Space oddity – di Gabriella Crisafulli

I giorni erano scivolati via, tra uno stupore ed un altro, in un succedersi di eventi.
Il trauma era pari all’incredulità: pandemia e quindi confinamento.
Gli amici erano ridotti a mera voce o a file video: nel migliore dei casi a pixel che vagavano sullo schermo. Tutto intorno, in un carnevale senza fine, vagava un popolo di mascherati i cui sguardi si affacciavano spenti al di sopra della protezione.
Per fortuna la mattina, al risveglio, c’era sempre una poesia, la foto di un fiore, di un paesaggio, qualche battuta tenera, dolceamara o surreale a dare un coraggio tutto da costruire.
Intanto Radio Covid emanava bollettini che attivavano il timore e la preoccupazione di nuocere agli altri.
La vita di tutti i giorni viaggiava in un limbo di emozioni sospese tra speranze e illusioni, mentre l’incredulità e lo scoraggiamento si trasformavano in rabbia.
Quegli sguardi sperduti covavano sotto la mascherina disappunto e collera in un mondo stravolto che non aveva mai preso in considerazione la precarietà.
E così apparivano sulla scena fenomeni quali ragazzi che si davano appuntamento in punti condivisi di una città per darsele di santa ragione.
Oppure tranquilli abitanti di un quartiere di periferia che attrezzavano in modo sempre più completo il loro giardino come una palestra per pugili dove allenarsi per ore.
Ma anche folle pilotate che si divertivano a profanare le loro istituzioni incuranti delle conseguenze.
Prima eravamo che ognuno stava solo sul cuor della terra e dopo era che ognuno era ancor più solo.
Rimaneva il pensiero a sostenere esistenze precarie che puntavano a difendersi.
Rimaneva il desiderio che i più giovani non pagassero un prezzo troppo alto.
Rimaneva la speranza che il tonfo economico non avrebbe stravolto la vita dei cittadini.
Rimaneva la fiducia di sottrarsi ad un’idea fobica di alienazione.
Rimaneva l’aspettativa di comportamenti solidali.
Ma era un film mentale, robotico, asettico in cui la colonna sonora erano angoscia e depressione.
Mancavano i baci, gli abbracci, l’empatia, l’accarezzarsi, il tenersi per mano, la tenerezza.
Mancava una visione di futuro.
C’era da costruire un nuovo codice di affetti per trasmettere il tatto perduto in un profumo di calore e in un vortice di sensualità per un tam tam di rinascita erotica.


Mancano troppe cose…molte non c’erano nemmeno prima…ce ne siamo accorti quasi all’improvviso, ci è caduto addosso un macigno,molti lo hanno scansato ….altri, altri no…..
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Ben detto Gabriella:rinascita erotica…rinascita d’amore,(alla faccia degli ipocriti)che però non c’era neanche prima..per la verità,ma forse ci accorgeremo che proprio questo è sempre mancato..Speriamo….👏👏👏👍
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