La pagina dedicata alla trasformazione di poesie in prosa – UNO

La nostra “prima figlia di una poesia” è quella scritta da Rossella Gallori che in questo periodo sente il clima del “Giorno della Memoria” che spande il suo effetto potente su questi giorni, prima e dopo il 27 gennaio.

La poesia è infatti di Primo Levi dal titolo Shemà, una parola che in ebraico vuol dire ascolta. E’ stata pubblicata nel 1947 ma è datata 10 gennaio 1946, quindi poco meno di un anno dopo la liberazione da Auschwitz il 27 gennaio 1945.

Poesia di Primo Levi
Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

***

 Questa che segue è la trasposizione di Rossella Gallori:

Se questo è un uomo, diventa una lettera che non ho mai ricevuto, una lettera che non è mai stata scritta, sarà che questo 27 gennaio incombe, sarà che piove, sarà che non l’ ho conosciuto, sarà che morendo giovane è rimasto bello come nella foto, io non lo vedevo tanto  “ giudeo” nelle foto, era mio nonno,  so di lui quello che mi raccontava mia madre omettendo la fine, uno belloccio, piacione “lihornese” nelle barbe , ironico, permaloso, uno che aveva fatto fino alla terza elementare e da apprendista orologiaio era diventato abile venditore di stoffe….sangue mio direbbe una mia amica, un sangue che non è diventato vecchio, un gruppo sanguigno, volato chi sa dove, mescolato a quello di politici, rom, omosessuali,  in un unico ultimo respiro, nudi dentro fuori…come si dovrebbe arrivare di fronte a un Dio, senza sofferenza, non per mano maledette, non per stupro, per razza…un uomo che è diventato un numero che non conosco, poco importa era mio nonno…

“Carissima, nipotina adorata

Anche stamani ti sei alzata presto, hai dormito male lo so, deh, sono arrabbiato un po’ con la tu mamma che ti ha sempre obbligata a veder documentari, film, su di noi, ma la mi figliola grande è sempre stata dura come le pine, con contento però, che per testardaggine sia diventata mamma presto ho fatto in tempo a vedere i bimbi, se non partivo ne vedevo tre, te no, eri sulla luna…sei nata l’ anno in cui hanno capito 7 anni dopo dove ero finito.

Qui fa tanto freddo, c’ è silenzio, ogni tanto, ogni sempre,  un cane abbaia, una smitragliata  , a volte da ritmo al nulla, sono contento di sapere che la tua casa sia ben riscaldata, che tu abbia la pentola “su i foco” che tu abbia amici sinceri *cibo caldo e visi amici*

Il viaggio è stato lungo, interminabile, sono arrivato stremato, affamato *Che lotta per un pezzo di pane*  ci hanno preso in  quattro , tutti un po’ parenti, ebrei poco convinti, le camice nere un son servite…appena sceso dal treno mi Han detto che qui * si muore per un si o per un no* sai che fo appena mi tolgo un po’ di fame ed un po’ di fango, glielo dico alla  kapò, che se mi rendon gli occhiali, so far l’ orologiaio, anche se ultimamente per seguir la tu nonna vendevo cenci…

A proposito oggi ho incrociato la Miriam non la riconoscevo, m ha chiamato: sor Ugo son la Miry di Castiglioncello *considerate se questa è una donna senza capelli, senza nome, senza più forza di ricordare* ma il mio nome lo ricordava mi ha quasi sorriso, come è ridotta, certo io non mi vedo ma un posso mica esser così, deh.

Non so mica come va a finire questa storia, me lo diceva ieri il 2779, che aveva un nome, ed ora è un numero, parecchi, gli mandan nelle camere, io non ho nemmen 50 anni, posso esser ancora utile, domani cerco un capo che capisca l’ italiano, se non c’ è gente in giro, un vorrei passar da ruffiano, glielo dico: ho un rene solo, un difetto di produzione, di famiglia, non da ebreo, normalmente ne abbiam due, come tutti. Magari lavori pesanti non  ne posso fare, ma qualche cu cù ve lo posso riparare,  per un boccon di cibo in più * che lotta per un pezzo di pane*

Ecco Rossellina, ma un ti dovevan chiamar Giordana? il tu babbo lo diceva sempre: sor Ugo, se è femmina la chiamo Giordana, ma la tu mamma dura, giù maschi!

Stamani ho parlato con Diemuth, non so se ha capito, ha detto solo, ya, che non so nemmen come si scrive, sorrideva nel dirmi in un italiano brutto brutto:  troveremo una soluzione!!

Mi ha anche suggerito di lavarmi bene, nell’acqua gelida mi son sentito come *una rana d’ inverno* ho gambe e braccia così magre Rossellina, ma oggi pomeriggio dopo il pasto, che rifiuto e do a Raoul, che sta peggio di me, vado là in fondo al campo, mi metto in coda, deh, un ci vorranno mica ammazzar tutti.

Anche se stanotte ho sentito bimbi piangere poi silenzio, un silenzio che mi son tappato le orecchie, per non sentirlo, ho chiuso gli occhi, per sognà  le mi bimbe, la tu mamma è grande, ma la Franchina ha 14 anni, l’ ho nascosta bene, spero….

* vuoti gli occhi*

Sono in coda, c’ è la neve e son senza scarpe, parlan di rifar la doccia,  mi scalda un fumo denso che sa, sa, di affumicato, non è gradevole, ma qui fa meno freddo, ho salutato i compagni lì a baracca dopo a dopo a dopo, ho detto pensando a tutti voi *voi che vivete sicuri*

In fila con me donne e bimbi, comincio, un po’ troppo tardi a capire, so che tu sei, nipotina mia,  come me credi a tutto e poi ci piangi, io non piango e chi ce le ha più le lacrime. …piangere poi perché…chi muore presto vive in eterno….ciao mi spiace, te lo ridico, di non averti conosciuta, da bimba, deh dovevi esser un articolo (per i livornesi  simpatica)

Mi spoglio, respiro, e torno nel fumo ad essere un uomo, da morto abbandono il mio maledetto numero, il gas cancella i tatuaggi….Non dimenticate, vi prego non per me, non scordare uno che è stato ucciso senza un apparente motivo,  non dimenticare, tuo nonno Rosselina, non dimenticare quel che è stato, non ascoltare chi dice che non è vero, io c’ ero,  per tutti i morti di tutte le persecuzioni…ti abbraccio Ugo, nonno Ugo”

  • Vi comando queste parole, scolpitele nel vostro cuore, stando in casa andando per via…..ripetetele ai vostri figli*

PS: Dedicata a chi non è tornato, a mio nonno Ugo Cassuto   e a Primo Levi…..se questo è un uomo….

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

7 pensieri riguardo “La pagina dedicata alla trasformazione di poesie in prosa – UNO”

  1. Non esistono parole per storie indicibili ed inumane, oltre “se questo è un uomo”, oltre le tue, di parole. Dolore e strazio che non passerà mai.

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  2. “Nonna, eredità di intenti, sogni e speranze, riposo del cuore in una carezza, gioia infinita di rispecchiarmi nei tuoi occhi. Meraviglia della tua vita nella mia, e dove io cammino, ci sei anche tu. Nel mio cuore nella mia pelle”
    Rossella grande amica e poetessa. Sai ascoltarmi quando ne ho bisogno, sai consigliarmi quando non so che dire. Anche se siamo lontani i nostri cuori non si sono mai divisi. Ti voglio tanto bene grande cuore amica mia.

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