: “Sento dal suono della sua voce un origine non italiana …Sud America ?” le disse fermando i propri precedenti pensieri.
Lei : “Spagnola , soy de Granada ” mentendo.
Lui : “Granada , Alhambra, fantastica …. pensi, ci son stato nel millennio passato in un giorno in cui eravamo 10 persone soltanto .
Bella, mondi mescolati , dei mescolati, rispetto per l’arte degli musulmani e dei cattolici …. un po’ meno per le rispettive teste .”
Si lasciarono un po’ bruscamente, lei presa da un insolito tremore e lui ricordandosi del lavoro lasciato a mezzo sul vialetto di ontani. Fuggì quasi, Giordana, veleggiando nel parco nei suoi vestiti troppo leggeri per scomparire in una verde nuvola di bosso e Beppe raccolse con lentezza le sue cose e si avviò.
Una mattina Giordana s’incamminò lungo il parco a passo piuttosto svelto mentre il venticello mattiniero faceva svolazzare il suo bell’abito rosso spagnoleggiante intorno alle gambe snelle e ben fatte. Avvicinandosi al luogo dell’appuntamento con Beppe, pensava se si fosse vestita in modo adatto per quell’incontro, se il suo collier e gli orecchini abbinati lo avrebbero impressionato al punto tale da farle un complimento. La sera avanti si erano casualmente rincontrati nel viale dei cipressi dietro la villa e lui era stato molto affettuoso nei suoi confronti. Stamani già gli mancava molto. Questo però non era il suo unico pensiero. Era molto nervosa ed in ansia perché consapevole di non essere stata del tutto sincera con lui. Non si era sbilanciata nel raccontargli la sua vita. Si era tenuta per se la parte più importante : Denis. Realizzando al momento che stava ingannando anche il marito rimasto a casa e che probabilmente laspettava fiducioso il suo rientro. E a Beppe non gliene aveva ancora parlato: non se l’era sentita di aprirsi totalmente. La loro storia era appena iniziata e lei aveva tante preoccupazioni che le confondevano le idee. Era ospite dei suoi amici per rimettersi da un piccolo esaurimento nervoso, dovuto più alla stanchezza che altro e doveva pensare al suo rientro a casa e come affrontare Denis, pensare alla nuova tournée di concerti che il suo Manager le stava preparando e per questo non faceva che telefonare ogni giorno per sapere come stava. All’improvviso si rese conto che erano già le 7,30 e Beppe non si vedeva ancora a breve dovevano rientrare per la colazione, ma dove si era cacciato ? Questa cosa le divorava l’anima voleva parlare con Beppe, subito, raccontargli la verità anche se un pensiero le arrivò come una frecciata dentro a quel subbuglio di pensieri: ma Beppe….chi era veramente? e le aveva davvero raccontato tutto ? O anche lui aveva un segreto che non aveva rivelato?
I giorni passano lenti. Giordana e Beppe continuano a vedersi tra gli ontani, le siepi di bosso e i vecchi cipressi. Parlano senza dirsi mai la verità. Parlano del presente delle passioni ritrovate, degli alberi e della vita.
I giorni passano e Giordana comincia a pensare che niente dura in eterno. Il suo spirito si fa sempre più fragile , il corpo sembra cedere a una segreta malattia e anche la sua voce comincia a tremare. Come il suo cuore, invaso dai presentimenti.
Quella mattina tutto era come sempre. Dalle grandi vetrate della sala entrano tiepidi e dorati i raggi del sole che invadono il tavolo dove è apparecchiato per la prima colazione. Giordana è seduta e aspetta.
Dopo un lungo intervallo di pensieri e presentimenti viene a sapere dal cameriere che Beppe ha lasciato la villa la mattina presto e non ha lasciato nessun recapito.
Lei rimane di gesso. La notte intima e appassionata trascorsa insieme non ha potuto fermarlo e Giordana, come in un film rivede la giornata precedente.
In camera si sta preparando per la cena con Beppe, emozionata perché sente di essersi innamorata e non si rende conto di come sia potuto succedere.
E’ indecisa su cosa indossare, vuole essere bella, e decide per un vestito lungo nero di un tessuto avvolgente con un grande scollo che mette in mostra il suo bel corpo che l’età non ha ancora sciupato ma reso solo un po’ più florido, biancheria di pizzo nera, scarpe particolari adornate con degli stras.
La massa dei capelli corvini scendono sulle spalle morbidamente, orecchi di brillanti le illuminano il volto, è truccata con cura, sulle labbra ha messo un rossetto di una tonalità rosso intenso e alle unghie ha uno smalto dello stesso colore.
