Labirinto indaco – di Gabriella Crisafulli

Era davvero sorprendente: ad ogni passo incontrava quinte che si dividevano e moltiplicavano all’infinito.
Si diramavano in direzioni diverse e, a seconda delle angolazioni, riflettevano la sua figura talvolta intera, oppure dimezzata, dilatata, frantumata.
Si muoveva con cautela mentre i muri intorno si gonfiavano o alzavano impercettibilmente come cortine esposte al vento.
Era entrata lì dentro non sapeva quando, come, perché e da dove: le era chiaro che ne voleva uscire. Desiderava solo andare via da lì.
Ma gli spigoli che all’improvviso le si paravano davanti e contro ai quali andava a sbattere, rendevano il cammino a dir poco faticoso, mentre si perdeva passo dopo passo.
Allora si resettava, ricominciava da capo, si creava una procedura razionale e un ordine di sviluppo progressivo ma una volta si smarriva, un’altra si scopriva senza forze, una terza aveva la nausea e vomitava. Percepiva dentro di lei quella tenacia testarda e ossessiva come un nucleo centrale che le diceva “Basta, andiamo via!” ma non riusciva a trasformare il suo sentire in azioni.
Così, tra un ricovero ed un altro, ripartiva verso il suo scopo a tentoni.
Osservava desolata l’incredibile sequenza di insuccessi accumulati nel tempo e le veniva da piangere oppure si commiserava ma soprattutto si rassegnava.
Talvolta però si metteva a ridere sgnignazzando mentre gli specchi intorno a lei riflettevano l’immagine grottesca di una vecchia canuta, spezzettata in più parti, che le ghignavano contro riflettendosi fra loro.
Chi sa perché la sorte le aveva assegnato un destino così complicato e contorto: talvolta pensava che ne fosse quasi affezionata e se ne sentiva colpevole.
Di tanto in tanto la mattina sobbalzava al pensiero di quel che doveva fare.
Era come Prometeo, incatenato alla montagna e mentre declinava i sogni perduti come una sorta di Tavola di Mendeleev sapeva che il passato stava provando a giocarle la strada della nostalgia.
Ma non aveva voglia di farsi fiatare sul collo.
Non aveva voglia di riesumare l’incanto di amori totalizzanti.
Così si appoggiava al bordo della tazza di caffè bollente per spiccare il salto: ma non partiva.
Poi arrivò l’indaco: che colore strano!
Non lo conosceva.
Sfogliando pagina dopo pagina l’enciclopedia della sua memoria, l’indaco compariva solo a tratti.
Forse era il colore delle ortensie del giardino dove si nascondeva Leonardo da piccino.
Lo spicchio di cielo che si apriva in Val Saisera tra il mare di nuvole grigie e lo sfondo verde delle montagne.
Il lago che aveva intravisto dalla cima più alta di Andalo.
Le risaie cinesi fotografate dal drone.
Il cielo di Otranto quando spunta la luna piena dai monti dell’Albania.
Il tabernacolo di Consonno, paese diroccato, abbandonato, che la riportava sul Lago di Como.
La donna dinanzi al vento che le soffiava in faccia, mentre i pensieri le svolazzano dietro a sciame.
La vecchia che si trovava al centro di “Morte e vita” di Klimt.
No, niente di tutto questo.
L’indaco era il terzo occhio, quello che le si era aperto all’improvviso, attraverso il quale guardava con un nuovo sguardo la solitudine che si era guadagnata.
Una solitudine fatta di intimità con quella che era e ignorava di essere.
Una solitudine ricca di empatia nei confronti degli altri.
Una solitudine in compagnia di chi era lontano ma la pensava.
Una solitudine affollata di strade diverse.
Una solitudine per tornare a sé stessi.
Una solitudine per staccarsi e volare.
Una solitudine in un concerto di parole.
Doveva separarsi da persone e cose per partire.
L’indaco era un chakra di energia.
“Il cielo di Otranto quando spunta la luna piena dai monti dell’Albania”…..e appaiono improvvisi anni lontani, impastati di felicità e di rimpianto, mentre quella luna bianca, grassa, esce dall’indaco a illuminare anche noi di possibile. E così le ortensie…piene di gioia e il cielo delle valli…..mentre “i pensieri svolazzano dietro a sciami”…..Non solo bello Gabriella, ma anche ricco di fascino!
"Mi piace""Mi piace"
Immagini affascinanti anche se ancora intrise di dolore,ma con una sfumatura di leggera autoironia.Davvero bello,Gabriella!!😀💪😎
"Mi piace""Mi piace"
Pieno di parole belle, che fanno bene, evocando mari, tramonti, terre lontane, magie. Il prezzo come sempre, della scoperta delle pietre preziose nascoste dentro, è la ferita delk’estrazione, che si sente. Ma è quel prezzo, che vale il sentimento che suscita.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Le tue parole sono davvero come un drone che svolazza e raccoglie immagini, sensazioni e colori. Tutto intriso dalla tua malinconia e solitudine. Periodi brevi, da sceneggiatrice, ma non meni intensi nella loro “brevità”. Grazie
"Mi piace""Mi piace"
Gabriella credo di non aver parole per dirti quanto mi hai emozionata. Credo che prenderò spunto per scrivere qualcosa anch’io. Non ci ero ancora riuscita, grazie.
"Mi piace""Mi piace"
Bellissime suggestioni in questo percorso di vita contrastato che trova ristoro in un mare di indaco!
"Mi piace""Mi piace"