Un fiore, un frutto – di Gigliola Franceschini

Apro la finestra e mi accorgo che l’inverno e’ finalmente finito. Il vecchio ciliegio che fino ad ieri non dava segno di vitalita’, scuro e arrampicato con i suoi rami nudi verso il cielo, e’ esploso in una pioggia di fiori. Fiori a migliaia biancorosati, piccoli bouquet di pura gioia. Nessuno si ricorda quando sia stato piantato, noi lo vediamo li’ da sempre, quasi appoggiato all’angolo della casa, nel posto piu’ riparato dell’orto. E’ cresciuto da solo, nessuno lo ha mai potato o innestato, forse per questo I suoi frutti non sono molto dolci, mantengono un aspro sapore anche in piena maturazione. Ogni anno pensiamo che non fiorira’, che avra’ finito il suo ciclo vitale, ma lui non manca all’appuntamento con la primavera, supera i suoi anni e si ricopre di un immenso mantello di luce e di vita. Allora speriamo che non torni una gelata notturna, che non lo flagelli la grandine crudele. Quel dono di colori deve completare la sua sfera e trasformarsi in tanti frutti che coglieremo in abbondanza. Ce ne saranno per tutti, anche per i passerotti che si appollaieranno sui rami piu’ alti per fare manbassa, indisturbati. Ma in attesa che spuntino le prime piccole ciliegine ci godiamo questa festa fiorita, un invito alla speranza che si rinnova ad ogni stagione, lo stupore per tanta bellezza ci rassicura che la natura ci segue in ogni fase della vita. Fiori, fiori e poi come ultima ricompensa, i frutti.
Un albero che pare ” festa” senza tempo, generoso….
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Poetico la descrizione di questo quadro di vita.
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