E’ molto emozionata per questo incontro, è bello Beppe con quel suo fisico massiccio, ha un aspetto virile, i capelli bianchi che dolcemente gli incorniciano il volto, gli occhi azzurri spiccano sull’abbronzatura. Giordana si è innamorata di lui ne è attratta fisicamente pur non sapendo niente della sua vita. Una tavola apparecchiata con cura, cibo gustoso, vini scelti con attenzione, le luci suffuse finché Beppe le chiede di salire in camera da lei.
Trascorrono ore d’amore appassionate e alle prime ore dell’alba Beppe rientra nella sua camera, si vedranno per la colazione, senza dare nell’occhio.
Tutto questo ora è solo un ricordo, Giordana sente lo stomaco contrarsi e l’amaro in bocca, per questo addio inatteso e per essersi illusa sui sentimenti di Beppe.
La Villa d’improvviso diventa il luogo più triste della terra. Le voci le risate, le chiacchiere diventano suoni ovattati d’oltretomba. La data del concerto si avvicina paurosamente e il cuore è secco come una fiumara nel deserto. Bisognava tornare a casa. Subito, senza voltarsi indietro, senza dare spiegazioni.
Scese dal taxi senza gioia. Salire le scale di casa lo sentì come un peso. Ad ogni gradino la fatica aumentava. Sperava che Denis non fosse in casa. Giordana aveva bisogno di tempo per mettere ordine nel suo caos interiore. Troppi pensieri l’avevano accompagnata durante tutto il viaggio. Pensieri contrastanti, alcuni addirittura spiacevoli. Si rese conto che i più spiacevoli erano proprio quelli che riguardavano la sua vita con Denis. Quello che era successo alla villa l’aveva costretta a ripensare a questo rapporto che sentiva ormai esaurito. Del resto non era mai decollato come lei avrebbe desiderato. Lo sapeva da tempo, adesso ne aveva acquistato certezza. Non voleva che accadesse, voleva avere un po’ di tempo per sé all’arrivo, e invece, se lo trovò li davanti, del tutto inatteso, freddo e scostante così come era stato nelle settimane e nei giorni precedenti alla sua partenza. A mala pena le fece un cenno con la testa, mentre non smetteva di parlare, parlare e parlare al cellulare. Argomento, quello di sempre. Accordi sottobanco, liste, uomini come comparse da spostare qui e là ,dove serviva.
Eccolo qui, si disse, prepotente ed arrogante come non mai, il gran burattinaio. Non solo nei gesti, anche nei tratti. La chioma leonina, il corpo strabordante a malapena contenuto negli abiti confezionati su misura. Lo sguardo indagatore, sempre alla ricerca delle debolezze altrui, che si faceva tagliente e denso di minacce non appena qualcuno osava contraddirlo .Mai tenero, umano né compassionevole, si disse quel giorno Giordana, pensando a come sul viso di Denis un cenno di disappunto potesse diventare velocemente, quasi in automatico, smorfia condita di crudeltà e perfidia. L’aveva ammaliata con l’aura di potere che si riusciva a percepire in ogni suo gesto, quella sera al ricevimento del grande industriale dell’auto. Denis stava in un crocchio, tutto al maschile, a dispensare ammicchi, pacche sulle spalle, battute pesanti al limite del volgare, mentre gli altri non osavano fiatare. Servili e proni, lasciavano a lui la ribalta. Se avesse voluto vedere, Giordana avrebbe visto già tutto allora. Il commediante, il sapiente affabulatore, il freddo calcolatore, l’abbindolatore seriale ,il mentitore. Quelli che stavano al suo gioco, era noto, venivano accolti a braccia aperte nel suo cerchio magico, dispensatore di favori, incarichi, prebende. Ad altri, anche per futili motivi, dispensava disprezzo e in più di un caso pure cattiverie senza uguali. Avrebbe potuto e dovuto vedere, forse aveva preferito non farlo. In fondo, anche a lei quell’uso del potere e quelle entrature erano serviti non poco per rilanciare la sua carriera. Si erano usati a vicenda, anche se a lei, in quel gioco, non poteva toccare altro che il ruolo di comparsa.
La trama vera del testo aveva girato sempre e solo attorno a Denis ,alle sue ambizioni, alla sua brama di potere e controllo su tutto e tutti. Lui sempre via per riunioni da un capo all’altro del paese a brigare e intrigare.
