Sanremo – di Rossella Gallori

Lo diceva spesso, mia madre, che la prima volta che son caduta dal seggiolone, fu durante Sanremo, se poi abbia più o meno battuto la testa, poco importa.
Una bimba scontrosa di nascita, che balla mentre Nilla Pizzi canta: lo sai che i papaveri…son alti alti…e tu sei piccolina…valeva la pena di esser fotografata, non è stato fatto e non me ne dolgo …so che ogni Sanremo era una festa, con il babbo in via Milanesi al bar, ed il sacchettino dei semi, ricordo perfino al cinema Faro una serata finale…con il vestitino buono. La mamma seduta un po’ più lontano, ci vedeva meglio, lei, con il librettino di Sorrisi e Canzoni con i testi, cantanti di cui nessuno ricorda il nome, Latilla, Gallo, Pane….Sentieri.
Ma negli occhi e nel cuore mi sono rimaste le serate dopo il 62/63….quando Lei, aveva iniziato ad essere la mamma, in una affannata voglia di prendere un posto in casa e nel mio cuore, casa, lavoro…e quelle camere affittate per bisogno, che non ci facevano guadagnar quasi nulla ma ci facevano andare avanti, l’ Idria, l’ Ivana, in casa e la Gabriella giù nel sottosuolo, gente che spariva a Natale, per tornare dopo la Befana, incasinando tutto, con le cene così tardi e così rumorose da rischiar lo sfratto, con una unica certezza che a febbraio ci sarebbe stato lui, il festival!!!!!
La televisione c’era, regalo di uno zio ricco, pareva un transatlantico… la cena tutti gli anni la stessa, braciole e patate fritte e lei, la schiacciata, alta, profumata, vanigliosa e la panna montata che straripava, non importava che fosse montata alla perfezione, bastava ci fosse.
I miei fratelli sparivano e noi “donne” appollaiate su vecchie poltrone di pelle, assistevamo alla serata finale. C’ era una regola, né ciabatte, né becchi o bigodini, nessun grembiule da cucina, Sanremo, un’ occasione, per dare un volto a voci radiofoniche, a facce da Bolero, da Intimità, facce di carta che avevano improvvisamente un corpo, una pettinatura, un abito speciale.
E Domenico Modugno, Dorelli, Mina….poi si affacciarono Battisti, Dalla, mmm questi durano poco furono i commenti….
Serate che mi sono rimaste nel cuore, come quell’ essere donne semplici, felici di cose “nazional popolari” con un dolce che non ho mai capito perché si fa solo a carnevale, con ragazze di cui non ricordo il cognome, più grandi di me con una laurea quasi in tasca….chissà dove sono, cosa fanno…ricordo Lucia, Costanza, M.Angela….si ricorderanno di noi, di quanto ridevano, con la bocca bianca di zucchero a velo, dei tacchi di mia madre, dei miei fratelli belli come il sole, che ci prendevano in giro, ma afferravano l’ultimo boccone di schiacciata tirando fuori il Vin santo dalla vetrinetta, ed aspettavano con noi il proclama ufficiale: la canzone vincitrice di Sanremo 19……. È….
La televisione veniva spenta quasi subito si è scaldata, diceva la mamma, ma la serata non finiva li, c’erano i commenti: te lo dicevo io! No lo avevo detto io! E giù risate, complice il vinello, con l’ odore addosso di fritto e vaniglia….ed un futuro in tasca che è già ieri, troppo ieri, ed una me che ha un festival nato nel suo stesso anno, che a dispetto del tempo è sempre giovane, luminoso, a volte pacchiano, banale, ma chi se ne frega….lui ha 70 anni come me, ma fa finta di non saperlo.
Abbiamo attraversato lo stesso cammino, le stesse tappe, la stessa semplicità……ecco perché ci comprendiamo!
"Mi piace""Mi piace"
I ricordi dei “nostri ” festival di Sanremo meritavano un racconto e tu Rossella lo hai fatto come meglio non so immaginare… brava… come sempre!
Grazie
"Mi piace"Piace a 1 persona
Uno squarcio di storia che racconta con semplicità e affetto la vita quotidiana di noi “quasi settantenni” così vera che quasi si tocca…grazie
"Mi piace""Mi piace"