LE TENDE – di Mirella Calvelli

La stanza dello studio era esposta ad Est, per questo godeva del ponentino estivo e dell’ombra ristoratrice dopo le due del pomeriggio.
In inverno era invece tutta un’altra storia.
Se pioveva, folate di vento e acqua sbattevano violente contro le finestre “inzaccherando” i vetri, così diceva la nonna, che poi correva a lucidarli con carta di giornale, alcol e olio di gomiti.
Lo capì molti anni dopo, Agnese, il significato di olio di gomiti, a suo discapito!!
In quel periodo pensava fosse un’alchimia strana che la nonna esercitava per ottenere i risultati splendenti.
L’altro versante della casa esposto ad Ovest, godeva dei suoi bei tramonti su Firenze con luci e colori inebrianti, e di una protezione quasi soprannaturale, da vento pioggia e quant’altro.
Le tende delle studio si riempivano sempre del ponentino, nelle sere di estate, tanto da sembrare delle vele spiegate verso un orizzonte sconosciuto. Come i vetri erano trasparenti, quasi inesistenti, così le vele erano bianche di un bianco “scaciato”.
Agnese si infilava fra esse, muovendosi come un serpentello schizzato, nel tentativo di non incontrarsi mai con quella stoffa iridescente .
Era un gioco gioioso che le permetteva di trascorrere quei lunghi pomeriggi estivi senza coricarsi, come avrebbe voluto sua nonna.
Intanto la matrona russava nella stanza accanto come un contrabbasso, con pause lunghe seguite da l’intervento improvviso di un piffero sfondato.
Rideva Agnese di un bel sorriso schietto che faceva mostra dei suoi denti bianchissimi, come la tenda dello studio.
Quel gioco comprendeva un’infinità di gincane per evitare che il visino accalorato catturasse la vela come un sudario.
Contava tutte le possibilità per evitare l’incontro.
Erano belle quelle tende, quanto lavoro di ago per quel giornino perfetto in fondo alla balza. All’angolo un puntino rosso, un po’ stentato, che quando era piccola credeva fosse una macchia di sangue.
La nonna le diceva , sapessi quanto sangue ho sputato per queste tende, ma erano del mio corredo e dovevano essere perfette!!
Olio di gomiti, sputare sangue, mah era proprio strana, chissà quali altre magie conosceva!!
Quando iniziò ad andare a scuola e imparò a leggere vide che quel puntino rosso non erano che le iniziali della nonna “L.B.”
Quelle vele compresse sugli occhi l’avevano fatta sentire magica e a volte invisibile.
Filtravano la realtà dalle loro trame spesse, sfioravano il viso come una carezza graffiante, emanavano un odore di fresco e di lavanda. Avevano proprietà magiche, come colei che le aveva cucite.
Si prostravano a terra in inverno, intristite dal buio che arrivava precoce. Si ergevano erette e distanti dal pavimento di almeno tre dita l’estate, gioiose e sbarazzine.
Quando la nonna partì per il suo lungo viaggio, Agnese staccò le tende dallo studio, le fece lavare con cura e ricamare da mani esperte .
Fece mantenere giornino e piccole iniziali, ma al centro, dove il suo visino si calcava, due belle cifre grandi, sode: le sue.
Come sempre Mirella ci accompagni nelle tue fantasie bambine e ce le fai godere come te le sei gustate.
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Che belle descrizioni di una bambina che gioca col suo fantasma nella purezza di un bianco impalpabile.Bello.👏👏👏
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Tende…specchio di vita
Tende che accarezzano
Tende che hanno raccontato in modo magico, immagini .
Tende con il sorriso ricamato…
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Si vedono davanti agli occhi quelle tende che a chiamarle così sembra di sminuirle tanto sono vive e presenti e reattive all’esistenza quotidiana… Il respiro della casa le attraversa!
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