Mai o quasi mai con lei, se non all’inizio, quando si era incaponito di farne cosa sua. La gran cantante, bella e procace, da poter sfoggiare nei salotti e di cui potersi vantare con gli amici, come si fa per una preda ambita un po’ da tutti ma caduta ai piedi di uno solo. Lui, Denis. A casa però, sempre attaccato al maledettissimo cellulare. Non si curava di lei, cui dedicava pochi cenni e pochi discorsi. Quasi come se col tempo Giordana fosse diventata trasparente, senza gran valore come un qualsiasi soprammobile di quella casa. Anche quel giorno il “come stai” quasi di ordinanza, fu subito seguito da uno “scusa, stasera mi hanno organizzato una cena elettorale ,e domani devo partire per Milano. Dovrei rientrare tra due giorni, ma non è sicuro”.
Giordana registrò il tutto senza emozione.
Anche se immaginava che si sarebbe portato dietro la Cinzia, l’ultima di una lunga serie di amanti, non disse nulla .
Sibilò solo uno spento “va bene, fai come vuoi” e se ne andò diritta nella sua camera. Voleva pensare bene a cosa avrebbe fatto l’indomani.
Mi ricordo quando ho conosciuto Denis, …eravamo innamorati l’uno dell’altro e ci bastava stare insieme e guardarsi negli occhi… sono momenti che io non riuscirò mai a scordare. Io e lui da soli a sognare il nostro futuro fatto solo di belle cose…. nella nostra casa avevamo messo anche dei bambini…che naturalmente sarebbero stati educati da qualche baby sitter di alto livello, tanto non avremmo avuto nessun tipo di problema…. doveva essere una bella famiglia sotto tutti gli aspetti…. Però le cose non sono andate come dovevano….l’incantesimo si è rotto…..ma è forse colpa mia se non sono diventata la cantante lirica di successo come speravo…. e non sono riuscita a dargli dei figli!!!!! Giorno dopo giorno ha iniziato a odiarmi, lo percepivo, e quando lo chiedevo, mentendo, diceva che non era vero, così ci siamo allontanati sempre più fino ad arrivare a parlare di cose futili o cercando ogni scusa per vedersi il meno possibile, altrimenti per ogni sciocchezza erano discussioni… “Caro Denis, se dovessi fare un bilancio della mia vita direi che è stata un inferno accanto a te…ma non ho mai avuto il coraggio di lasciarti perché per me sei ancora importante nonostante il tuo comportamento poco trasparente....”
Basta…non voglio più pensare…ho deciso. Vado nella vecchia casetta della nonna, in riva al mare a Marciana Marina!!!! Lì ho trascorso tante estati felici fino all’adolescenza, quando arrivavo alla fine della scuola e tornavo a Firenze a fine settembre.
E’ lì che sono sbocciati i miei primi amori…. Duravano poco.. una settimana… quindici giorni… massimo un mese…e che dolore quando le mie vittime se ne andavano…alla partenza ci scrivevamo il numero di telefono, l’indirizzo con la promessa di tenersi in contatto e di rivedersi il prossimo anno, ma spesso le promesse non venivano mantenute… al massimo un biglietto di auguri per Natale e Pasqua e poi più niente…solo la speranza nell’estate futura di rivedersi….ma l’anno successivo era la solita storia…..altri amori ricominciavano… Quella casa per me è magica….e tutto parla del mio passato…chissà…
Quella di andarsene le era sembrata la decisione più giusta. Mettere le distanze, ecco. Denis l’aveva accolta con un saluto distratto e non c’era stato un gesto affettuoso, una tenerezza che avrebbe lenito la sua delusione. Dopo tutti quei giorni di lontananza avrebbe avuto bisogno di un’accoglienza diversa. Invece niente.
Ma d’altra parte era lei che aveva tradito e il senso di colpa annacquava un poco il suo rancore. Solo provava un senso di profonda solitudine e sentiva che questo sentimento doveva essere nutrito .
Adesso in quella casetta dove aveva vissuto le estati dell’infanzia avrebbe cercato in se stessa una risposta, o almeno un po’ di pace.
Un bagliore accecante la investì quando aprì la porta. Il sole, allo zenit, rifletteva i propri raggi su onde di un mare calmissimo, quasi immobile. Socchiuse gli occhi fino a che non divennero due minuscole fessure e il palcoscenico della natura trasformò l’acqua in mille scintille colorate. Inspirò profondamente e sentì il cuore saltare un battito.
Le arrivarono fluttuanti e leggeri i profumi di quella primavera, come se Eolo invece che liberare i venti avesse deciso di far uscire dall’anfora l’aroma del rosmarino e quello delle ginestre e l’odore di salmastro si fosse fuso con quello della resina del pino marittimo. Ma lei non sapeva esattamente di quale emozione si trattasse. Si rivide bambina con le orme dei suoi piedini che segnavano la sabbia bagnata mentre correva verso non si sa cosa. Poi la sua mente si spostò ai personaggi famosi delle opere che aveva interpretato e sorrise all’idea che lei aveva trasferito nella vita reale parti di quelle tragedie , le aveva rese proprie. Nella sua meravigliosa notte d’amore con Beppe era stata libera e trasgressiva come Carmen e un po’ prostituta, come Violetta. Nel suo quotidiano con Denis aveva imbrogliato ed era stata imbrogliata, come Tosca. Ma adesso i suoi abiti di scena giacevano mollemente in un angolo della sua mente mentre un altro angolo, nel posto più remoto del suo cuore, si preparava ad accogliere sensazioni di cui credeva di non riconoscere il sapore.
Si accorse improvvisamente di star bene, come se il clamore dello spettacolo si fosse di colpo acquietato e il sipario fosse sceso sulla semplicità di un giorno di sole profumato di primavera.
E si riconobbe: era Giordana
Marciana Marina. Giordana aveva bisogno di ritornare ad assaporare il profumo del passato per capire e riordinare il presente, che gli appariva confuso e nebuloso, un po’ come quella vecchia casa, chiusa ormai da troppo tempo, dove l’umidità aveva preso il sopravvento sugli stanchi muri.
Aria, aveva bisogno di aria fresca che ripulisse la casa e i suoi pensieri. Doveva aprire le finestre al prorompere del sole per scaldare la bellezza di quelle pareti , che ,affrescate come fine tappezzeria , avevano rallegrato anni indimenticabili con Denis ,pieni di un amore intenso che col matrimonio gradualmente, con lenta, costante routine si era affievolito ,sfaldandosi ,come quei muri con l’umidità e l’incuria.
Non si parlavano più ,non riuscivano più a confidarsi le gioie, i dubbi, i desideri, le paure ,i tormenti; tutto si era appiattito nell’indifferenza reciproca. Denis si era rifugiato nel lavoro che assorbiva tutto il suo tempo e il suo interesse.
Giordana doveva uscire, concedersi del tempo per passeggiare, con la mente libera dai pensieri, dai ricordi bellissimi di una volta ,tramutati adesso in dolorosi rimorsi che le trafiggevano il cuore, come le spine dei rovi cresciuti nell’incuria di quel giardino un tempo meraviglioso.
Doveva uscire e respirare il salmastro portato dai venti marini.
Aveva un assoluto bisogno di concentrarsi sul prossimo concerto per immedesimarsi sul suo personaggio “Tosca”.
I suoi gorgheggi riecheggiavano in quelle stanze insalubri e nel giardino , scaldando l’aria frizzante del mattino.
L’ incanto di quella voce veniva, di tanto in tanto, interrotto da qualche colpo di tosse che, a causa dell’ambiente umido e pieno di spifferi, si faceva sempre più insistente, fino a renderla totalmente afona .
No! Non era possibile! Non poteva ammalarsi adesso, a pochi giorni dal concerto!
Disperata, come il suo personaggio, sgomenta per questa vita che le stava negando tutto, passeggiò sconvolta fino all’antica Torre del Cotone e, come la Tosca, si buttò.
Ma il suo volo fu fermato all’ultimo istante dalle mani di Denis che le afferrarono per un braccio tenendola sospesa nel vuoto.
– Cerca un appiglio ,amore mio – disse suo marito – perché non so quanto potrò resistere ancora !-
Era tornato ! Era tornato per lei ! Questa nuova speranza le diede la forza di afferrare il primo appiglio che le capitò davanti : un solitario lembo di stoffa .
Vi si aggrappò con tutte le sue forze per cercare di salvarsi, fino a quando sentì un…”CROCK ! “
Terrorizzata alzò lo sguardo …………quello che si era spezzato non era un ramo, ma il collo di Denis, soffocato dal nodo scorsoio della cravatta alla quale si era ciecamente aggrappata.
Adesso quel corpo inerme iniziava a scivolare verso di lei trascinato dal suo peso.
La fine, era la fine !
Improvvisamente la discesa si bloccò.
Uno strattone la fece risalire di qualche centimetro.
Qualcuno stava tirando indietro il corpo di Denis fino a portarla in salvo.
Era Beppe,il giardiniere, che l’aveva presa fra le sue possenti braccia e la stava inondando di baci, corrisposti !
– Perdonami – le disse – non ti lascerò mai più ! –
Bastò uno sguardo per capirsi, non c’era nessuno intorno a loro, presero Denis per le gambe e lo scaraventarono di sotto…………e poi …..via , verso una nuova vita piena di amore e felicità !!!! –
